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Diritto alla disconnessione: come funziona, leggi e norme attuali in Italia e Europa [+ Kit HR]

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8 minuti di lettura
diritto alla disconnessione

Quali sono le novità in merito al diritto alla disconnessione? Sono stati compiuti passi in avanti in Italia e in Europa?

Lo smart working continua a essere una forma di lavoro molto utilizzata. Probabilmente anche la tua organizzazione continua a servirsene.

Tra i tanti aspetti organizzativi e logistici da mettere a punto quello del diritto alla disconnessione è un tema risolto solo parzialmente. Le domande che molti datori di lavoro continuano a porsi sono: “Il diritto alla disconnessione è garantito per legge?”. Oppure: Posso contattare un lavoratore in smart work fuori dall’orario di lavoro?”.

In questo approfondimento troverai risposta a questi ed altri potenziali dubbi sul tema. 


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Cos'è il diritto alla disconnessione

Per diritto alla disconnessione s’intende la possibilità di garantire per legge ai lavoratori in smart work, o lavoratori agili, di rendersi non reperibili a determinate fasce orarie. Idealmente un lavoratore dovrebbe avere il diritto di non rispondere a e-mail, telefonate e ogni tipo di richiesta in orari diversi da quelli di lavoro.  

La tematica non è stata adeguatamente affrontata in passato, o almeno, non lo è stata fin quando il fenomeno dello smart work era marginale. Oggi con ancora milioni di lavoratori impiegati da remoto e altrettanti in forme di lavoro ibrido il tema è quanto mai d’attualità.

È doveroso ricordare che la nota legge 81/2017 sul lavoro agile fu pensata proprio per garantire ai lavoratori: 

  • Un migliore equilibrio tra la vita privata e la vita lavorativa 
  • Maggiori opportunità di lavoro 
  • Parità di trattamento economico rispetto alle forme di lavoro ordinarie 

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Diritto alla disconnessione smart working: la situazione in Italia 

Il tema del diritto alla disconnessione inizia a essere affrontato grazie alla legge 81/2017. In principio la questione, seppur messa in evidenza dal legislatore, non fu adeguatamente affrontata. Leggendo il testo, infatti, si evince che non è presente alcun dettaglio in merito al diritto alla disconnessione

In altre parole, il legislatore riconosce ai lavoratori in smart work non solo il diritto al riposo ma anche la possibilità di scollegarsi dalle strumentazioni tecnologiche. Tuttavia, il testo non è specifico sul tema ma invita lavoratori e datori ad accordarsi sui tempi e le modalità.

L’arrivo della pandemia e la conseguente larga adozione del lavoro agile ha fatto emergere la necessità di norme specifiche che possano assicurare ai lavoratori maggiori tutele. Nel 2020 è dunque intervenuto il Garante della Privacy che ha nuovamente ribadito la necessità di assicurare il diritto alla disconnessione. 

A livello normativo inoltre è rilevante anche quanto contenuto nella più recente legge 61/2021, la prima a parlare chiaramente del diritto alla disconnessione come una necessità volta a garantire ai lavoratori i giusti tempi di riposo. 

Inoltre, sempre da questa legge si apprende che un lavoratore può decidere di spegnere lo smartphone o di disattivare le notifiche senza rischiare alcuna ripercussione sul posto di lavoro. Quanto detto implica che un lavoratore in smart work può non rispondere al datore di lavoro, a un superiore o a un collega. 

Successivamente alla legge 61 del 2021 ulteriori delucidazioni sono contenute nel: “Protocollo Nazionale sul Lavoro in modalità Agile”. Consultando il testo, nello specifico all’articolo 3, è possibile apprendere a che punto è oggi la situazione in Italia in merito al diritto alla disconnessione: il lavoro agile può essere diviso in fasce orarie e, in ogni caso, va individuata una fascia oraria in cui il lavoratore ha diritto a disconnettersi dai dispositivi. 

Come avrai notato, anche l’ultimo Protocollo Nazionale, non definisce un intervallo di tempo in cui il lavoratore ha diritto a disconnettersi, tuttavia impone che le parti si accordino individuando in quali orari il dipendente ha diritto a scollegare i dispositivi. 

In conclusione, si può affermare che sono stati compiuti rilevanti passi avanti. Dovrai quindi assicurare il diritto alla disconnessione dei dipendenti in smart working definendo delle fasce orarie

Smart working diritto alla disconnessione: la situazione in UE 

Passiamo ora ad analizzare come gli altri paesi dell’UE stanno affrontando il tema. Il primo aspetto da sottolineare è che in Europa, attualmente, il diritto alla disconnessione, non è riconosciuto allo stesso modo. Alcuni lavoratori sono più tutelati altri meno a seconda del paese il cui risiedono. 

In Europa non c’è quindi un’unica norma riconosciuta e applicata da tutti gli Stati membri. Tuttavia, non mancano inviti, proposte e raccomandazioni. L’obiettivo è arrivare a definire delle condizioni omogenee e applicabili su tutto il territorio europeo. Vediamo in dettaglio l’attuale situazione in Europa sul diritto alla disconnessione. 

Il quadro giuridico in UE 

A livello europeo possiamo fare riferimento alla Direttiva 2003/88/CE, anche conosciuta come direttiva sull’orario di lavoro. Si tratta di una direttiva generale valida anche per i lavoratori in smart work. Dal testo si apprende che: 

  • Ogni lavoratore non può lavorare più di 48 ore per settimana. 
  • Tutti i lavoratori hanno diritto a un minimo di 11 ore di riposo consecutive e almeno quattro settimane di ferie annuali e retribuite. 
  • I lavoratori genitori hanno diritto a misure come i congedi parentali, di maternità e di paternità.
  • I lavoratori hanno diritto a trascorrere le giornate lavorative in un ambiente sano e sicuro.

Questi punti fanno da base alla Risoluzione del Parlamento Europeo del 21 gennaio 2021. È qui che la tematica del diritto alla disconnessione viene affrontata. In particolare, i parlamentari europei sono al lavoro su una proposta di legge che possa definire una volta per tutte il diritto alla disconnessione. 

L’obiettivo è garantire ai lavoratori tutti il diritto di non rispondere a telefonate, e-mail e messaggi al di fuori dell’orario di lavoro definito dal contratto. 

Siamo dunque in attesa che la proposta di legge si trasformi effettivamente in una legge e successivamente che gli stati la adottino. Quando tutto l’iter sarà completo si potrà effettivamente considerare tutelato il diritto alla disconnessione a livello nazionale ed Europeo. 

Alla luce di quanto visto finora e in attesa di una norma uguale per tutti gli Stati UE, i paesi stanno garantendo il diritto alla disconnessione in maniera diversa. Vediamo qual è attualmente la situazione: 

Smart working e diritto alla disconnessione in Germania 

In Germania, ad esempio, non c’è alcuna norma sul tema, tuttavia, il diritto sembra adeguatamente garantito grazie alle iniziative attuate delle imprese private, le quali tendono a garantire ai lavoratori la possibilità di scollegare smartphone, tablet e PC dalla rete Internet o comunque a non rispondere fuori dall’orario di lavoro. 

La mancanza di una legge sul diritto in Germania è oltre che coperta dall’iniziativa delle singole organizzazioni, anche da un dibattito politico sempre aperto che mantiene alta la consapevolezza riguardo l’assoluta necessità di garantire ai lavoratori in smart work il diritto a scollegare i dispositivi. 

In tal senso sottolineiamo le dichiarazioni di Katrin Langensiepen, deputata al Parlamento Europeo. Langensiepen evidenzia che garantire il diritto sia oggi una priorità per tutti i lavoratori. Manager o amministratori, ma anche insegnanti o medici che pur non lavorando da remoto, spesso si trovano a dover rispondere a messaggi e-mail il sabato o la domenica, aumentando il rischio di burnout e altre malattie associate al troppo lavoro.   

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diritto alla disconnessione smart working

Diritto alla disconnessione lavoro agile la situazione in Belgio 

Il Belgio è uno degli stati che ha introdotto per legge il diritto alla disconnessione. La norma è in vigore dal 1° febbraio 2022 e riguarda i soli dipendenti del Governo federale. La legge sancisce che nessun lavoratore può essere contattato al di fuori dell’orario di lavoro salvo motivi imprevisti o eccezionali. 

La legge inoltre specifica che nessuna azione può essere intrapresa contro coloro che non rispondono o non leggono un messaggio al di fuori dell’orario di lavoro. Il legislatore ha quindi voluto mettere in chiaro due punti. Il primo è invitare i datori di lavoro a non contattare un lavoratore al di fuori degli orari di lavoro. Il secondo è scongiurare qualsiasi tipo di azione da parte dei datori nei confronti di chi non risponde a un’e-mail o un messaggio. 

Restano esclusi i lavoratori privati, tuttavia, dal 2018 è presente una legge generica che invita i datori a tener presente il fatto che ai dipendenti deve essere garantito un corretto equilibrio tra la vita lavorativa e la vita privata

Diritto alla disconnessione normativa in Francia 

Anche in Francia esistono norme a tutela del diritto alla disconnessione. In dettaglio si può fare riferimento all’Accordo Nazionale Interprofessionale raggiunto nel 2013. L’accordo ha come obiettivo quello di migliorare l’equilibrio tra la vita privata e la vita lavorativa ed è stato firmato da diverse organizzazioni sindacali e di rappresentanza dei datori di lavoro. 

In merito alla sola parte relativa al diritto alla disconnessione, l’accordo prevede che i datori si impegnino a esaminare caso per caso il modo in cui la tecnologia può intromettersi nella vita privata dei lavoratori e di regolare quindi modalità e tempi d’utilizzo di apparecchiature elettroniche. 

Non si tratta di una vera e propria legge ma di un suggerimento rivolto ai datori di lavoro, i quali sono invitati a individuare i periodi di tempo in cui il lavoratore può scollegarsi dalla rete Internet. C’è da dire che la norma è considerata poco consistente dalle parti sociali, le quali suggeriscono norme più stringenti. 

Diritto alla disconnessione legge in Spagna 

Il diritto alla disconnessione è riconosciuto dalla giurisdizione spagnola. La legge è contenuta in un più ampio pacchetto di leggi che in generale tutelano il diritto alla protezione dei dati. 

Anche in questo caso la legge invita le parti sociali a stipulare contratti collettivi, settoriali o aziendali, che tengano conto del diritto alla disconnessione dei lavoratori. Di conseguenza il datore di lavoro è tenuto ad attuare una politica aziendale che tenga conto del diritto. È compito dei rappresentanti dei lavoratori raggiungere un accordo che possa tutelare al meglio i dipendenti anche coloro che ricoprono una posizione dirigenziale. 

Sono inoltre promosse azioni di sensibilizzazione e di formazione che possano aumentare la consapevolezza riguardo come usare con criterio gli strumenti tecnologici con il fine di preservare i lavoratori da un uso troppo prolungato di questi strumenti al di fuori dell’orario lavorativo. 

Risulta infine degno di nota la presenza di sanzioni nel caso in cui il datore non stipuli un accordo a tutela dell’equilibrio tra la vita privata e la vita lavorativa dei lavoratori. Il minimo che si rischia è una sanzione pecuniaria fino a 6.250 euro. 

Il massimo che si rischia è che oltre alla sanzione pecuniaria il datore si trovi a dover rispondere di aver provocato un danno al lavoratore nel caso in cui, quest’ultimo dovesse decidere di denunciare il superiore e dimostrare di essere stato colpito da burnout o altri problemi collegati allo stress da lavoro

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Lavoro agile diritto alla disconnessione la situazione in Irlanda 

L’ultimo Paese analizzato è l’Irlanda. Qui si può fare riferimento al Codice di Condotta (Code of Practice) sul diritto alla disconnessione. Questo codice è entrato in vigore nel 2021. Sono tre i pilastri su cui si fonda. 

Il primo pilastro sancisce il diritto di tutti i dipendenti subordinato a non dover lavorare al di fuori dell’orario di lavoro (salvo casi straordinari). Il secondo stabilisce il diritto dei lavoratori a non essere sanzionati nel caso in cui decidano di avvalersi del diritto alla disconnessione. E il terzo specifica che è un dovere del datore di lavoro rispettare il diritto di disconnessione del lavoratore. 

Sempre consultando il Codice di Condotta si apprende che l’Irlanda è uno stato favorevole all’adozione di forme di lavoro flessibile a condizione che venga riconosciuto il diritto alla disconnessione. 

I datori di lavoro in Irlanda sono quindi tenuti a confrontarsi con le organizzazioni sindacali e con i lavoratori stessi al fine di definire una politica che tenga conto delle diverse esigenze dei lavoratori. Il diritto alla disconnessione in Irlanda riguarda tutti i lavoratori, non solo coloro in smart work.

È particolare infine notare che non tutti in Irlanda si sono dimostrati favorevoli al Codice. Secondo alcuni, estendere i diritti potrebbe causare dissuadere le aziende multinazionali a investire nel Paese. 

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Conclusioni  

Indipendentemente delle leggi garantire il diritto alla disconnessione è un ottimo modo per aumentare il benessere dei lavoratori impiegati da remoto. Le risorse da remoto notoriamente hanno meno opportunità di confrontarsi e di socializzare rispetto ai colleghi in ufficio. 

Incoraggiarle a concedersi momenti di svago e relax, farle sentire parte integrante dell’organizzazione, sono piccole attenzioni che ti aiutano a definire una sana e inclusiva cultura aziendale.

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Nata a Firenze e laureata in Scienze Politiche (in particolare Comunicazione e Giornalismo) all’Università di Firenze. In Italia ha lavorato come giornalista ed ha collaborato con diversi siti web dedicati al mondo dell’attualità. Adesso vive a Barcellona ed è Content Marketing Specialist in Factorial e si occupa della creazione dei contenuti del mercato italiano. Il suo obiettivo è dare supporto, ispirazione e strumenti per far conoscere il mondo delle Risorse Umane e far crescere la community HR. Ama l’avventura, la natura, viaggiare e giocare a pallavolo.

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