Mai sentito parlare del risk management? Credi di avere tutti gli strumenti necessari a identificare, valutare e controllare tutti i fattori di rischio, interni ed esterni, alla tua azienda?
Come manager o responsabile HR sai benissimo che la tua organizzazione è costantemente esposta a imprevisti e problemi di vario tipo: finanziari, legali, di sicurezza sul lavoro, spesso causati da una non corretta gestione strategica.
Saper prevedere e affrontarli prontamente, significa limitarne gli effetti negativi, facilitando il raggiungimento degli obiettivi aziendali.
In questa breve guida al risk management affronteremo tutti i concetti chiave sul tema, partendo dalla definizione di risk management, fino a vedere alcuni esempi e tutti i vantaggi derivanti dall’elaborazione di un piano di gestione dei rischi.
Sommario
Cos’è il risk management?
Seguendo la definizione riportata dall’ISO (International Organization for Standardization) la gestione del rischio o risk management (RM) è un processo fondamentale per tutte le organizzazioni. Coinvolge direttamente la governance e la leadership.
Ogni attività che in modo diretto o indiretto coinvolge l’azienda presenta fattori di rischio, i quali possono essere causa di minacce ma anche opportunità. Il risk management, in poche parole, può essere definito come: l’insieme delle attività necessarie per controllare e dirigere l’azienda tenendo conto di tutti i fattori di rischio.
Risk management aziendale: fattori chiave
Per elaborare un corretto piano di gestione del rischio, è bene conoscere tutte le componenti chiave che lo determinano. Gli aspetti su cui soffermarsi sono:
Rischio
Per rischio aziendale si intendono tutti gli eventi imprevisti. Il rischio non è da intendersi come negativo in sé. Può infatti anche portare a nuove opportunità.
Gestione
Una volta valutati i rischi, questi vanno effettivamente gestiti, diretti e controllati, tenendo presente i vari soggetti (stakeholder) che possono causarli, influenzarli o aiutare a evitarli.
Probabilità e conseguenze
Come manager o titolare d’impresa sei chiamato in primo luogo a distinguere i rischi reali da quelli potenziali, oltre che valutare tutte le possibili conseguenze.
I concetti di probabilità e conseguenza sono centrali nei processi di risk management. Una volta individuati gli eventi, dovrai essere in grado di comprendere quali conseguenze potrebbero colpire la tua attività, senza tralasciare una stima di quali sono le probabilità che i vari eventi individuati possano effettivamente verificarsi.
Controllo
E infine abbiamo il controllo. L’obiettivo ultimo dovrebbe essere riuscire a mantenere pieno controllo della situazione, elaborando e mettendo in pratica politiche volte a proteggere l’organizzazione.
Come vedremo in dettaglio nei prossimi paragrafi, la fase di controllo comunemente si avvale di indicatori noti come KPI aziendali (legati alla prestazione) e KRI (legati al rischio).
Un perfetto controllo della situazione permette un rapido intervento in caso di necessità. In altri termini, è necessaria una gestione consapevole del rischio, la quale permette di anticipare, di riconoscere e di adattarsi rapidamente agli eventi.
Come fare il risk management: quali sono le fasi e i processi
Un processo di valutazione del rischio permette alla tua attività di identificare e di prepararsi a ogni evento imprevisto, evitando così di essere colti di sorpresa.
Il risk management dovrebbe essere una guida da consultare e aggiornare periodicamente. In particolare può rivelarsi estremamente utile prima di aprire una nuova società e ogni qual volta introduci in azienda nuovi processi o attività.
L’analisi dei rischi permette di:
- Individuare le possibili criticità
- Tutelare la sicurezza dei lavoratori
- Rispettare i requisiti legali
- Avere una panoramica dei costi per la gestione del rischio
- Misurare i ritorni sull’investimento.
Ma quali sono le fasi, come effettivamente elaborare un risk management?
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1. Identifica i rischi e i pericoli
Il primo passo consiste nell’identificare i rischi e i pericoli. Questo processo lo puoi svolgere in autonomia, oppure affidarlo a figure specializzate: il Risk Manager o il Chief Risk Officer (CRO).
Come ben sai, numerosi rischi e imprevisti possono verificarsi in azienda.
- Infortuni sul posto di lavoro
- Scioperi e assenze ingiustificate del personale
- Attacchi ai sistemi informatici
- Rischi chimici, biologici
- Difficoltà nel reperire materie prime
- Interruzioni nella filiera
- Eventi naturali
- Problemi di burnout, stress da lavoro, turnover del personale.
I rischi, gli imprevisti e i pericoli possono essere molteplici. Possono riguardare i lavoratori, la filiera produttiva, le reti informatiche, come anche essere di natura esogena (terremoti, inondazioni).
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2. Determina le attività e i soggetti coinvolti
Ora dovresti identificare le attività e quali soggetti possono essere coinvolti da uno o più degli eventi elencati.
I rischi riguardano la salute e la sicurezza del personale? Il pericolo è ritrovarsi senza materie prime? I macchinari sono obsoleti? I sistemi informatici sono sicuri? Queste sono solo alcune delle domande a cui dovrai dare risposta per elaborare un piano di risk management.
3. Poni rimedio
A questo punto dovresti aver ben chiaro tutti i pericoli, i fattori di rischio e gli imprevisti che possono causare problemi alla tua organizzazione. Non resta che attribuire a ogni fattore la probabilità che si verifichi.
Più le probabilità sono alte più dovrai agire in fretta. Ad esempio, se hai rilevato un personale poco soddisfatto, puoi pensare di cambiare le politiche di welfare aziendale, se il problema riguarda l’approvvigionamento potresti pensare di rivolgerti a nuovi fornitori.
4. Controlla e aggiorna il piano
Infine, un piano di risk management, una volta elaborato, va periodicamente controllato e aggiornato. In altri termini si tratta di verificare se tutto procede come previsto. In questa fase puoi avvalerti di indicatori quali: i KPI (di prestazione) e i KRI (di rischio).
Può succedere che si presentino nuove criticità non considerate in passato. Pensa alle difficoltà avute da molte aziende nell’organizzare il lavoro da remoto o in generale a tutti i problemi emersi per via del Covid-19.
Dovresti tener ben presente che c’è sempre una componente di imprevedibilità che rende necessario aggiornare continuamente il piano della valutazione dei rischi e il DVR previsto dalla legge.
👉 Scopri qui cos’è il DVR (Documento di Valutazione dei Rischi) e come puoi tutelare i tuoi dipendenti.
Risk management KPI e KRI
Sia le PMI che le grandi aziende al fine di elaborare un corretto piano di risk management sono solite avvalersi di due importanti indicatori: i KPI e i KRI.
I due indicatori sono diversi tra loro, il primo fondamentalmente si concentra sugli obiettivi aziendali, il secondo si concentra sulle metriche da considerare per mitigare l’insorgere di rischi e criticità aziendali. Entrambi, essendo indicatori, devono essere:
- Misurabili
- Comparabili.
Vediamo quindi come questi due indicatori possono effettivamente guidarti e perché sono importanti.
Risk management e Key Performance Indicator (KPI)
I KPI sono indicatori che ti permettono di valutare quanto la tua azienda è vicina agli obiettivi prefissati. I KPI sono scelti a seconda delle esigenze dell’organizzazione.
Alcuni tipici esempi di KPI sono:
- Tempi medi di consegna del prodotto
- Efficienza del servizio clienti
- Costi per lead o contatti
- Consegne effettuate nell’anno
- Numero di vendite medie
- Numero di nuovi progetti avviati
- Giorni di permessi e assenze richieste per dipendenti.
👉 Leggi qui “Indicatori di performance dei dipendenti: la guida completa”.
Risk management e Key Risk Indicator (KRI)
Diversamente i KRI risultano specifici nell’ambito dell’ottimizzazione del risk management.
Gli indicatori permettono di monitorare l’evoluzione delle criticità e dei rischi al passare del tempo.
Tali metriche possono essere quindi utilizzate per valutare i rischi legati ad aspetti quali:
- Aumento o diminuzione dei concorrenti
- Grado di soddisfazione dei dipendenti
- Tassi di fidelizzazione dei clienti
- Percentuale di progetti in ritardo
- Numero di risorse non utilizzate.
Perché potresti avere bisogno di Risk Manager e quali vantaggi
Individuare, monitorare e valutare preventivamente tutti i rischi potrebbe essere più complesso del previsto. Se come titolare d’azienda dovessi avere difficoltà a occuparti anche del risk management, potresti pensare a un Risk Manager o a un Chief Risk Officer (CRO).
Queste figure professionali si occupano di individuare e analizzare tutti i rischi a cui la tua azienda può andare incontro. Un piano di risk management può realmente portare numerosi vantaggi e benefici.
I principali sono:
- Facilità nell’individuare le criticità: un Risk Manager mette a disposizione una panoramica completa su tutte le azioni che possono essere intraprese, stabilendo le priorità e i costi benefici.
- Meno imprevisti: la prima conseguenza positiva è beneficiare di meno imprevisti. Avere consapevolezza riguardo i problemi aziendali permette quindi una gestione più fluida ed efficiente dell’organizzazione.
- Processi decisionali migliorati: chiaramente beneficiare di una figura specializzata in risk management migliora i processi decisionali. I vantaggi sono molteplici e riguardano tutti: azienda, personale, clienti e fornitori.
- Budget definiti: un ultimo aspetto da non sottovalutare riguarda la gestione ottimale del budget. Un Risk Manager può effettivamente fornire una stima accurata riguardo i costi necessari per fronteggiare al meglio l’insorgere di un determinato rischio evitando di spendere in maniera approssimativa le risorse.
Risk management: le conclusioni
Dalle PMI alle grandi imprese, i piani di risk management si rivelano oggi determinanti per affrontare e superare con successo i cambiamenti.
La necessità di digitalizzarsi, di disporre di reti informatiche sicure e non da ultimo la necessità che i dipendenti possano lavorare in sicurezza, come abbiamo visto, sono solo alcune delle tante criticità alle quali pone rimedio un efficace programma di risk management.