In cosa consiste e come funziona il congedo matrimoniale (o ferie matrimoniali)? La legge 76/2016 regolamenta le unioni civili, riconoscendo ai dipendenti il diritto di astenersi dal lavoro per un massimo di 15 giorni retribuiti.
Oltre a questa regola generale è bene chiarire ogni aspetto: quali sono la tipologia di lavoratori che possono usufruire del congedo, come funziona il preavviso, chi paga la retribuzione.
Per aiutarti con tutti questi dubbi, chiariamo i punti fondamentali che si devono prendere in considerazione quando si fa richiesta di un congedo matrimoniale in un’azienda e come si può gestire al meglio.
- Cos’è il congedo matrimoniale
- A chi spetta il congedo matrimoniale
- Da quando parte ed entro quando usufruire del congedo matrimoniale?
- Chi paga e come viene retribuito il congedo matrimoniale
- La richiesta di congedo matrimoniale
- Congedo matrimoniale: scenari particolari
- Gestisci il congedo matrimoniale con Factorial
- Domande frequenti riguardo il congedo matrimoniale
- Digitalizza la gestione dei congedi dei tuoi dipendenti con Factorial 🏖️
Cos’è il congedo matrimoniale
Il congedo matrimoniale è un diritto di cui possono godere tutti i lavoratori, volto a consentire alle persone che si sposano di godere della tanto desiderata “luna di miele” o comunque di prendersi qualche giorno di riposo. È stato previsto per la prima volta dal Regio Decreto Legge n. 1334 del 1937 ed è un periodo retribuito, con astensione dal lavoro, della durata di 15 giorni.
Qualsiasi tipo di unione civile dà diritto al lavoratore di fruire del congedo.
Per ottenere il congedo matrimoniale è necessario presentare domanda almeno 6 giorni prima della cerimonia, salvo casi eccezionali. Infine, bisogna ricordare che al rientro dal viaggio di nozze o comunque dopo aver fruito del periodo di congedo, bisogna provvedere a consegnare al datore di lavoro il certificato di matrimonio entro 60 giorni dalla data di matrimonio.
A chi spetta il congedo matrimoniale
Il congedo matrimoniale oggi spetta a tutte le principali categorie di lavoratori subordinati inclusi i:
- Lavoratori a tempo determinato
- Lavoratori a domicilio
- Gli apprendisti
Pertanto dovrai garantire i medesimi giorni sia ai lavoratori con contratto a tempo determinato sia indeterminato, anche part-time. Gli unici lavoratori esclusi sono coloro in prova.
Inoltre è bene specificare che, durante il corso della carriera lavorativa, può succedere che un lavoratore si sposi più volte. Ad esempio, in caso di divorzio o morte del coniuge, è diritto del lavoratore comunque fruire del congedo matrimoniale qualora ovviamente abbia deciso di sposarsi nuovamente.
Chi può richiedere il congedo matrimoniale?
Come abbiamo detto, il diritto al congedo matrimoniale spetta ad entrambi i futuri coniugi che ne fanno richiesta, se sono entrambi lavoratori dipendenti.
Il congedo matrimoniale è previsto anche per i lavoratori a tempo determinato e tutti coloro che si sposano per la seconda volta, purché vedovi o divorziati. Ciò che conta è che il matrimonio venga effettuato con la cerimonia civile.
Il diritto al congedo matrimoniale recentemente, con l’entrata in vigore della Legge Cirinnà, è stato esteso anche alle coppie omosessuali che possono richiedere il permesso matrimoniale dopo essersi unite civilmente.
Invece, questi sono i casi in cui i lavoratori non possono beneficiare del congedo matrimoniale:
- Se il lavoratore è stato assunto da meno di una settimana.
- Nel caso in cui il lavoratore è ancora in periodo di prova.
- Se il matrimonio è solo religioso, senza validità civile (deve essere un matrimonio civile, un’unione civile o un matrimonio concordatario).
- Non si ha la residenza in Italia (i lavoratori extracomunitari devono risultare regolarmente residenti in Italia da prima del matrimonio).
Congedo matrimoniale da quando parte?
Il congedo non è detto coincida con il periodo delle nozze ma è facoltà del lavoratore decidere quando usufruire dei 15 giorni consecutivi di calendario di permesso di congedo matrimoniale.
In linea generale e come previsto in diversi CCNL, il congedo matrimoniale può essere richiesto e usufruito a partire dai tre giorni antecedenti alle nozze.
Tieni presente inoltre che il periodo non può essere frazionato e che dovrai conteggiare 15 giorni effettivi includendo, ad esempio, le festività e tutti i giorni non lavorativi che ricadono nel periodo di tempo concesso.
Tuttavia, i vari contratti nazionali del lavoro, in base alle diverse qualifiche e al settore produttivo di appartenenza, possono prevedere una durata diversa.
Entro quando è possibile usufruirne (o ferie matrimoniali)?
La legge stabilisce che i giorni delle vacanze di nozze devono essere goduti subito dopo la cerimonia (o quanto meno in un tempo ravvicinato), in quanto è inteso che sono per la luna di miele.
Ad esempio, se ci si sposa di sabato, il congedo dovrà essere richiesto a partire dal lunedì successivo. Ora possiamo quindi rispondere alla domanda “congedo matrimoniale entro quando”: in generale, deve essere concesso entro i 30 giorni successivi al matrimonio.
Tuttavia, se si preferisce lasciarlo per un periodo successivo o se per motivi legati all’attività aziendale non sia possibile fruirne nei giorni immediatamente successivi alla cerimonia, è necessario negoziare con l’azienda e, se autorizzati, rimandarlo. Questo è dovuto al fatto che questo tema ha fatto sorgere diverse dispute, costringendo la Cassazione a intervenire.
Con una sentenza del 2012, infatti, ha stabilito che la decorrenza del congedo matrimoniale può essere posticipata, ma questa deve essere giustificata. In ogni caso, per le ferie matrimoniali e i permessi posticipati è sempre meglio prendere accordi con l’azienda.
Chi paga il congedo matrimoniale
Per quanto riguarda la retribuzione del congedo matrimoniale il datore di lavoro non dovrà retribuire tutti i 15 giorni previsti ma solo una parte.
L’INPS infatti, in linea generale, copre 7 giorni mediante il cosiddetto assegno per congedo matrimoniale. Per usufruire dell’assegno tuttavia:
- Il rapporto di lavoro deve sussistere da almeno una settimana
- Il congedo deve essere richiesto entro 30 giorni dal matrimonio (o dall’unione civile).
Inoltre, il datore di lavoro non potrà godere dell’aiuto economico da parte dell’INPS qualora la sua attività operi in settori quali:
- Commercio
- Credito
- Assicurazioni
In questi casi la retribuzione è interamente a suo carico. A ogni modo dovrà chiedere ai suoi lavoratori il certificato di matrimonio, indispensabile per poter accedere alla misura INPS.
Durante il periodo matrimoniale il dipendente matura:
- Ferie
- Anzianità
- Permessi
- Tredicesima
- TFR
Come viene retribuito il congedo matrimoniale?
Essendo il congedo matrimoniale un’assenza giustificata, generalmente, questo periodo è interamente retribuito. Tra impiegati e operai il trattamento è diverso:
- Impiegati: durante il congedo matrimoniale l’impiegato è considerato ad ogni effetto in attività di servizio e ha diritto alla normale retribuzione. L’onere del pagamento del congedo matrimoniale è a carico del datore di lavoro.
- Operai: per gli operai delle aziende industriali, artigiane e cooperative viene corrisposto un assegno a carico della Cassa unica per gli assegni familiari dell’Inps, a condizione che il congedo venga effettivamente fruito. Tale assegno prende il nome di assegno per congedo matrimoniale e, in caso di diritto, se ne può fare richiesta. L’assegno viene conteggiato ai fini del calcolo del TFR e, inoltre, la retribuzione ricevuta durante il congedo è utile per la maturazione delle ferie e della tredicesima.
Oltre agli operai, l’assegno per congedo matrimoniale dell’Inps spetta anche:
- Agli apprendisti, ai lavoratori a domicilio e ai marittimi di bassa forza dipendenti da aziende industriali, artigiane, cooperative.
- Ai lavoratori disoccupati che siano in grado di dimostrare che nei 90 giorni precedenti il matrimonio hanno lavorato per almeno 15 giorni.
- Ai lavoratori non in servizio a causa di malattia, sospensione dal lavoro, richiamo alle armi ecc.
Questi giorni di permesso e congedo matrimoniale sono retribuiti anche nel caso si perdesse il lavoro, proprio come accade durante il periodo delle vacanze, come sancito dal diritto alle ferie.
Ricordiamo che non si ha diritto all’assegno quando si contrae il solo matrimonio religioso. Mentre si può aver diritto a successivi assegni solo se vedovi o divorziati.
La richiesta di congedo matrimoniale
La richiesta di congedo matrimoniale va presentata dai lavoratori alle risorse umane con un congruo anticipo. La legge informa che il dipendente deve rispettare un minimo di preavviso, avendo cura di avvisare almeno sei giorni prima delle nozze.
Nella pratica, però, il lavoratore avvisa ben prima dei sei giorni previsti, sia per non rischiare una richiesta dell’azienda di posticipare il congedo sia per non arrecare problemi organizzativi all’azienda.
La norma generale è che, il datore di lavoro non può negare il congedo ai suoi dipendenti, tuttavia, a fronte di reali esigenze produttive, può posticiparlo fino a 30 giorni successivi alle nozze.
Quest’ultima facoltà è valida solo nel caso in cui abbia deciso di avvalersi della prestazione dell’INPS. Qualora invece l’intera retribuzione del congedo è a suo carico allora può accordarsi liberamente con il lavoratore e, nel caso, spostare il congedo anche oltre i 30 giorni dalla data del matrimonio.
Congedo matrimoniale: scenari particolari
Finora abbiamo visto come funziona in generale questo tipo di congedo. Non mancano ovviamente eccezioni alla regola e situazioni particolari da considerare che potrebbero causare più di un dubbio. Andiamo a vedere le più importanti.
Contratti a progetto o di collaborazione
Per i lavoratori con contratti a progetto o di collaborazione, il datore di lavoro non dovrà retribuire il periodo di congedo matrimoniale.
Prassi vuole che il datore conceda i giorni di permesso per le nozze ma, poiché queste collaborazioni si attivano solo i casi particolari, nessuna norma obbliga a retribuire i 15 giorni di congedo previsto.
Ferie e permessi
Un lavoratore può chiedere di estendere i giorni di congedo matrimoniale usufruendo delle ferie maturate e non godute. In tema di ferie e permessi vale sempre la norma generale: ferie e permessi sono un diritto irrinunciabile.
Ciò vuol dire che un dipendente ha la possibilità di concedersi un periodo più lungo per godersi il matrimonio integrandolo con le ferie. È buona prassi, tuttavia, raggiungere un accordo con il lavoratore, scegliendo con attenzione il periodo, evitando così che l’assenza prolungata possa arrecare un danno all’azienda.
Cassa integrazione
Nel caso in cui l’azienda abbia alcuni lavoratori in cassa integrazione, questi hanno comunque diritto a presentare la richiesta di congedo matrimoniale.
A chiarirlo è la circolare n.248/92 dell’INPS. Il lavoratore beneficia della normale retribuzione durante il periodo di congedo matrimoniale. Il presupposto è che le necessità aziendali non possono prevalere sui diritti del lavoratore.
Malattia
Per quanto sfortunato come evento, può anche succedere che un lavoratore si ammali proprio durante il periodo di licenza matrimoniale. Quando si verifica questo scenario, consigliamo di verificare quanto riportato nel CCNL di riferimento poiché le condizioni potrebbero essere diverse.
In linea generale non è possibile sospendere il congedo per malattia né tanto meno sei tenuto a retribuire i giorni non goduti di licenza matrimoniale per malattia. Qualora una parte della retribuzione sia a carico dell’INPS, anche in questo caso, l’ente non riconosce la malattia ma solo il congedo, in quanto l’importo erogato al lavoratore in congedo matrimoniale è superiore rispetto a quanto previsto per la malattia.
Maternità
È abbastanza frequente che una lavoratrice si sposi durante il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro per maternità.
È sempre la circolare INPS 248 del 1992 a chiarire che l’assegno per il congedo matrimoniale non è cumulabile con l’assegno per la maternità.
Durante i 15 giorni di congedo richiesti però il datore di lavoro dovrà corrispondere la retribuzione prevista per il matrimonio e non per la maternità. La prima infatti, essendo d’importo superiore, prevale sull’indennità prevista per la maternità.
Matrimonio all’estero
Un altro caso particolare si verifica quando il dipendente decide di contrarre il matrimonio all’estero.
Il lavoratore può sposarsi dove desidera ma per beneficiare del congedo retribuito non solo deve presentare tutta la documentazione attestante l’avvenuto matrimonio, ma deve anche: avere la residenza e lo stato di coniugato riconosciuto in Italia.
Infortunio
Infine, l’unico caso in cui è prevista la cumulabilità tra gli assegni si verifica in caso di infortunio sul lavoro.
Il lavoratore che quindi sta già ricevendo l’indennità dall’INAIL nel caso presentasse richiesta di congedo matrimoniale riceverà una doppia retribuzione (infortunio + permesso retribuito). Chiaramente l’importo spettante non può superare la retribuzione percepita normalmente.
Gestisci il congedo matrimoniale con Factorial
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Il congedo matrimoniale non dovrà più essere richiesto tramite moduli, e-mail o a voce ma tramite una semplice app utilizzabile sia da computer che da cellulare. In questo modo usufruirai di queste funzionalità:
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- Creare e condividere le politiche dei permessi aziendali
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Domande frequenti riguardo il congedo matrimoniale
Da quando partono i 15 giorni di congedo matrimoniale?
In linea generale e come previsto in diversi CCNL, il congedo matrimoniale può essere richiesto e usufruito a partire dai tre giorni antecedenti alle nozze. Il periodo non può essere frazionato.
Come si calcolano i 15 giorni di congedo matrimoniale?
Nei 15 giorni di congedo matrimoniale sono inclusi anche i giorni festivi e tutti i giorni non lavorativi che ricadono nel periodo di tempo concesso.
Quanti giorni per il congedo matrimoniale?
Il congedo matrimoniale è un periodo della durata di 15 giorni consecutivi di calendario.
Come si prende il congedo matrimoniale?
La richiesta di congedo matrimoniale va presentata dai tuoi lavoratori alle risorse umane con anticipo.
La legge informa che il dipendente deve rispettare un minimo di preavviso, avendo cura di avvisare almeno sei giorni prima delle nozze. Nella pratica, in circostanze normali, il lavoratore avvisa ben prima dei sei giorni previsti.