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Aspettativa retribuita: come funziona, in quali casi e tempistiche

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7 minuti di lettura
Aspettativa retribuita: come funziona, in quali casi e tempistiche

Aspettativa retribuita: come funziona? In quali casi è obbligatorio retribuire un periodo di aspettativa? Per quanto tempo può assentarsi un lavoratore?

I dipendenti hanno diversi modi per prendersi un periodo di pausa. A volte chiedono di assentarsi per qualche ora tramite dei permessi ROL, a volte per alcuni giorni e altre volte ancora per lunghi periodi.

La legge e i CCNL distinguono tutti i casi aiutando a fare chiarezza su un tema molto sentito tanto dai datori di lavoro, tanto dai lavoratori subordinati.

In questo approfondimento andremo a coprire tutto quello che riguarda l’aspettativa retribuita. Vedremo cos’è, per quali motivi può essere richiesta e tutte le implicazioni che comporta. 

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Cos’è l’aspettativa retribuita?

L’aspettativa retribuita è un periodo di tempo, più o meno lungo, in cui il rapporto di lavoro viene sospeso, ma il dipendente continua a essere pagato. La richiesta di sospensione parte dal lavoratore, che dovrà inoltrare la propria domanda per giustificare la pausa tramite la richiesta di aspettativa.

Che si tratti di aspettativa retribuita o meno, ciò che non cambia è che il datore di lavoro dovrà comunque garantire il posto di lavoro al dipendente, una volta che, terminato il periodo di assenza, tornerà sul posto di lavoro.

I periodi di aspettativa sono regolati dalla Costituzione, dalle leggi e dai CCNL di riferimento. In particolare:

  • La Costituzione sul tema contiene un unico cenno all’articolo 51 specificando la possibilità di assentarsi dal lavoro per lo svolgimento delle cariche elettive 
  • La legge n.53 del 2000 disciplina i periodi di aspettativa per motivi personali, familiari e per necessità formative  
  • Lo statuto dei lavoratori, legge n.300 del 1970, contiene ulteriori disposizioni in merito all’aspettativa per le cariche pubbliche e lo svolgimento delle attività sindacali
  • La legge 104 del 1992 e il D.lgs 151/2001 regolano i periodi di aspettativa concessi al lavoratore affinché possa prendersi cura e assistere i familiari portatori di handicap.

Ciò che è importante sapere riguardo il tema è: 

  • Il datore di lavoro potrà opporsi alla richiesta per validi motivi
  • L’aspettativa non è sempre retribuita (quella che non viene pagata è chiamata aspettativa non retribuita)

Andiamo a vedere nel dettaglio i casi in cui l’aspettativa è retribuita.

Aspettativa retribuita per motivi familiari

L’unico caso in cui è prevista l’aspettativa retribuita per motivi familiari, da non confondere con le norme sul congedo di maternità e paternità, si verifica quando il lavoratore ha figli o parenti stretti affetti da un grave handicap.

Si tratta di un congedo della durata massima di due anni. Nel corso degli anni le norme sul tema si sono susseguite e sebbene la regola generale sia quella su citata, in alcuni casi possono usufruire dell’aspettativa anche i parenti del disabile fino al terzo grado, a condizione che tutti gli altri parenti stretti, genitori, conviventi e parenti o siano deceduti o siano anche loro portatori di handicap.  

Per usufruire dell’aspettativa retribuita è necessario che il disabile abbia un handicap con connotazione di gravità. Ciò vuol dire che l’INPS ha accertato la necessità del portatore di handicap di essere assistito in maniera permanente e continuativa.

Inoltre: 

  • Il soggetto in condizione di disabilità non deve (o non può) lavorare 
  • Il congedo non si raddoppia in caso di più persone disabili
  • È possibile fruire del congedo anche in maniera frazionata

Nel momento in cui un lavoratore dimostri di trovarsi in questa situazione può quindi accedere all’aspettativa retribuita mediante apposita richiesta.

Di conseguenza, il datore di lavoro dovrà corrispondergli un’indennità e la contribuzione figurativa. Gli importi per legge non possono superare i 47.446 euro annui. Il pagamento dell’indennità è a carico dell’azienda, che dovrà anticiparli per poi detrarre l’ammontare dei contributi previdenziali versati all’INPS.

Il dipendente in aspettativa retribuita non maturerà:

Aspettativa retribuita per motivi personali

Si può ottenere un’aspettativa retribuita per motivi personali?

Quest’eventualità, a eccezione di casi specifici, è molto rara.

Eccezion fatta per i motivi familiari, i quali possono essere considerati comunque nell’insieme dei motivi personali, in via generale non è retribuita l’aspettativa per: formazione, cariche pubbliche, o tossicodipendenza.

Fermo restando che per altri motivi di salute o di natura personale, il lavoratore tendenzialmente chiede i permessi retribuiti e non l’aspettativa, è il caso ad esempio di:

  • Malattia 
  • Lutto 
  • Matrimonio
  • Maternità

In definitiva l’unico caso in cui il periodo di assenza del lavoratore è abbastanza lungo, ma comunque tecnicamente rientrante nei periodi di congedo, è previsto per i lavoratori invalidi civili o mutilati a condizione che gli sia stata riconosciuta una ridotta capacità lavorativa superiore al 50%.

In questo caso il datore di lavoro dovrà garantire e retribuire il lavoratore fino a 30 giorni di congedo annuali al fine di consentirgli di prendersi cura della patologia invalidante. 

👉 Leggi qui “Ferie matrimoniali: come richiederle, a chi spettano e come goderle”.

Aspettativa retribuita per malattia

Una forma di aspettativa retribuita per motivi personali si verifica quando un lavoratore si ammala per un periodo superiore ai tre giorni. I primi tre giorni di malattia sono infatti a carico del datore di lavoro, successivamente però la retribuzione è a carico dell’INPS.

L’indennità spetta per un massimo di 180 giorni durante l’anno, 6 mesi, nel caso il lavoratore abbia un contratto a tempo indeterminato.

L’INPS corrisponde il 50% della retribuzione prevista da contratto a partire dal quarto giorno di malattia fino al ventesimo. Dopo di che la retribuzione diventa del 66,66% fino al giorno 180. 

Altre casistiche dell’aspettativa retribuita

Finora abbiamo visto i casi e le condizioni affinché si possa parlare di aspettativa retribuita per motivi personali, familiari o di salute. Esistono tuttavia anche altre circostanze particolari da considerare.

Donne vittima di violenza

Come specificato nel D.Lgs. 80/2015 le lavoratrici sia del settore pubblico che privato, hanno diritto a un periodo di aspettativa retribuita di massimo 3 mesi da poter usufruire in maniera frazionata o continuata nel corso di tre anni. 

Questo caso di astensione sul lavoro è riservato alle lavoratrici che rientrano nei percorsi di protezione per la violenza di genere. Tutte le lavoratrici possono richiedere il permesso. La misura include tutte coloro che hanno un contratto come:

L’indennità che l’azienda dovrà corrispondere è pari al 100%, prendendo come riferimento l’ultima retribuzione. L’indennità è quindi a carico del datore di lavoro a eccezione delle lavoratrici stagionali e delle operaie agricole, le quali sono pagate dall’INPS. 

Dottorato

Per quanto riguarda il dottorato di ricerca l’aspettativa retribuita è concessa solo ai dipendenti pubblici e nel solo caso in cui si tratti di un dottorato senza borsa di studio. Come titolare di azienda privata tuttavia devi tener conto che il dipendente può usufruire delle 150 ore di diritto allo studio previste dalla legge a condizione che queste siano necessarie per permettere il conseguimento del titolo.

Sul tema però consigliamo di verificare quanto riportato nel CCNL di riferimento, poiché non tutti gli orientamenti tendono a considerare il dottorato rientrante nelle 150 ore di permesso allo studio. 

Volontariato

Non tutte le aspettative per volontariato sono retribuite, ma il lavoratore può essere indennizzato solo nei casi in cui presti servizio per una delle agenzie presenti nell’elenco della protezione civile. Inoltre, il periodo concesso è limitato a 90 giorni l’anno. 

Pertanto, in caso di richiesta di aspettativa retribuita per volontariato, dovrai prima verificare per quale ente il lavoratore svolge servizio e muoversi di conseguenza.

È bene specificare che sarà il datore di lavoro a versare la retribuzione e i contributi, ma questi saranno poi rimborsati direttamente dalla protezione civile.  

La richiesta di aspettativa retribuita

I lavoratori, nel settore privato, possono inviare la domanda di aspettativa retribuita direttamente alle risorse umane oppure all’ufficio amministrazione. La richiesta è necessario che sia presentata con un congruo preavviso, deve essere motivata ed è bene contenga:

  • La data d’inizio aspettativa 
  • Tipo di contratto e mansioni
  • Modalità di fruizione (continuativa o frazionata)
  • Riferimenti normativi 
  • Firma

Il datore di lavoro riceverà quindi una richiesta formale e, come anticipato, non sarà obbligato ad accogliere la richiesta. Il rifiuto della richiesta, però, dovrà essere motivato. Tra le motivazioni, si considerano legittime soltanto le comprovate esigenze aziendali

Diversamente ogni diniego non solo è illegittimo ma lascia comunque la facoltà al lavoratore di presentare nuovamente la domanda sottoponendola a una nuova valutazione. 

Aspettativa retribuita per i dipendenti pubblici

Ma cosa cambia, nello specifico, tra dipendenti pubblici e privati riguardo questo tipo di aspettativa?

Nella maggior parte dei casi, sempre tenendo conto dei CCNL di riferimento, i tipi di aspettativa rimangono uguali per dipendenti pubblici e privati, con poche eccezioni. Anche per questo tipo di dipendenti, la maggior parte delle aspettative rimangono non retribuite e fanno eccezione i casi sopra elencati.

Nel caso in cui volessero fare richiesta per l’aspettativa, i lavoratori nel settore pubblico dovrebbero fare richiesta alla propria Amministrazione tramite l’ufficio preposto.

Gestire l’aspettativa retribuita con un Software di risorse umane

Ricevere una richiesta di aspettativa è normale. Sappiamo quanti problemi e imprevisti possono d’improvviso sconvolgere la vita di una persona.

Diversamente se le richieste di aspettativa, permessi e congedi dovessero iniziare a essere troppe è possibile che vi sia qualche problema tra i dipendenti che probabilmente merita di essere approfondito.

Adottare politiche volte al benessere dei dipendenti, è risaputo, riduce le assenze in azienda e spesso sono la soluzione a richieste di permessi e congedi superiori alla media.

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FAQ: aspettativa retribuita

L’aspettativa retribuita a chi spetta?

L’aspettativa può essere richiesta in maniera indiscriminata da dipendenti pubblici e privati, a patto che rispettino le condizioni indicate dalle norme di riferimento. L’importo e la durata dell’aspettativa retribuita variano in base alla causa, al CCNL applicato e alla normativa di riferimento.

Come prendere l’aspettativa retribuita?

Per ottenere l’aspettativa retribuita occorre presentare una richiesta scritta all’azienda, allegando la documentazione necessaria (come ad esempio certificati medici o attestati) che giustifichi il motivo della richiesta. I tempi e le modalità specifiche variano in base al CCNL di riferimento.

L’aspettativa retribuita quando si può chiedere?

Sono pochi i casi in cui può essere richiesta questo tipo di aspettativa. Ad esempio, può essere avanzata richiesta in caso di malattia, in caso di figli o parenti stretti affetti da un grave handicap, per motivi di volontariato o per le donne vittime di violenza.

Dopo anni di esperienza nel mondo dell'editoria digitale e delle start-up, attualmente vive a Barcellona, dove è copywriter per Factorial e crea contenuti per il mercato italiano. Appassionata di scrittura e letteratura, non potrebbe mai vivere senza viaggiare e senza il suo gatto.

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