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Aspettativa retribuita: come funziona, in quali casi e tempistiche[+ Modello]

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6 minuti di lettura
aspettativa retribuita

Sai come funziona l’aspettativa retribuita? Se un lavoratore ha bisogno di un periodo di aspettativa, sai se dovrai retribuirlo? Ti stai chiedendo per quanto tempo può assentarsi?

I dipendenti hanno diversi modi per prendersi un periodo di pausa. A volte chiedono di assentarsi per qualche ora tramite dei permessi ROL, a volte per alcuni giorni e altre volte ancora per lunghi periodi.

La legge e i CCNL distinguono tutti i casi aiutando a fare chiarezza su un tema molto sentito tanto dai datori tanto dai lavoratori subordinati.

In questo articolo ci concentriamo sull’aspettativa retribuita, vedremo cos’è, per quali motivi può essere richiesta e tutte le implicazioni. 

Sommario

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Cos’è l’aspettativa retribuita?

L’aspettativa retribuita è un periodo di tempo, più o meno lungo, in cui il rapporto di lavoro è sospeso. La richiesta di sospensione parte dal lavoratore, il quale deve avere validi motivi tali da portarlo a fare richiesta di aspettativa.

Che si tratti di aspettativa retribuita o meno, ciò che non cambia è che dovrai comunque garantire il posto di lavoro al dipendente, una volta che, terminato il periodo di assenza, torna sul posto di lavoro.

I periodi di aspettativa sono regolati dalla Costituzione, dalle leggi e dai CCNL di riferimento. In particolare:

  • La Costituzione sul tema contiene un unico cenno all’articolo 51 specificando la possibilità di assentarsi dal lavoro per lo svolgimento delle cariche elettive 
  • La legge n.53 del 2000 disciplina i periodi di aspettativa per motivi personali, familiari e per necessità formative  
  • Lo statuto dei lavoratori, legge n.300 del 1970, contiene ulteriori disposizioni in merito all’aspettativa per le cariche pubbliche e lo svolgimento delle attività sindacali
  • La legge 104 del 1992 e il D.lgs 151/2001 regolano i periodi di aspettativa concessi al lavoratore affinché possa prendersi cura e assistere i familiari portatori di handicap.

Non devi ovviamente leggerti tutte le norme previste sul tema ogni qual volta ricevi una richiesta di aspettativa, ciò che è importante sapere è che: 

  • Se hai validi motivi puoi opporti alla richiesta
  • Non sempre dovrai retribuire il lavoratore

I periodi di aspettativa si dividono quindi in due grandi insiemi, quelli non retribuiti e quelli retribuiti. È su questi ultimi che ci si concentrerà nei prossimi paragrafi.

👉 Leggi anche “Aspettativa non retribuita: tutte le cause e come funziona per le aziende”.

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Aspettativa retribuita per motivi familiari

L’unico caso in cui è prevista l’aspettativa retribuita per motivi familiari, da non confondere con le norme sul congedo di maternità e paternità, si verifica quando il lavoratore ha figli o parenti stretti affetti da un grave handicap.

Si tratta di un congedo della durata massima di due anni. Nel corso degli anni le norme sul tema si sono susseguite e sebbene la regola generale sia quella su citata, in taluni e stringenti casi possono usufruire dell’aspettativa anche i parenti del disabile fino al terzo grado a condizione che tutti gli altri parenti stretti, genitori, conviventi e parenti o siano deceduti o siano anche loro portatori di handicap.  

Per usufruire dell’aspettativa retribuita è necessario che il disabile abbia un handicap con connotazione di gravità. Ciò vuol dire che l’INPS ha accertato la necessità del portatore di handicap di essere assistito in maniera permanente e continuativa.

Inoltre: 

  • Il soggetto in condizione di disabilità non deve (o non può) lavorare 
  • Il congedo non si raddoppia in caso di più persone disabili
  • È possibile fruire del congedo anche in maniera frazionata

Nel momento in cui un tuo lavoratore dimostri di trovarsi in questa situazione può quindi accedere all’aspettativa retribuita mediante apposita richiesta.

Di conseguenza dovrai corrispondergli un’indennità e la contribuzione figurativa, gli importi per legge non possono superare i 47.446 euro annui. Il pagamento dell’indennità è a tuo carico, o meglio dovrai anticiparlo per poi detrarre l’ammontare dei contributi previdenziali versati all’INPS.

Il dipendente in aspettativa retribuita non matura:

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Aspettativa retribuita per motivi personali

Non sono molti i casi in cui si un lavoratore può chiedere lunghi periodi di aspettativa retribuita per motivi personali. Eccezion fatta per i motivi familiari, i quali possono essere considerati comunque nell’insieme dei motivi personali, in via generale non è retribuita l’aspettativa per: 

  • Formazione
  • Cariche pubbliche 
  • Tossicodipendenza

Fermo restando che per altri motivi di salute o di natura personale, il lavoratore tendenzialmente chiede i permessi retribuiti e non l’aspettativa, è il caso ad esempio di:

  • Malattia 
  • Lutto 
  • Matrimonio
  • Maternità

In definitiva l’unico caso in cui il periodo di assenza del lavoratore è abbastanza lungo, ma comunque tecnicamente rientrante nei periodi di congedo, è previsto per i lavoratori invalidi civili o mutilati a condizione che gli sia stata riconosciuta una ridotta capacità lavorativa superiore al 50%.

In questo caso dovrai garantire e retribuire il lavoratore fino a 30 giorni di congedo annuali al fine di consentirgli di prendersi cura della patologia invalidante. 

👉 Leggi qui “Ferie matrimoniali: come richiederle, a chi spettano e come goderle”.

In quali altri casi l’aspettativa retribuita

Finora abbiamo visto i casi e le condizioni affinché si possa parlare di aspettativa retribuita per motivi personali o familiari. Esistono tuttavia anche altre circostanze particolari da considerare in cui la retribuzione non sempre è a tuo carico. 

Per malattia

Una forma di aspettativa retribuita per motivi personali si verifica quando un lavoratore si ammala per un periodo superiore ai tre giorni. I primi tre giorni di malattia sono infatti a tuo carico, successivamente però la retribuzione è a carico dell’INPS.

L’indennità spetta per un massimo di 180 giorni durante l’anno, 6 mesi, nel caso il lavoratore abbia un contratto a tempo indeterminato. L’INPS corrisponde il 50% della retribuzione prevista da contratto a partire dal quarto giorno di malattia fino al ventesimo. Dopo di che la retribuzione diventa del 66,66% fino al giorno 180. 

Come datore quindi non devi preoccuparti della retribuzione tuttavia devi riorganizzare l’attività al fine di sostituire il dipendente, il quale può assentarsi, come abbiamo visto, per un periodo abbastanza lungo di tempo. 

Donne vittima di violenza

Come specificato nel D.Lgs. 80/2015 le lavoratrici sia del settore pubblico che privato, hanno diritto a un periodo di aspettativa retribuita di massimo 3 mesi da poter usufruire in maniera frazionata o continuata nel corso di tre anni. 

Questo caso di astensione sul lavoro è riservato alle lavoratrici che rientrano nei percorsi di protezione per la violenza di genere. Tutte le lavoratrici possono richiedere il permesso. La misura include tutte coloro che hanno un contratto come:

L’indennità che dovrai corrispondere è pari al 100% prendendo come riferimento l’ultima retribuzione. L’indennità è quindi a tuo carico a eccezione delle lavoratrici stagionali e delle operaie agricole, le quali sono pagate dall’INPS. 

Dottorato

Per quanto riguarda il dottorato di ricerca l’aspettativa retribuita è concessa solo ai lavoratori del settore pubblico e nel solo caso in cui si tratti di un dottorato senza borsa di studio. Come titolare di azienda privata tuttavia devi tener conto che il dipendente può usufruire delle 150 ore di diritto allo studio previste dalla legge a condizione che queste siano necessarie per permettere il conseguimento del titolo.

Sul tema però consigliamo di verificare quanto riportato nel CCNL di riferimento, poiché non tutti gli orientamenti tendono a considerare il dottorato rientrante nelle 150 ore di permesso allo studio. 

Volontariato

Non tutte le aspettative per volontariato sono retribuite. Il lavoratore può essere indennizzato solo nei casi in cui presti servizio per una delle agenzie presenti nell’elenco della protezione civile. Inoltre, il periodo concesso è limitato a 90 giorni l’anno. 

Pertanto, in caso di richiesta di aspettativa retribuita per volontariato, dovrai prima verificare per quale ente il lavoratore svolge servizio e muoverti di conseguenza. È bene specificare che sei tenuto a versare la retribuzione e i contributi, ma questi ti saranno poi rimborsati direttamente dalla protezione civile.  

aspettativa retribuita dipendenti

La richiesta di aspettativa retribuita

I lavoratori possono inviare la domanda di aspettativa retribuita direttamente alle risorse umane oppure all’ufficio amministrazione. La richiesta è necessario sia presentata con un congruo preavviso, deve essere motivata ed è bene contenga:

  • La data d’inizio aspettativa 
  • Tipo di contratto e mansioni
  • Modalità di fruizione (continuativa o frazionata)
  • Riferimenti normativi 
  • Firma

Riceverai quindi una richiesta formale e, come anticipato, non sei obbligato ad accogliere la richiesta. Tuttavia, il rifiuto della richiesta deve essere motivato. Tra le motivazioni si considerano legittime le sole comprovate esigenze aziendali

Diversamente ogni diniego non solo è illegittimo ma lascia comunque la facoltà al lavoratore di presentare nuovamente la domanda sottoponendola a una nuova valutazione. 

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Aspettativa retribuita: le conclusioni

Ricevere una richiesta di aspettativa è normale. Sappiamo quanti problemi e imprevisti possono d’improvviso sconvolgere la vita di una persona.

Diversamente se le richieste di aspettativa, permessi e congedi dovessero iniziare a essere troppe è possibile che vi sia qualche problema tra i dipendenti che probabilmente merita di essere approfondito.

Adottare politiche volte al benessere dei dipendenti, è risaputo, riduce le assenze in azienda e spesso sono la soluzione a richieste di permessi e congedi superiori alla media.

Allo stesso modo, in conclusione, ti invitiamo a utilizzare appositi software HR per la gestione ottimale delle risorse umane, così da monitorare costantemente le presenze, le assenze e le richieste di ogni tipo.  

 

Nata a Firenze e laureata in Scienze Politiche (in particolare Comunicazione e Giornalismo) all’Università di Firenze. In Italia ha lavorato come giornalista ed ha collaborato con diversi siti web dedicati al mondo dell’attualità. Adesso vive a Barcellona ed è Content Marketing Specialist in Factorial e si occupa della creazione dei contenuti del mercato italiano. Il suo obiettivo è dare supporto, ispirazione e strumenti per far conoscere il mondo delle Risorse Umane e far crescere la community HR. Ama l’avventura, la natura, viaggiare e giocare a pallavolo.

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