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Generazione Millennials: come sta cambiando il mondo del lavoro

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5 minuti di lettura
alessandro neri hr consultant

Il mondo del lavoro sta cambiando, e in fretta, anche a causa dell’ingresso delle nuove generazioni all’interno delle aziende. Si prevede che tra un paio d’anni la generazione Millennials arriverà a rappresentare ben il 75% della forza lavoro in tutto il mondo. Anche per questo motivo è importante cercare di capire meglio quali sono le esigenze e necessità dei rappresentati di questa generazione per essere sicuri di offrire ciò che questi talenti stanno cercando.

Le aziende più ricettive ai cambiamenti e all’innovazione hanno già messo in piedi da tempo programmi, iniziative e strategie per comprendere meglio le caratteristiche della generazione Millennials. Se invece pensi che lo stipendio sia l’unico fattore per attrarre questi collaboratori e non stai investendo in pratiche per rendere l’ambiente di lavoro salutare e coinvolgente rischi di avere dei tassi di turnover molto alti.

In quest’intervista con Alessandro Neri, HR consultant intern presso Great Place to Work Italia, abbiamo cercato di capire meglio il punto di vista della generazione Millennials sul mondo del lavoro.

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E: Negli ultimi anni si è potuto notare un cambiamento di paradigma per cui si può dire che oggi aziende e candidati si scelgono reciprocamente. A cosa punta la generazione Millennials quando cerca lavoro? Cosa si aspetta dal datore di lavoro?

I Millennials di oggi puntano e si concentrano principalmente su tre aspetti che sono il work-life balance, l’engagement interno e il purpose dell’azienda. Soprattutto per quest’ultimo punto abbiamo visto una grande evoluzione negli anni con tantissime aziende che oggi hanno strutturate politiche di Corporate Social Responsibility. E Alessandro ci racconta che questo per i Millennials è estremamente importante, ovvero potersi rispecchiare e concordare con lo scopo, la “mission” dell’azienda.

Infatti, la generazione dei Millennials, così come anche la Gen Z, grazie alla crescente awareness su tematiche sociali e ambientali è sempre più attenta alle problematiche dei nostri giorni, e perciò restia a compromettersi con un’azienda che faccia poco o niente per cambiare lo status quo

A: Quindi, poter apportare il proprio contributo sotto vari aspetti che possono essere ad esempio l’ambiente o il sociale è un punto cruciale ed elemento estremamente importante nella scelta di un lavoro.

Anche la figura dei capi cambia in questo senso. Per Alessandro i Millennials sarebbero alla ricerca di responsabili e manager che rappresentino guide sia in fatto di competenze che a livello ispirazionale: dei riferimenti che non si limitino solamente a dare compiti da eseguire, ma che investano nella formazione delle persone anche a livello di soft skills.

E: In che modo la generazione Millennials sta cambiando la leadership all’interno delle aziende?

Oggi la figura del leader è profondamente trasformata rispetto anche solo a venti/trent’anni fa. Molto spesso le gerarchie estremamente rigide vengono meno per dare maggiore spazio al dialogo e alla collaborazione. Ed è proprio questo che cercano e creano anche i Millennials nelle aziende, un modello di leadership maggiormente collaborativa dove la cultura del feedback e la meritocrazia la fanno da padrona.

Saper comunicare gli obiettivi e i valori aziendali è fondamentale in particolare nella fase di conoscimento tra azienda e candidato. Sappiamo che non c’è una seconda occasione per dare una prima impressione e un’impressione sbagliata durante la candidate experience protrebbe far perdere quel talento a favore della concorrenza.

E: Come si può definire una candidate experience di valore?

Per Alessandro ci sono due punti molto importanti da citare in questo caso che sono rispettivamente il feedback e la trasparenza. Come ci ricorda infatti, oggi più che mai la fase di recruitment e la candidate experience sono i primi biglietti da visita di ogni azienda, e sicuramente bisogna rendere quest’esperienza il più possibile funzionale e piacevole per lasciare un’impronta positiva sul candidato anche in un’ottica futura.

A: In primis bisognerebbe dare maggiore attenzione alla persona e cercare di essere chiari, ad esempio per quanto riguarda la durata nelle varie fasi del processo e anche dare feedback, che siano essi positivi o negativi. Soprattutto per quanto riguarda i feedback negativi molte volte le aziende spariscono durante un processo invece che avvertire il candidato della sua chiusura o liquidano il candidato con una mail impersonale. Ed è proprio qui che sta lo sbaglio.

Sappiamo che a nessuno piace dare notizie negative, ma per Alessandro le aziende e, i recruiter nello specifico, dovrebbero focalizzarsi nel dare un feedback costruttivo, trasparente e di qualità alla persona permettendole così non solo di capire il perché il processo non sia andato a buon fine, per esempio, ma permettendogli anche di migliorare per eventuali future posizioni. Inoltre, lo stesso processo deve essere reso il più snello possibile, senza pagine e pagine da riempire, ma magari con uno strumento che permetta automaticamente di riempire la candidatura con i dati estrapolati dal CV caricato sulla piattaforma.

E: Quali caratteristiche essenziali dovrebbe presentare la comunicazione interna di un’azienda per rispecchiare le esigenze della generazione millennials?

Tra le soluzioni più stimolanti, secondo Alessandro, possiamo trovare l’adozione di canali ad hoc su piattaforme digitali. Mi spiego meglio: oltre alla più classica intranet aziendale dove la persona può trovare tutti i documenti e i dati che necessita, si può implementare l’utilizzo di piattaforme digitali, come Slack o Teams, che permettono una comunicazione più immediata e anche poliedrica.

A: È proprio questo che cercano i Millennials all’interno di un’azienda sotto l’ambito comunicativo, un mindset “agile”.Grazie alla versatilità di questi canali è possibile utilizzarli anche per creare o sostenere delle comunità interne, che possono andare da un semplice club del libro fino a un’iniziativa di volontariato legata all’ambiente.

Inoltre aggiunge che è molto importante che l’azienda abbia chiaro il suo purpose cosicché possa legarlo alle esigenze delle persone e promuovere anche iniziative legate alla comunicazione interna.

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E: A differenza delle generazioni precedenti, i millennials sembrano avere chiaro che nella propria carriera cambieranno diversi posti di lavoro. Cosa possono fare le aziende per aumentare la “retention” dei lavoratori millennials?

Per Alessandro sono vari punti su cui le aziende possono lavorare non solo per poter aumentare la “retention” ma anche per attrarre maggiormente i Millennials. Uno di questi è sicuramente la Work-life balance, dove i Millennials cercano e sono maggiormente propensi ad accettare incarichi che prevedano la possibilità di poter trovare un sano equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. Molte aziende infatti si stanno accorgendo di questa caratteristica e stanno modificano la loro comunicazione, e talvolta anche i valori, di conseguenza. Un paio di strumenti efficaci possono sicuramente essere l’utilizzo di social network come Instagram, Linkedin o Tik Tok per campagne mirate o studiare una strategia comunicativa insieme a dei brand ambassador millennial, ovvero persone che incarnano i valori dell’azienda che ne permettano così anche un’ampia visibilità tra i più giovani.

A: È proprio sui valori che si gioca la partita chiave, essi devono essere coerenti e devono essere realmente incarnati dall’azienda. In alcuni casi più virtuosi sono le stesse imprese che tramite workshop o riunioni chiedono alle persone all’interno dell’azienda di definire i valori di quest’ultima.

Un altro tema su cui si discute molto e che vede posizioni a volte discordanti è il lavoro flessibile. Laddove possibile e implementabile, cresce sempre di più la richiesta di giornate di lavoro che non abbiano orari di inizio e fine prefissati e obbligatori.

E: Quanto è importante per i millennials poter godere di orari di lavoro flessibili?

A: È fondamentale. Infatti per la mia generazione oggi poter avere in azienda orari flessibili, smart o remote working non viene quasi più percepito come un benefit aggiuntivo, ma come un must have.

Per Alessandro implica non solo che le aziende implementino delle soluzioni per rendere questo cambiamento, che la crisi Covid-19 ha sicuramente accellerato per ovvie ragioni, possibile nel lungo termine, ma dovranno anche trovare alternative efficaci per riuscire a mantenere le persone motivate con nuovi metodi comunicativi e produttivi.

E: Un consiglio per ingaggiare e coinvolgere i millennials all’interno delle aziende.

A: Beh sembrerà banale, ma il cercare di essere “agili” nelle proprie pratiche e soprattutto cercare di ascoltarli.

Inizialmente abbiamo parlato di work-life balance, engagement interno e purpose d’azienda come temi principali d’azione per coinvolgere, attrarre e mantenere i Millennials in azienda. E qui è e sarà fondamentale l’unione tra il marketing e le risorse umane. Una delle chiavi che raccoglie questi punti può essere lo sviluppo costante e mirato dell’employer branding per permettere non solo alla nuova generazione di poter crescere e diventare il futuro dell’azienda, ma anche e soprattutto di poter attrarre nuovi talenti motivati e preparati.

Ringraziamo Alessandro Neri per aver condiviso con noi il suo punto di vista e i consigli per migliorare il rapporto tra imprese e Generazione Millennials.

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Isotta è Content Marketing Specialist in Factorial ed è appassionata di comunicazione, copywriting, social media e HR. Ama la natura, viaggiare e giocare a pallavolo.

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