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Career Coaching e LinkedIn Training – con Rocco Cutrupi

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6 minuti di lettura
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Avere obiettivi di lavoro chiari e pianificare come raggiungerli aiuta a non perdere il focus e guidare la propria strada verso la realizzazione professionale. È importante sognare in grande e porsi obiettivi stimolanti, ma è necessario anche conoscere i propri punti di forza e punti deboli per valutare le potenzialità di crescita in un determinato ambito. Oggi parliamo di Career Coaching con Rocco Cutrupi, Executive & Career Coach, che ci spiegherà meglio la sua professione e quali aspetti importanti tenere in considerazione per dare uno slancio alla propria carriera.

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Infatti, Rocco è anche un LinkedIn Trainer e Founder presso JobStep.it, che si pone tra gli obiettivi principali quello di fornire ai candidati “gli strumenti necessari a condurre con successo le attività di ricerca lavoro e sviluppo professionale”.

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E: Può spiegarci meglio il concetto di Career Coaching?

Rocco definisce il career coaching, o consulenza di carriera, quell’area del coaching volta a supportare i singoli professionisti nel proprio sviluppo professionale.

R: “È chiaro, non siamo il lavoro che facciamo, ma questo è inevitabilmente collegato alla nostra realizzazione professionale e personale. L’obiettivo del career coach è proprio quello di supportare i propri clienti a maturare una maggiore chiarezza sulle proprie potenzialità e orientare al meglio le relative scelte di carriera”.

A questo fine si vanno a instaurare reali rapporti di partnership, in cui il coach aiuta il cliente a mettere in relazione le proprie competenze e capacità con le richieste emergenti del mercato del lavoro.

Ma da dove si inizia? Solitamente si parte dall’approfondimento e la comprensione delle aree di expertise attuali, nonché la progettazione di eventuali piani di sviluppo per hard & soft skills. Si prosegue ricorrendo ad appositi strumenti di coaching per fornire il supporto operativo alla realizzazione dei materiali di candidatura e passando per la preparazione al colloquio di lavoro. Il candidato sarà così messo nelle condizioni di raggiungere il proprio obiettivo di carriera.

Ciò che caratterizzare il career coaching è un approccio fortemente operativo, focalizzato sulle esigenze e peculiari necessità del cliente. I candidati che lo richiedono intendono migliorare personal branding, numero di colloqui e offerte di lavoro ottenute.

E: Perché è importante fare un bilancio delle competenze nel Career Coaching?

Nel porre questa domanda mi chiedevo se capita spesso nel mondo del lavoro di non rendersi conto o di avere una visione non corretta delle proprie competenze.

Per Rocco il bilancio delle competenze è il punto di partenza per ogni percorso di career coaching. Si tratta di un affiancamento attraverso cui identificare conoscenze, capacità e aree di expertise rilevanti su cui basare il piano di sviluppo professionale.

R: “Ognuno di noi è diverso per storia, interessi e obiettivi da raggiungere. Una ricerca lavoro, perché sia davvero di successo, deve necessariamente mettere in relazione le competenze peculiari di ciascuno con le effettive possibilità offerte dal mercato esterno”.

Per questo si può affermare che il primo passo per qualsiasi attività di sviluppo professionale riguarda la piena consapevolezza circa le proprie hard & soft skills.

Rocco ci racconta che può capitare che i candidati non riescano a comprendere quali competenze valorizzare per essere appetibili per il mercato del lavoro. La loro visione può essere ridotta alla singola realtà aziendale in cui lavorano e spesso hanno difficoltà a rendere la loro esperienza comprensibile all’esterno. Inoltre, in pochi riescono a evidenziare progetti e risultati di carriera raggiunti, che considera elementi chiave da valorizzare soprattutto in profili senior.

E: Quali sono gli errori più comuni nei CV che ricevi?

R: “La casistica è davvero ampia, si va dai documenti troppo lunghi (oltre le 3 pagine) a quelli troppo sintetici in cui a mala pena vengono riportate qualifiche e date delle singole esperienze. Immancabili poi gli errori grammaticali e le cariche aziendali formulate in modi difficilmente comprensibili da un lettore esterno”.

Rocco ci riferisce però che l’errore più comune è quello di ostinarsi a utilizzare il medesimo documento per posizioni e aziende tra loro molto diverse.

Un CV efficace è invece calato sulla specifica opportunità, evidenzia i risultati raggiunti e comunica “a colpo d’occhio” le peculiari aree di expertise del candidato. Scrivere un buon documento richiede pertanto una fase di analisi preliminare volta da un lato a comprendere le caratteristiche personali e dall’altro gli specifici requisiti richiesti dall’azienda target.

E: Come si può attirare l’attenzione di un recruiter con il proprio curriculum?

È risaputo, i recruiter solitamente impiegano pochi secondi a decidere se un profilo può interessarli o meno. Vincere la competizione significa conoscere, per quanto possibile, chi è l’azienda e cosa sta cercando per potersi presentare da subito come il profilo ideale. Diviene così essenziale analizzare in profondità l’annuncio in questione per identificare sia le competenze tecniche sia le soft skills richieste per ricoprire il ruolo.

Per Rocco questo rappresenta soltanto il primo passo per scrivere un CV efficace. È importante personalizzare sempre i contenuti del documento in base alla posizione e, ancora meglio, rifarsi allo stesso lessico utilizzato nell’annuncio.

R: “Sistemi ATS e recruiter in carne ed ossa non fanno altro che passare in rassegna i contenuti per trovare le corrispondenze con la posizione ricercata. Spetta a noi riportare nel documento le giuste parole chiave per passare questa primissima fase di scrematura”.

Come sappiamo negli ultimi anni LinkedIn è diventata una delle piattaforme numero uno nella ricerca e proposta di offerte di lavoro. Tanto i recruiter quanto i candidati utilizzano LinkedIn su base giornaliera e per questo ci sono dei punti da tenere in considerazione.

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E: In cosa consiste il LinkedIn training? Quali temi vengono toccati principalmente?

In maniera molto chiara Rocco mette in luce che avere un profilo LinkedIn efficace è una condizione necessaria per competere nell’attuale mercato del lavoro sempre più delocalizzato e virtuale. D’altro canto, se non curato, la presenza in questo social può influenzare in negativo la nostra immagine professionale e precluderci opportunità di lavoro importanti.

Rocco si occupa ormai da anni di affiancare singoli professionisti e aziende a migliorare la propria reputazione attraverso specifici servizi di training.

R: “Si va dalla scrittura del profilo in linea con obiettivi di posizionamento e LinkedIn SEO, alle strategie di networking per “coltivare” i giusti contatti chiave”.

Le tematiche affrontate riguardano inoltre la definizione del piano editoriale e le strategie di lead generation a supporto dello sviluppo sia che si tratti del brand, della persona o dell’azienda.

R: “Mi piace paragonare il proprio profilo LinkedIn a un’automobile; completare le sezioni del profilo equivale a rendere il mezzo efficiente, ma non si può però pensare di arrivare a destinazione senza conoscere la rotta e iniziare a guidare”.

E: Quali sono i vantaggi di fare personal branding su LinkedIn?

In un mondo ricco di informazioni come quello in cui viviamo ognuno di noi diviene una vera e propria “media company”, sostiene Rocco. Per questo dobbiamo non solo essere bravi a svolgere il nostro lavoro, ma anche a comunicarlo all’esterno verso mercato del lavoro o potenziali clienti.

Fare personal branding in LinkedIn consente di farsi trovare dai recruiter e migliorare il proprio “posizionamento” emergendo così come un reale leader di settore. Curare il proprio personal branding in LinkedIn equivale a dare la giusta immagine di sé al mondo digitale.

R: “Capire se il nostro personal brand ci rappresenta è abbastanza semplice, basta ricercare il proprio nome e cognome in una pagina anonima di Google. Tra i primi risultati ci sarà di certo il profilo LinkedIn”.

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E: Quali sono i segni distintivi di un profilo LinkedIn ben curato e organizzato per il Career Coaching?  

Rocco considera un profilo LinkedIn ben curato quando è compilato i tutte le sue sezioni, veritiero e facilmente comprensibile anche per lettori esterni al settore. Dovrebbe inoltre presentare immagini ed elementi multimediali coerenti con il ruolo, parlare di progetti e risultati raggiunti avvalorati da segnalazioni e/o endorsment.

Un’altra cosa da ricordare è che un profilo LinkedIn efficace deve fare attenzione alla LinkedIn SEO, ovvero all’insieme di keyword indicizzate a sistema e in grado di farci trovare dai contatti per noi interessanti. In questo modo il profilo potrà essere performante secondo il Social Selling Index e in linea con gli obiettivi complessivi di posizionamento nello specifico ambito professionale.

E aggiunge che utilizzare bene LinkedIn significa anche guardare al futuro, avere una ben chiara strategia di professional networking da attuare giorno dopo giorno per raggiungere i cosiddetti decision-maker. Questo perchè riuscire a creare una rete di connessioni utili al proprio obiettivo professionale è così un’attività fondamentale per ottenere risultati tangibili.

Per concludere invece assumiamo il punto di vista di chi invece deve rendere “appealing” la propria azienda per attirare i migliori talenti.

E: Quali punti fondamentali che non devono mancare in una job description nel Career Coaching?

Sebbene fondamentale per qualsiasi attività di ricerca del personale, capita spesso di imbattersi in job description incomplete e approssimative. Sbagliare in questa fase andrà inevitabilmente a compromettere le operazioni di recruiting portando anche alla scelta della persona sbagliata.

R: “Un’efficace descrizione del ruolo deve necessariamente prevdere: mansioni (insieme di compiti, responsabilità), requisiti (studi, conoscenze, competenze tecniche) e aspetti organizzativi (inquadramento, retribuzione, opportunità di carriera etc)”.

Scrivere una buona job description richiede un’attenta analisi della posizione in quella specifica realtà aziendale. È proprio per questo che bisogna evitare qualsiasi tipo di generalizzazione e calarsi invece nel contesto reale in cui il candidato dovrà andare a operare. La tecnica migliore, secondo Rocco, è quella di intervistare qualcuno che sta già operando con successo in quel medesimo ruolo. Nessuno sarà in grado di definirne meglio gli aspetti essenziali se non chi già lo ricopre.

Ringraziamo Rocco per gli insight forniti su come sviluppare al meglio la propria carriera professionale.

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Isotta è Content Marketing Specialist in Factorial ed è appassionata di comunicazione, copywriting, social media e HR. Ama la natura, viaggiare e giocare a pallavolo.

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