Pressoché chiunque è consapevole dell’esistenza, in Italia, di normative relative al congedo di maternità, uno strumento che permette alle donne di assentarsi dal lavoro durante i primi mesi di vita del proprio figlio, senza rinunciare allo stipendio o rischiare di incorrere in licenziamento.
Ma cos’è nello specifico questo diritto e a chi spetta? Di quanti giorni di permesso si può usufruire e come si presenta la domanda?
Nella nostra guida chiariremo tutti gli aspetti che destano più dubbi, fornendo una visione completa riguardo questo importante strumento per le famiglie.
- Cos’è il congedo di maternità
- A chi spetta il congedo di maternità
- Quanto dura il congedo di maternità
- Aspetti economici del congedo
- Come presentare la domanda
- Casi particolari ed eccezioni
- Come gestire permessi e congedi con Factorial
- Domande frequenti sul congedo di maternità
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Cos’è il congedo di maternità
Il congedo di maternità, chiamato anche aspettativa per maternità, è il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro riconosciuto alle lavoratrici, sia dipendenti sia autonome, durante la gravidanza e dopo il parto.
È un diritto indisponibile al quale nessuna lavoratrice può rinunciare ed è tutelato dall’articolo 37 della Costituzione italiana.
Anche il Codice Civile all’articolo 2110 tutela i lavoratori per infortunio, malattia, gravidanza e puerperio (periodo immediatamente successivo al parto) assicurando loro una retribuzione o un’indennità adeguata. In ogni caso, la disciplina di riferimento dell’astensione maternità obbligatoria è il Testo Unico della maternità D. Lgs 151/2001.
Precisiamo inoltre che il congedo di maternità obbligatorio è differente dal congedo parentale: chiamato anche maternità facoltativa. Questo è infatti un periodo di astensione facoltativo, concesso per prendersi cura del bambino nei suoi primi anni di vita, e che riguarda entrambi i genitori.
A chi spetta il congedo di maternità
Adesso che abbiamo chiarito di cosa si tratta, vediamo a chi spetta questo importante diritto. Come si evince dal nome, il congedo è pensato appositamente per le neo-madri e riguarda quasi tutte le lavoratrici del nostro Paese.
Del congedo di maternità, infatti, possono beneficiare le lavoratrici:
- Assicurate iscritte all’Inps;
- Dipendenti del settore privato (operaie, apprendiste, impiegate, dirigenti);
- Le lavoratrici autonome;
- In alcuni casi, anche le madri disoccupate o sospese dall’attività lavorativa;
- Le lavoratrici agricole a tempo indeterminato e determinato;
- Dipendenti addette ai servizi domestici e familiari (colf e badanti);
- Le lavoratrici a domicilio;
- Chi svolge attività socialmente utili o di pubblica utilità.
Qualora dovessero riscontrarsi cause di impedimento all’astensione lavorativa della madre, a beneficiare del diritto di congedo sarà il padre con il congedo di paternità.
Quanto dura il congedo di maternità
In generale, il congedo di maternità consiste in un’astensione dall’attività lavorativa per un periodo sempre obbligatorio di 5 mesi. I cinque mesi includono anche il periodo di gestazione e la madre lavoratrice ha il diritto di decidere quando far partire il congedo.
Può, infatti, essere usufruibile secondo diverse modalità:
- 2 mesi prima e 3 mesi dopo il parto;
- 1 mese prima e 4 mesi dopo il parto;
- 5 mesi dopo il parto se non vi sono rischi per la salute di madre e figlio.
La flessibilità del congedo di maternità è stata introdotta dalla Legge di Bilancio del 2019 per permettere alle neo madri di godere del congedo più idoneo alle proprie esigenze.
Nel caso del cosiddetto “congedo di maternità flessibile”, la madre può infatti decidere di prendere il congedo di maternità un solo mese prima del parto. Ciò significa che dovrà lavorare fino all’ottavo mese di gravidanza e per farlo è necessario il certificato medico rilasciato dal medico aziendale o dal ginecologo che attesta che questa scelta non provocherà alcun danno alla salute né della mamma e né del bambino.
Questo vale anche se i mesi del congedo vengono presi tutti subito dopo il parto: in questo caso la madre avrà più tempo da dedicare al figlio, ma sarà il medico specialista che autorizzerà questa scelta al fine di tutelare la salute sia della madre che del nascituro.
Infine, in caso di lavoro o gravidanza a rischio, si può ottenere la maternità anticipata. Si tratta di un diritto riconosciuto alla lavoratrice che in determinate situazioni le consente di astenersi dal lavoro nei primi mesi di gravidanza. Tale provvedimento può essere disposto dall’ASL o dall’Ispettorato territoriale del lavoro.
Maternità facoltativa
Come già accennato, dopo il quattro mesi, si può avere accesso al cosiddetto congedo facoltativo di maternità.
Secondo la normativa, entrambi i genitori hanno a disposizione un periodo complessivo di 10 o 11 mesi per prendersi cura dei propri figli fino al compimento dei 12 anni.
La madre può usufruire di un congedo fino a 6 mesi, mentre al padre spettano anche 6 mesi, ma può richiedere un mese aggiuntivo se non si astiene per periodi continui o frazionati superiori a 3 mesi. Pertanto, riassumendo:
- La madre ha diritto a un massimo di 6 mesi di congedo
- Il padre ha diritto a un massimo di 6 mesi di congedo, estendibili a 7 mesi
Il diritto di astenersi dal lavoro per il congedo di maternità facoltativo è valido fino a quando il figlio del lavoratore o della lavoratrice non raggiunge l’età di 12 anni.
Infine, la madre potrà ulteriormente allungare il proprio congedo di maternità attraverso le ferie, secondo le regole specifiche relative ai giorni di ferie relativi ai congedi parentali.
Aspetti economici del congedo
Passiamo, adesso, alla sezione che riguarda gli aspetti economici.
Durante la maternità, la lavoratrice percepisce un’indennità economica direttamente dall’INPS in sostituzione della retribuzione. Inoltre, è bene specificare che per le lavoratrici dipendenti l’assegno di maternità può essere integrato anche dal datore di lavoro, secondo i parametri previsti dalla contrattazione collettiva.
Durante i periodi di congedo di maternità la lavoratrice ha diritto a percepire un’indennità economica pari all’80% della retribuzione giornaliera calcolata sulla base dell’ultimo periodo di paga scaduto immediatamente precedente l’inizio del congedo di maternità quindi, di regola, sulla base dell’ultimo mese di lavoro precedente il mese di inizio del congedo. Ricordiamo che, in determinati casi, la retribuzione è innalzata dai contratti collettivi al 100%.
Come abbiamo detto, l’indennità economica può essere anticipata in busta paga dal datore di lavoro o pagata direttamente dall’INPS.
Il pagamento è effettuato direttamente dall’INPS alle seguenti categorie:
- Lavoratrici stagionali;
- Operaie agricole;
- Lavoratrici dello spettacolo saltuarie o a termine;
- Colf e badanti;
- Lavoratrici disoccupate o sospese;
- Lavoratrici assicurate ex IPSEMA (Istituto di Previdenza Settore Marittimo).
Nel congedo per maternità INPS, è la lavoratrice che sceglie il metodo di pagamento, con bonifico presso l’ufficio postale o con accredito su conto corrente bancario o postale.
Come presentare la domanda
Per quanto riguarda la documentazione necessaria al congedo di maternità obbligatorio, il primo documento necessario da consegnare al datore di lavoro è quello indicante la data presunta del parto. Questo è indispensabile perché è l’elemento che permette di conteggiare il periodo esatto di astensione.
Nel caso in cui la lavoratrice debba avvalersi dell’astensione anticipata sarà necessaria la certificazione rilasciata dall’ASL. Nel caso, invece, di richiesta di flessibilità (1 mese prima e 4 mesi dopo il parto o 5 mesi subito dopo), allora la lavoratrice dovrà allegare certificato di assenza di controindicazioni avallato dal giudizio di un medico.
Dopo aver preparato tutta la documentazione, la lavoratrice può presentare la domanda online tramite il servizio dedicato presente sul sito dell’INPS utilizzando l’apposito PIN. In alternativa si può anche chiamare il numero verde del Contact Center indicato sul sito dell’Istituto previdenziale o rivolgersi a Patronati attraverso i relativi servizi telematici.
La lavoratrice è tenuta a comunicare la data di nascita del figlio e le relative generalità entro 30 giorni dal parto. Le lavoratrici autonome, invece, sono tenute a trasmettere la domanda telematica successivamente al parto.
Casi particolari ed eccezioni
Vediamo ora cosa accade in specifici casi durante la gravidanza, il parto o l’adozione.
- Congedo di maternità in caso di aborto: purtroppo, possono verificarsi casi di aborto spontaneo o morte prematura. Nel caso di interruzione di gravidanza che si verifica dopo i 180 giorni dall’inizio della gestazione o in caso di decesso del bambino alla nascita o durante il congedo di maternità, la lavoratrice ha diritto ad astenersi dal lavoro per l’intero periodo di congedo di maternità, a meno che non decida di riprendere l’attività lavorativa.
- Congedo di maternità in caso di parto gemellare: in caso di parto gemellare la durata del congedo di maternità non varia.
- Congedo di maternità in caso di adozione o affidamento nazionale di minore (legge 184/1983): il congedo di maternità spetta per i 5 mesi successivi all’effettivo ingresso in famiglia del minore. Per le adozioni o gli affidamenti preadottivi internazionali, il congedo spetta per i 5 mesi successivi all’ingresso in Italia del minore adottato o affidato.
- Congedo di maternità in caso di parto prematuro: se il parto avviene in data anticipata rispetto a quella presunta, i giorni non goduti prima del parto vengono aggiunti al periodo di astensione obbligatoria dopo il parto, anche qualora la somma dei periodi superi il limite complessivo di 5 mesi.
- Congedo di maternità in caso di ricovero del neonato: si ha diritto alla sospensione del congedo di maternità durante i tre mesi dopo il parto e durante gli ulteriori giorni non goduti prima del parto. Qualora il parto avvenga in data anticipata a quella presunta. In questo modo può godere del congedo, tutto o in parte, dalla data di dimissione del bambino.
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FAQ: congedo maternità
Quanto dura il congedo per maternità?
Il congedo di maternità dura per un periodo sempre obbligatorio di 5 mesi. I cinque mesi includono anche il periodo di gestazione e la madre lavoratrice ha il diritto di decidere quando far partire il congedo, se uno, due o tre mesi prima della nascita. Il congedo obbligatorio può essere ulteriormente allungato grazie ai mesi di congedo facoltativo.
Come funziona la maternità dopo i 5 mesi?
Dopo i cinque mesi, si può avere accesso al cosiddetto congedo facoltativo di maternità.
Secondo la normativa, entrambi i genitori hanno a disposizione un periodo complessivo di 10 o 11 mesi per prendersi cura dei propri figli fino al compimento dei 12 anni.
Quanti sono i mesi di maternità facoltativa nel 2024?
La maternità facoltativa è complessivamente lunga un massimo di 10 mesi, estendibili a 11 se il padre si astiene dal lavoro per almeno tre mesi consecutivi.