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Calcolo stipendio netto 2024: guida completa

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7 minuti di lettura
Calcolo stipendio netto 2024: guida completa

Come si calcola lo stipendio netto di un dipendente? E qual è la differenza con la retribuzione lorda? Queste sono solo alcune delle tante domande a cui troverai risposta leggendo l’articolo. 

Come vedremo, sapere come calcolare nella maniera corretta lo stipendio netto è importante tanto per le aziende quanto per i lavoratori. 

Per le aziende, questo significa poter avere un maggior controllo sui costi del personale ed essere in grado di calcolare con precisione le trattenute fiscali e previdenziali, seguendo le normative vigenti.

Un dipendente, d’altro canto, dovrebbe sempre sapere a quanto ammonta lo stipendio netto che gli verrà corrisposto: è fondamentale per pianificare spese e risparmi, così come per avere una chiara comprensione delle destinazioni delle diverse trattenute che creano la discrepanza tra lo stipendio lordo e quello netto.

Sommario

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Che cos’è lo stipendio netto 

Lo stipendio netto, è l’ammontare di denaro effettivo che riceve il lavoratore sul proprio conto corrente. Si tratta, in altre parole, del denaro che il lavoratore può utilizzare per spese quotidiane, per pagare le proprie spese, come l’affitto e così via.

Ogni lavoratore ha solitamente ben chiaro quanto riceve di paga mensile. L’importo è riportato anche nella busta paga

In particolare, la voce è riportata in basso a destra e, come vedremo in dettaglio, corrisponde all’importo rimanente dopo che sono stati sottratti oneri sociali ed altre trattenute fiscali che la legge ha stabilito siano a carico del dipendente.

Tra le comuni trattenute che determinano una sostanziale differenza tra l’importo lordo e il netto percepito dal dipendente, sicuramente rientrano i contributi previdenziali INPS e INAIL. Questi ultimi li versa il datore per conto del lavoratore dipendente (sostituto d’imposta). 

Inoltre, vi è l’IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche), che è la voce che incide maggiormente sulle trattenute. Infine, una quota dello stipendio viene accantonata per il TFR (Trattamento di Fine Rapporto). Pertanto, una parte dello stipendio trattenuto verrà poi recuperata dal dipendente quando cesserà il suo rapporto con l’azienda.

Conoscere questi aspetti permette alle aziende di determinare il reale costo del lavoro per ogni dipendente, il quale è ben diverso da quanto poi il lavoratore percepisce come stipendio netto.

Come si calcola lo stipendio netto 

Per calcolare il netto dello stipendio mensile, è necessario partire dallo stipendio lordo mensile. 

Così facendo, è possibile determinare con rapidità e precisione sia l’esatto ammontare di retribuzione spettante a ogni lavoratore, sia il valore totale delle imposte e dei contributi versati dall’azienda per conto del dipendente.

Il calcolo della retribuzione lorda netta non è semplicissimo, questo perché è necessario essere sempre informati sul valore, in continua evoluzione, delle aliquote e degli scaglioni IRPEF, delle addizionali, detrazioni fiscali, ritenute contributive, bonus sui incentivi fiscali e molto altro.

Riassumendo, per calcolare lo stipendio netto bisogna conoscere:

  • Stipendio lordo
  • Contributi INPS e INAIL (previdenziali) 
  • Trattenute IRPEF
  • Trattenuta per TFR
  • Addizionali regionali e comunali
  • Agevolazioni fiscali

Semplificando possiamo dire che lo stipendio netto è uguale al reddito imponibile meno le imposte, le trattenute e le detrazioni. 

Vediamo un esempio numerico, ipotizzando uno stipendio lordo mensile di 2.400 euro e contributi INPS e INAIL pari a circa il 10% dell’importo lordo e una trattenuta per TFR pari al 7,5%.  Il reddito imponibile mensile è dato da 2.400 euro – 240 euro – 180 euro = 1.980 euro.

A questo punto, procediamo con il calcolo del reddito annuo: Reddito imponibile mensile * 12 mesi, quindi: 1.980 euro * 12 = 23.760 euro (ipotizzando che lo stipendio sia l’unica fonte di reddito del lavoratore). 

Possiamo ora calcolare l’IRPEF annua al 23%: Reddito annuo * 23% pari a 5.464,8 euro annui e l’IRPEF mensile data da IRPEF annua / 12 mesi = 455,4 euro mensili. 

Successivamente, passiamo alle detrazioni fiscali e alle addizionali (comunali e regionali) supponendo un totale di 150 euro mensili. Così arriviamo a uno stipendio netto mensile pari a 1.980 euro – 455,4 euro – 150 euro = 1.374,6 euro.

In definitiva e basandoci sull’esempio di calcolo riportato c’è una differenza del circa il 40% tra lo stipendio lordo e lo stipendio netto. 

Attenzione però, questa stima non ci dice esattamente il costo totale del dipendente per l’azienda. 

Quest’ultima infatti sostiene anche altri costi totalmente a proprio carico. Ecco perché, si tende a ritenere che per ogni euro che guadagna netto un lavoratore, l’azienda ne spenda tra i 2,00 e i 2,10. 

Differenze tra stipendio netto e stipendio lordo 

Le differenze tra lo stipendio netto e lo stipendio lordo sono evidenti fin dalla definizione. Lo stipendio lordo è il totale della retribuzione mensile, da cui devono ancora essere sottratte ritenute fiscali, contributi previdenziali, IRPEF e addizionali varie.

Per quanto riguarda lo stipendio netto, invece, si tratta dell’ammontare di denaro effettivamente accreditato sul conto corrente del lavoratore. È quindi l’importo che rimane dopo aver sottratto contributi INPS, IRPEF, addizionali e detrazioni fiscali.

Le differenze tra questi importi derivano da diversi fattori:

  • Tasse e contributi: Lo stipendio lordo include tutte le tasse e i contributi che il datore di lavoro deve versare per conto del lavoratore, compresa l’IRPEF.
  • Ritenute previdenziali: Lo stipendio lordo comprende anche tutte le ritenute, in particolare quelle per l’INAIL e l’INPS, che incidono per circa il 10% del reddito.
  • TFR (Trattamento di Fine Rapporto): L’azienda è tenuta a trattenere una somma che sarà restituita al lavoratore sotto forma di trattamento di fine rapporto.
  • Addizionali regionali e comunali: A seconda della regione, una percentuale variabile dello stipendio viene trattenuta e versata al comune e alla regione.

Detrazioni IRPEF 2024: aliquote e scaglioni  

L’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) da versare è una delle imposte che più incide, determinando una sostanziale differenza tra lo stipendio netto e lo stipendio lordo.

La prima cosa da evidenziare è che tale imposta va applicata sull’intero reddito del lavoratore, su tutte le fonti di entrata che lo determinano. 

Queste comprendono non solo lo stipendio, ma tutti i redditi (redditi complessivi) tenendo conto delle varie detrazioni eventualmente previste:

  • Detrazioni per coniuge
  • Detrazioni per figli a carico
  • Detrazioni per alcune spese (salute, istruzione, mutuo)

Per quanto riguarda la parte del reddito da lavoro dipendente, l’IRPEF viene direttamente trattenuta alla fonte, quindi il datore di lavoro ricopre il ruolo di sostituto d’imposta.

Inoltre, l’IRPEF è un’imposta progressiva, divisa in scaglioni per fasce di reddito. Più è alto il reddito, più alta sarà la percentuale applicata di tassazione e quindi l’ammontare da versare. 

L’ultima riforma fiscale, il Decreto Legislativo 30 dicembre 2023 e come evidenziato nella circolare N. 2/E 2024, ha apportato una sostanziale modifica agli scaglioni, passando da 4 a 3:

  • 23% per i redditi fino a 28.000 euro
  • 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro
  • 43% per i redditi superiori a 50.000 euro

La modifica principalmente ha portato all’accorpamento degli scaglioni per i redditi compresi tra 15.000 euro e 28.000 euro. Questa modifica va incontro soprattutto alle fasce di reddito basse, le quali si troveranno a versare meno IRPEF, aumentando sensibilmente lo stipendio netto.

Contributi previdenziali INPS 2024: aliquote e calcolo 

I contributi previdenziali INPS sono premi assicurativi versati dal datore di lavoro per conto dei dipendenti. Questi premi servono a garantire al lavoratore una retribuzione nel caso si verifichino eventi quali:

  • Malattia
  • Maternità
  • Disoccupazione
  • Pensione
  • Altri

Le aliquote sono divise tra il lavoratore e l’azienda. Una parte viene detratta dal reddito netto del lavoratore, mentre un’altra parte è totalmente a carico dell’azienda. 

Come specificato dall’INPS, le aliquote variano a seconda della tipologia del contributo. Per quanto riguarda i contributi pensionistici, questi si attestano al 33%, di cui il 23,81% a carico del datore di lavoro e il 9,19% a carico del lavoratore.

Ci sono poi i Contributi assistenziali da versare (maternità, infortuni, malattia, disoccupazione) e così via, che a seconda del settore. Ad esempio:

  • Contributo disoccupazione: intorno all’1,5%
  • Contributo per malattia: da 2,22% a 3,21%
  • Contributo per maternità: da 0,24% a 0,46%
  • Contributo per TFR: 0,20%
  • Contributo cassa integrazione ordinaria: da 1,70% a 4,70%

Addizionali regionali e comunali 

Nel calcolo dello stipendio netto mensile bisogna considerare anche le addizionali comunali e regionali. 

Le regionali sono obbligatorie, mentre le comunali vanno verificate se specificate dal comune.

L’Agenzia delle Entrate sottolinea che tutti i lavoratori sono soggetti al pagamento delle addizionali. Gli unici esenti sono coloro che non generano reddito e sono quindi esenti dal pagamento dell’IRPEF.

Le addizionali si calcolano considerando un’aliquota applicata al reddito complessivo dopo aver sottratto tutti gli oneri deducibili e quelli deducibili.

L’addizionale regionale è fissa ed è pari al 0,90% del reddito complessivo, sebbene alcune regioni abbiano un’addizionale leggermente diversa. 

Ad esempio, la regione Veneto prevede un’aliquota dell’1,40%, ma solo per redditi superiori a 29.000 euro; la regione Umbria prevede un’addizionale regionale pari all’1,1%, ma solo quando il reddito supera i 26.000 euro.

Per quanto riguarda le addizionali comunali, queste vanno versate compilando l’apposito modulo 730. Per verificare se il proprio comune prevede l’aliquota, si consiglia di consultare gli elenchi presenti sul sito del Dipartimento delle Finanze.

Altre voci che possono influenzare il calcolo 

Vediamo infine più in dettaglio tutte le altre voci da considerare per calcolare il netto dello stipendio mensile:

  • Bonus in busta paga: pfer quanto riguarda i bonus in busta paga e i premi di produzione, l’Agenzia delle Entrate specifica che questi bonus godono di tassazione agevolata del 10%, non collegata quindi all’imposta progressiva IRPEF associata al reddito. Ciò è valido fin quando i bonus non superano i 3.000 euro e lo stipendio lordo annuo non supera gli 80.000 euro.
  • Tredicesima e quattordicesima: la tredicesima e la quattordicesima, secondo quanto stabilito dal D.P.R. 917/1986, sono tassate come il reddito normale. Concorrono quindi a formare l’IRPEF e vanno applicate le addizionali previste.
  • TFR (Trattamento di Fine Rapporto): il trattamento di fine rapporto viene tassato quando è erogato. Si applica un’aliquota media seguendo gli scaglioni IRPEF medi degli ultimi cinque anni.
  • Indennità di trasferta: l’indennità per la trasferta di lavoro non è tassata fino ai limiti di 46,48 euro giornalieri, che diventano 77,46 euro in caso di trasferta all’estero.

Le componenti da considerare quindi per determinare lo stipendio netto sono numerose. A questo si aggiunge il fatto che bisogna sempre stare attenti alle ultime leggi che possono modificare le aliquote e in generale le norme da seguire. 

È in un simile contesto che diviene indispensabile non solo affidarsi ad addetti alla contabilità e commercialisti esperti, ma anche utilizzare applicativi che possano aiutare a determinare senza troppe difficoltà la busta paga che spetta al dipendente.

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