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Contributi previdenziali: cosa sono, come funzionano e le ultime novità

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6 minuti di lettura
contributi previdenziali

Sai cosa sono e come funzionano i contributi previdenziali? Sei a conoscenza delle ultime novità previste nella Legge di Bilancio 2022?

Quello dei contributi previdenziali è un tema che ti interessa in prima persona. Come datore infatti sei obbligato al versamento di un importo aggiuntivo allo stipendio per ogni lavoratore subordinato.

Si tratta di un importo non da poco, calcolato sulla retribuzione imponibile in busta paga. In parole semplici, tanto più è alto lo stipendio corrisposto a un lavoratore tanto più sono elevati i contributi previdenziali da versare. Ma andiamo con ordine.


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Cosa sono i contributi previdenziali 

Il Codice civile all’articolo 2115 ci informa che gli imprenditori sono tenuti a versare i contributi ai lavoratori dipendenti, specificando che sono nulli gli accordi tra le parti quando prevedono metodi per sollevare da questo obbligo il datore.

Si tratta quindi di versamenti, non direttamente corrisposti al lavoratore dipendente, ma all’ente di previdenza, che permettono al lavoratore di accumulare un fondo di cui beneficerà una volta andato in pensione, sia questa di vecchiaia, per inabilità o anticipata.

Dovrai quindi versare i contributi all’INPS entro il 16 del mese successivo alla busta paga. L’importo è calcolato sulla retribuzione lorda mensile del lavoratore.

Per avere una prima idea riguardo l’importo esatto considera che i contributi da versare sono pari a circa un terzo del totale della retribuzione lorda.

Tendenzialmente è a tuo carico una percentuale compresa tra il 25% e il 50% dei contributi previdenziali e assistenziali di cui ha diritto il lavoratore dipendente. 

La parte residua è a carico di quest’ultimo il quale può verificare l’importo destinato ai contributi versati consultando la busta paga alla voce “trattenute previdenziali”. Non è presente invece alcuna voce che esplicita l’onere a tuo carico. 

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💡 Se invece vuoi sapere come leggere la busta paga, leggi questa guida.

Quali sono i contributi previdenziali 

Esistono diverse tipologie di contributi previdenziali, ma non tutti sono a tuo carico. Alcuni vengono versati dall’ente di previdenza, altri sono totalmente a carico del lavoratore. Distinguiamo tutti i casi possibili.

Contributi obbligatori

Sono i contributi previdenziali di tipo classico. Come anticipato sei tenuto a versarne solo una parte e a cadenza mensile. Tutti i lavoratori subordinati ne beneficiano anche coloro con contratto part-time. Non rientrano i lavoratori autonomi, i quali provvedono di tasca propria al versamento dei contributi.

Contributi figurativi 

Questa particolare tipologia di contributi risulta versata dall’ente di previdenza, sono quindi contributi previdenziali INPS. Non sono né a tuo carico né a carico del lavoratore. 

L’ente accantona quindi una quota per ogni lavoratore da utilizzare quando quest’ultimo si trova a dover interrompere l’attività lavorativa. I contributi figurativi servono a coprire eventi quali:

👉 Scopri tutti i dettagli e come funzionano i contributi figurativi.

👉 Oppure leggi “Aspettativa retribuita: come funziona, in quali casi e tempistiche”.

Contributi volontari

I contributi volontari, tra cui rientrano anche i contributi da riscatto o da ricongiunzione, sono totalmente a carico del lavoratore. 

Si tratta comunque di versamenti che hanno lo scopo o di aumentare il futuro importo della pensione o di ridurre gli anni residui per fare richiesta di pensionamento. 

Calcolare i contributi previdenziali 

Per calcolare i contributi previdenziali da versare a ogni singolo lavoratore devi conoscere la retribuzione annua lorda (RAL) e la rispettiva aliquota.

L’aliquota che più incide è quella dei contributi pensionistici che è data da diversi fattori.

  • Il tipo e la tipologia di attività
  • il numero di dipendenti
  • l’inquadramento contrattuale del lavoratore 
  • Il fondo previdenziale del lavoratore

Una volta trovata l’aliquota per i fini pensionistici, dovrai sommare le altre aliquote che concorrono a determinare il totale dei contributi previdenziali. Ad esempio, aliquote variabili dallo 0,20% della retribuzione lorda al 3,20% riguardano i contributi per:

👉 Leggi qui l’approfondimento “Cassa integrazione 2022: tutte le novità della legge di bilancio”.

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Come versare i contributi previdenziali

Dopo averli calcolati dovrai versare i contributi previdenziali ai tuoi dipendenti entro il sedicesimo giorno del mese successivo al pagamento della busta paga. 

Questa operazione, affidata a un commercialista esterno o al reparto contabilità interno all’azienda richiede di:

  • Calcolare l’importo dei contributi per ogni singolo lavoratore 
  • Trattenere la quota da versare a carico del datore 
  • Versare la quota via modello F24

La procedura può essere portata a termine direttamente online utilizzando i servizi telematici dell’Agenzia dell’Entrate. Le principali informazioni da inserire sono:

  • Il codice INPS 
  • Causale 
  • Numero matricola INPS del dipendente e dell’azienda 
  • Periodo di riferimento. 

Contributi previdenziali e assistenziali: una netta differenza 

Tra contributi previdenziali e contributi assistenziali vi sono marcate differenze. I primi, come anticipato, li puoi pensare come un fondo che il lavoratore subordinato matura durante la carriera lavorativa.

Questo fondo viene poi utilizzato una volta che il lavoratore va in pensione, o per altri eventi: per la maternità o in caso di aspettative retribuite. Una parte di questi contributi vengono maturati anche grazie ai tuoi versamenti sulla busta paga del lavoratore.

Ben diverso è invece il discorso dei contributi assistenziali. Questi non ti riguardano in quanto sono totalmente a carico dell’ente di previdenza. Ne sono un esempio l’assegno:

  • Di accompagnamento 
  • Sociale 
  • Unico Universale

La differenza sostanziale è che i contributi previdenziali sono un importo da versare, a seconda dei casi obbligatorio o facoltativo, che interessano i lavoratori. I contributi assistenziali invece interessano tutti e sono una forma di sussidio elargita dallo stato ai cittadini in difficoltà.

contributi previdenziali inps

I contributi previdenziali non versati vanno in prescrizione? 

Merita di essere approfondito il tema della prescrizione e contributi previdenziali.

Per comprendere ogni dettaglio puoi fare riferimento alla legge 335/1995. Nello specifico l’articolo 3 al comma 9 è molto chiaro. Le contribuzioni previdenziali e assistenziali obbligatorie si prescrivono in cinque anni.

Ciò vuol dire che se non versi la tua parte di contributi INPS al lavoratore e trascorrono 5 anni senza che né il lavoratore né l’INPS o l’ente incaricato denuncino l’accaduto allora nessuno può obbligarti al pagamento degli arretrati.

Bisogna però fare molta attenzione perché la questione è molto più complessa di così. 

Il primo aspetto da evidenziare è che se il lavoratore dovesse accorgersi del mancato versamento dei contributi previdenziali può denunciare l’accaduto. Così facendo i termini di prescrizione si allungano da 5 a 10 anni.

Inoltre, anche qualora l’obbligo cadesse in prescrizione il lavoratore può sempre chiedere il risarcimento del danno. Tale richiesta intima il datore al versamento dei contributi previdenziali restanti. A questo punto dovrai versare quanto dovuto e il rischio concreto è di incorrere in sanzioni civili, amministrative o penali a seconda di quanto grave il giudice ritenga l’inadempimento.  

Contributi previdenziali e regime forfettario: cosa sapere 

Diversamente da quanto previsto per i tuoi dipendenti, non devi versare alcun contributo ai lavoratori autonomi con P.Iva.

Pertanto se ti avvali delle prestazioni di un professionista esterno, indipendentemente se iscritto al regime ordinario o forfettario, l’onere contributivo è a carico di quest’ultimo.

A titolo informativo, i titolari di partita IVA, indipendentemente dalla gestione previdenziale a cui sono iscritti, sono tenuti a versare circa il 25% del reddito dichiarato.

Per quanto riguarda coloro in regime forfettario che non siano né artigiani né commercianti, il calcolo dei contributi è abbastanza semplice. L’importo è ottenuto moltiplicando il fatturato con il coefficiente di redditività (variabile a seconda dell’attività svolta). 

Artigiani e commercianti, invece, qualora titolari di P.Iva in regime forfettario, sono tenuti a versare un minimo annuale di circa 3.900 euro per redditi massimi di 16.000 euro, superato i quali vengono applicate delle aliquote fisse consultabili sul sito web dell’INPS.

Quali sono le ultime novità 

Il tema dei contributi previdenziali va seguito costantemente. Non è raro infatti che lo Stato apporti modifiche che riguardano tanto People Manager e titolari d’impresa, tanto i dipendenti. Le ultime novità sono contenute nella Legge di Bilancio 2022. 

In particolare:

  • Se non hai più di 10 dipendenti e il fatturato è inferiore ai 2 milioni di euro puoi beneficiare di uno sgravio contributivo del 100% sui nuovi contratti di apprendistato a condizione che il lavoratore abbia meno di 25 anni. 
  • Puoi accedere a uno sgravio contributivo pari al 100% se decidi di assumere un lavoratore proveniente da aziende in crisi. Sono considerate in crisi tutte le attività per le quali è stato aperto un tavolo di confronto per la gestione della crisi. Lo sgravio è valido per i successivi 36 mesi dall’assunzione del lavoratore, esteso a 48 qualora l’azienda operi nel Sud Italia. 

Per quanto concerne i lavoratori, questi godono di uno sconto sull’imponibile previdenziale dello 0,8% a condizione che il reddito dichiarato non superi i 35.000 euro.

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Contributi previdenziali: le conclusioni 

I dipendenti sono una risorsa per l’azienda, tuttavia come People Manager, responsabile HR o datore non puoi ignorare quali siano i costi da considerare oltre la retribuzione per ogni lavoratore. 

I contributi, infatti, impattano sul bilancio aziendale e non di poco. I soli contributi previdenziali sono pari a circa il 30% dell’intera retribuzione annua lorda, a cui vanno aggiunti altre tipologie di contributo tra cui l’INAIL e il TFR. In media l’insieme di contributi risulta essere di poco superiore al 100% dello stipendio netto percepito dal lavoratore. 

👉 Leggi qui “Calcolo stipendio netto 2022: le aliquote (o scaglioni) IRPEF e tutti i dettagli”.

👉 Oppure “Tassazione TFR: come si calcola in azienda, quanto ammonta ed esempio”.

 

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Nata a Firenze e laureata in Scienze Politiche (in particolare Comunicazione e Giornalismo) all’Università di Firenze. In Italia ha lavorato come giornalista ed ha collaborato con diversi siti web dedicati al mondo dell’attualità. Adesso vive a Barcellona ed è Content Marketing Specialist in Factorial e si occupa della creazione dei contenuti del mercato italiano. Il suo obiettivo è dare supporto, ispirazione e strumenti per far conoscere il mondo delle Risorse Umane e far crescere la community HR. Ama l’avventura, la natura, viaggiare e giocare a pallavolo.

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