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Permessi non retribuiti: quanti giorni spettano e quando richiederli

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6 minuti di lettura
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Cosa sono i permessi non retribuiti? Quali sono le informazioni più importanti per le aziende?  

La legge italiana permette al dipendente di assentarsi dal lavoro per un periodo di tempo limitato attraverso l’uso dei permessi di lavoro. Alcuni di questi permessi non danno diritto al lavoratore di percepire alcuna retribuzione, ma comunque di essere adibito alle medesime mansioni una volta rientrato al lavoro.

In generale, rientrano tra i permessi non retribuiti buona parte delle richieste inerenti ai motivi personali.

In questo articolo, scopriamo insieme cosa sono i permessi non retribuiti, come funzionano, se possono essere negati e quali le informazioni principali da tenere a mente su questo tipo di congedo lavorativo.


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Che cosa sono i permessi non retribuiti?

I permessi non retribuiti, come suggerisce il termine, sono un periodo di tempo in cui il dipendente non si reca al lavoro e durante il quale non percepisce lo stipendio. 

I permessi non retribuiti diventano aspettative quando l’assenza si protrae nel tempo.

Secondo quanto riportato dalla legge 8 marzo 2000, n. 53, ogni lavoratore, sia impiegato nel pubblico che nel privato, ha facoltà di assentarsi dal lavoro per gravi motivi familiari.

La norma, quindi, ruota intorno alla motivazione dei gravi motivi, come elemento basilare e necessario per richiedere il permesso. 

Ma come vedremo, possono essere anche altri i motivi previsti dalla legge che consentono ugualmente al lavoratore di assentarsi dal lavoro senza perdere il posto.

La legge assicura fino a tre giorni annui e retribuiti in caso di decesso o grave malattia del coniuge, o di un parente stretto. 

Il lavoratore però, può comunque chiedere altri giorni di congedo, i quali, salvo diverse disposizioni contenute nel CCNL, non sono retribuiti.

Come datore di lavoro, in ogni caso, dovrai essere avvisato. Hai facoltà di rifiutare la richiesta quando:

  • il rapporto di lavoro è breve
  • il lavoratore è stato chiamato per sostituire un altro lavoratore in congedo.

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Quando si possono richiedere i permessi non retribuiti

I permessi non retribuiti, è bene specificare, prendono il nome di congedo quando il periodo di assenza del lavoratore è limitato nel tempo. Ad esempio, per frequentare un corso di formazione. 

Diversamente, quando la richiesta di permesso ha una lunga durata diventa una vera e propria aspettativa sul lavoro

Puoi quindi trovarti a dover gestire diverse situazioni. Un lavoratore può chiedere uno o due giorni in più di permesso non retribuito per motivi familiari, come anche, optare per un periodo di aspettativa lungo, che può durare fino a due anni.

Chiaramente, in questo secondo caso dovrai intervenire, trovando un sostituto o comunque riorganizzando il lavoro al fine di sopperire all’assenza.

Il permesso non retribuito, come anticipato, può essere richiesto dal lavoratore per motivi personali.

Il diritto alle ferie e ai permessi è sancito dalla legge. Sono diverse le motivazioni che possono spingere un dipendente ad assentarsi dal lavoro, anche per lunghi periodi, ad esempio in caso di:

  • Decesso di un familiare
  • Necessità di prendersi cura di un familiare
  • Disagi personali (separazione o divorzio).

La legge inoltre prevede altri casi in cui è possibile richiedere un permesso non retribuito:

Per attività sindacale

I lavoratori impegnati in attività di rappresentanza sindacale usufruiscono sia di permessi retribuiti per alcune attività e garantiti dallo Statuto dei Lavoratori, sia, in generale, possono usufruire fino a otto giorni di permesso non retribuiti durante l’anno per partecipare ad attività di formazione sindacale.

Per studio

Una tipologia di permesso non retribuito, si verifica quando il lavoratore invia una richiesta di aspettativa per completare un percorso di studi (differente dal diritto 150 ore allo studio che invece è un permesso retribuito):

  • Finire la scuola dell’obbligo
  • Conseguire il diploma
  • Conseguire una laurea
  • Altre attività formative.

In questo caso, dovrai verificare quanto previsto nel contratto di lavoro, il quale a sua volta tiene conto delle norme vigenti e relative al diritto allo studio.

👉 Leggi anche l’articolo “Permessi studio 150 ore: la documentazione da richiedere al dipendente”.

Per cariche elettive

È diritto di un lavoratore chiedere un permesso non retribuito nel caso in cui sia eletto alle elezioni comunali, regionali, nazionali o europee. In caso di elezioni comunali, il lavoratore può altresì richiedere alcuni permessi retribuiti.

Il congedo, in ogni caso, ha una durata pari al mandato. Al termine dell’incarico, dovrai garantire al lavoratore il posto di lavoro.  

Il permesso non retribuito anche in questo caso non permette al lavoratore di maturare ferie, TFR o altri giorni di permesso.

👉 Leggi anche “Aspettativa sul lavoro: non retribuita o meno e cosa implica per le aziende”.

👉 Oppure questo approfondimento sulle ferie maturate dai dipendenti.

In qualità di Consigliere di Parità

Infine, coloro che in azienda ricoprono il ruolo di Consigliere di Parità hanno diritto sia a giorni di permesso retribuiti, sia non retribuiti. 

Questi ultimi, previa comunicazione, possono essere richiesti per corsi di formazione e di studio.

Per tossicodipendenza

I soli lavoratori a tempo indeterminato hanno facoltà di chiedere un periodo di aspettativa non retribuita per tossicodipendenza. 

La richiesta implica che il dipendente partecipi a programmi riabilitativi fino a completa guarigione.

Il permesso in questo caso è più lungo e può arrivare fino a tre anni.

Quale modulo di richiesta per i permessi non retribuiti?

Indipendentemente dalla motivazione, il dipendente è tenuto ad avvisare della propria intenzione di richiedere un permesso non retribuito.

In caso di gravi problemi famigliari, dovrai richiedere la documentazione attestante il problema unita a una dichiarazione dell’interessato.

Talvolta, e quando richiesto dalle circostanze, potrebbe essere necessario allegare alla richiesta anche la documentazione preparata da un medico.

Il lavoratore è tenuto a compilare un modulo inserendo informazioni quali:

  • Dati anagrafici
  • N° giorni di permesso
  • Periodo
  • Motivazione
  • Data
  • Firma.

Il modulo può essere preparato in formato cartaceo oppure elettronico. Generalmente, è buona prassi inviare la richiesta con almeno tre giorni d’anticipo, tuttavia in caso di eventi imprevedibili, il modulo può essere inviato anche il giorno stesso.

I permessi non goduti sono retribuiti?

Sussiste una netta distinzione tra permessi retribuiti e permessi non retribuiti

I primi, qualora non goduti e sempre verificando quanto contenuto nel CCNL, generalmente devono essere fruiti nell’anno corrente o al più entro la fine del secondo trimestre dell’anno successivo. 

Qualora non dovessero comunque essere spesi, il lavoratore ha diritto a ricevere un compenso (indennità sostitutiva). L’indennità dev’essere corrisposta anche qualora il contratto di lavoro dovesse cessare.

Ovviamente ben diverso è il discorso per quanto concerne i permessi non retribuiti. 

I quali, anche se non fruiti, non comportano alcuna indennità per il lavoratore.

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Permessi non retribuiti e trattenute

Quando un lavoratore fruisce di un permesso non retribuito, dovrai operarti affinché sulla busta paga si realizzi la cosiddetta “Trattenuta per mancanza di prestazione”. 

Anche in questo caso le condizioni specifiche sono riportate nel CCNL, tuttavia il riferimento da tener presente è al principio della corrispettività delle prestazioni.

In altri termini, sei autorizzato a trattenere parte dello stipendio del lavoratore, pari al numero di ore o di giorni non lavorati.

Il calcolo è meno semplice di quanto possa sembrare, poiché, nel computo bisogna altresì considerare la parte di compenso che concorre alla quota di TFR, degli accantonamenti e della tredicesima. 

Inoltre, dovrai ricordarti che durante il permesso non retribuito il lavoratore non matura giorni di ferie.

👉 Scopri come leggere la busta paga al meglio qui.

👉 Oppure leggi l’articolo su come calcolare quanti giorni di ferie si maturano in un mese.

Permessi non retribuiti imposti dal datore di lavoro

Come avrai intuito leggendo l’approfondimento finora, la facoltà di richiedere un permesso non retribuito, sia questo di poche ore, o esteso nel tempo, rientra tra i diritti esercitabili dal lavoratore.

Né la legge, né i CCNL, contengono indicazioni riguardo la possibilità di imporre un permesso non retribuito ai propri lavoratori. 

Pertanto, al contrario di quanto avviene per le ferie, le quali in taluni casi possono essere “forzate”, come datore di lavoro non puoi costringere un dipendente a usufruire dei permessi non retribuiti.  

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Gestione dei permessi retribuiti e non, dei congedi, delle aspettative e delle ferie

La gestione delle ore lavorate dei propri dipendenti può essere molto complessa. 

In questo articolo abbiamo evidenziato solo i casi in cui un lavoratore può richiedere un permesso non retribuito, evidenziando alcune conseguenze sul TFR e sulla tredicesima.

Per poter gestire al meglio tutti gli aspetti, bisogna anche considerare il lungo elenco di permessi retribuiti, tra cui:  

E non è tutto, alcuni permessi sono retribuiti dall’azienda, altri sono in parte o totalmente a carico dell’INPS.

I permessi non retribuiti, inoltre, modificano i giorni di ferie che un dipendente matura durante l’anno, un aspetto da non sottovalutare e che rende complesso creare un piano ferie e di conseguenza organizzare al meglio la chiusura aziendale.

La gestione di questi processi, fortunatamente, può essere automatizzata grazie all’utilizzo di un software HR per la gestione di ferie e permessi con il quale gestire in modo facile e veloce assenze, permessi, congedi e aspettative.

👉 Sai cosa sono i permessi ROL? Te lo spieghiamo in questo articolo.

👉 Leggi anche “Chiusura aziendale: come gestirla per le ferie, prepararla e comunicarla”.

👉 Se invece vuoi sapere di più sul funzionamento del congedo maternità leggi questo articolo.

👉 Oppure qui ti spieghiamo tutti i dettagli della Legge 104.

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Nata a Firenze e laureata in Scienze Politiche (in particolare Comunicazione e Giornalismo) all’Università di Firenze. In Italia ha lavorato come giornalista ed ha collaborato con diversi siti web dedicati al mondo dell’attualità. Adesso vive a Barcellona ed è Content Marketing Specialist in Factorial e si occupa della creazione dei contenuti del mercato italiano. Il suo obiettivo è dare supporto, ispirazione e strumenti per far conoscere il mondo delle Risorse Umane e far crescere la community HR. Ama l’avventura, la natura, viaggiare e giocare a pallavolo.

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