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Trattamento integrativo: come funziona e quali sono le novità come la rinuncia

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10 minuti di lettura

Cos’è il trattamento integrativo (o bonus Irpef)? Quale sarà la differenza in busta paga?

L’anno appena trascorso ha portato con sé numerosi cambiamenti, non solo nella vita di ognuno di noi, ma anche nella gestione tributaria da parte dello Stato. Nel mezzo dei vari decreti emanati a più riprese a tutela del Paese durante la pandemia si sono susseguite modifiche riguardanti i sussidi di disoccupazione e gli ammortizzatori sociali, come ad esempio la cassa integrazione Inps per covid.

Va da sè, quindi, che In un contesto così articolato, eterogeneo ed in continua evoluzione la gestione delle buste paga sia diventata qualcosa di particolarmente complesso per datori di lavoro e responsabili delle risorse umane. Un’altro elemento di cui tener conto in fase di retribuzione dei dipendenti è il cosiddetto trattamento integrativo (o bonus Irpef) in busta paga.

Questo bonus rappresenta uno strumento volto al taglio del cuneo fiscale dopo l’abrogazione, all’inizio dello scorso anno, del cosiddetto “bonus fiscale Renzi”, dopo la sua prima introduzione nel 2014. Il bonus è stato riconfermato quest’anno nell’ambito della nuova legge di bilancio e i dipendenti potranno beneficiarne, aspettando una riforma più estensiva relativamente all’Irpef, la quale dovrebbe prevedere una revisione delle aliquote.

In questo articolo, cerchiamo di capire meglio cos’è il trattamento integrativo (o bonus Irpef), come funziona e a chi spetta in busta paga.

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Trattamento integrativo (o bonus Irpef): cos'è?

Come sempre, cerchiamo innanzitutto di definire con precisione quello di cui stiamo parlando, per evitare di confonderci. Cos’è esattamente il trattamento integrativo (o bonus Irpef)?

Viene definito trattamento integrativo (chiamato anche bonus fiscale) la manovra relativa al taglio del cuneo fiscale che è stata prevista dalla manovra finanziaria 2020 a partire dal 1 luglio 2020 e dal decreto dello definito “Cura Italia”. Questo bonus consiste in un contributo in busta paga che potrà raggiungere un massimo di 1200€ all’interno dell’annualità, a beneficio dei lavoratori dipendenti che rientrino in una specifica fascia di reddito.

L’ammontare della tassazione sulle buste paga viene ridotta, grazie a questo trattamento integrativo o bonus Irpef, in maniera più uniforme rispetto al precedente Bonus Renzi e va a toccare più categorie di lavoratori.

I dipendenti, infatti, non saranno i soli a beneficiare di questo credito d’imposta che potrà essere anche essere riscattato direttamente, tramite il modello 730, da altre tipologie di cittadini come i disoccupati e i lavoratori atipici.

A livello istituzionale, sembra già essere in lavorazione una nuova riforma fiscale la quale, come anticipavamo all’inizio, riguarderà con tutta probabilità una ristrutturazione anche degli scaglioni relativi alle aliquote Irpef.

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Trattamento integrativo in busta paga: come funziona

Andiamo ora a vedere più nello specifico come funziona il trattamento integrativo (o bonus Irpef) in busta paga per i dipendenti in questo.

Come abbiamo già detto, il trattamento integrativo (o bonus Irpef) consiste, in poche parole, in un credito d’imposta derivato relativamente all’imposta sulle persone fisiche, che permette ai lavoratori di ottenere fino a 100 euro in più al mese (rispetto agli 80 euro dell’ex bonus fiscale Renzi) direttamente all’interno della propria busta paga. Specifichiamo questo per spiegare che, nella maggior parte dei casi, per quanto riguarda i lavoratori subordinati con un contratto di lavoro full-time stabile, il trattamento integrativo (o bonus Irpef) sarà direttamente percepibile mensilmente. Per vederlo basterà leggere la busta paga e controllare le differenti voci presenti sul cedolino.

Il principale vantaggio di questo trattamento integrativo (o bonus Irpef) per i dipendenti risiede nel fatto che l’aumento in busta paga derivato da questo taglio non incide direttamente sul reddito percepito. Per questo motivo, la liquidità aggiuntiva goduta dai dipendenti sarà netta e non soggetta in alcun modo ad ulteriori imposizioni fiscali.

Come richiedere il trattamento integrativo (o bonus Irpef)?

La domanda che molte aziende e dipendenti si fanno è: come è possibile richiedere il trattamento integrativo (o bonus Irpef)? La risposta è che non è necessario.

Per poter usufruire del trattamento integrativo in busta paga né il dipendente, né l’azienda devono presentare alcuna richiesta particolare. Il bonus verrà erogato indirettamente dall’azienda in qualità di sostituto d’imposta la quale, in fase di retribuzione mensile, effettuerà i calcoli relativi e provvederà ad applicare la detrazione fiscale corretta in base al reddito del lavoratore. Questo procedimento da solo (sempre che il dipendente ne abbia diritto) va ad aumentare automaticamente il netto in busta paga.

Caso interessante, invece, è quello della possibile rinuncia al trattamento integrativo (o bonus Irpef). Ai dipendenti è data la possibilità di rinunciare alla detrazione fiscale nei casi in cui potrebbero ricadere in una situazione nella quale vadano a beneficiare del credito d’imposta senza averne diritto. Questo potrebbe accadere in varie occasioni, che spiegheremo, e porterebbe il dipendente a dover rimborsare l’importo ricevuto in fase di conguaglio o dichiarazione dei redditi.

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Novità del trattamento integrativo legate all’emergenza coronavirus

Nella platea degli aventi diritto al trattamento integrativo (o bonus Irpef) venivano solitamente esclusi gli incapienti, ovvero i soggetti con reddito inferiore agli 8.174 € (limite che definisce la cosiddetta “no tax area”).

A causa della crisi economica portata dal coronavirus il Governo italiano ha deciso di estendere il taglio del cuneo fiscale anche a quei lavoratori che si siano trovati incapienti in seguito alla drastica riduzione dell’oriario di lavoro causata dalla pandemia.

In poche parole, se un lavoratore dipendente durante il 2020 è stato licenziato a causa del fallimento dell’azienda per cui lavorava, posto in cassa integrazione, o in sussidio di disoccupazione o si è visto costretto a ridurre drasticamente l’orario di lavoro a causa dell’emergenza coronavirus e, se per questo, è improvvisamente diventato incapiente, ha diritto a continuare a percepire il trattamento integrativo.

La modalità spettante a questo tipo di lavoratori per usufruire del bonus è il rimborso calcolato in fase di presentazione del 730 per la dichiarazione dei redditi.

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I dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze sul trattamento integrativo (o bonus Irpef)

Secondo quanto riportato dal sito ufficiale del Ministero dell’Economia e delle Finanze, a partire dal 1° luglio 2020, 16 milioni di lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato hanno potuto beneficiare del taglio del cuneo fiscale, grazie alla nuova definizione dell’ex “bonus fiscale Renzi” di 80 euro, grazie ad un allargamento sia dell’ammontare che del numero di beneficiari. L’incremento netto nelle retribuzioni erogate a partire da luglio dello scorso anno, è andato a a salire fino ad un massimo di 100 euro netti mensili. Rispetto a prima, il numero dei lavoratori diventati nuovi beneficiari è circa 4,2 milioni, i quali si aggiungono ai circa 11,7 milioni che già percepivano il bonus di 80 euro.

trattamento integrativo 2022 bonus irpef

A chi spetta il trattamento integrativo (o bonus Irpef)?

Veniamo ora al centro della questione: chi sono i beneficiari effettivi del trattamento integrativo in busta paga? Ripetiamo che il taglio del cuneo fiscale è riservato a chi percepisce redditi da lavoro dipendente. Ecco, nello specifico a chi spetta il bonus fiscale:

  • Soci lavoratori di cooperative
  • Collaboratori con contratto a progetto o co.co.co
  • Stagisti e possessori di una borsa studio-lavoro
  • Lavoratori socialmente utili
  • Soggetti in cassa integrazione
  • Disoccupati in regime di indennità NASPI

In termini di reddito percepito, il trattamento integrativo (o bonus Irpef) spetta in generale a tutti i lavoratori dipendenti con un reddito fino ai 40.000€. L’importo cambia a seconda degli scaglioni di reddito che vanno dai 8.174 ai 26.600€, dai 26.000 ai 28.000€ e dai 28.000 ai 40.000€. Vediamo gli importi più nel dettaglio nel capitolo successivo.

Gli esclusi dal trattamento integrativo (o bonus Irpef)

Nonostante l’ampliamento previsto dal Governo della platea dei beneficiari del trattamento integrativo, anche quest’anno molte categorie di persone che verranno inevitabilmente escluse dal poterne beneficiare.

Queste categorie sono rappresentate principalmente da:

  • Lavoratori il cui reddito annuale supera i 40.000€
  • I titolari di partita IVA
  • I pensionati
  • I soggetti che percepiscono il reddito di cittadinanza

Non è da escludere che, all’interno della prossima manovra finanziaria possano essere introdotte nuove misure che vadano ad allargare nuovamente lo spettro degli interessati a questo bonus o che, come accennato, questo provvedimento possa essere sostituito da una riforma delle aliquote fiscali.

Trattamento integrativo per i dipendenti: gli importi

Per i datori di lavoro e i responsabili HR (ma anche per i dipendenti) è importante capire quali siano gli importi relativi ad ogni scaglione di reddito per essere sicuri di calcolare e ricevere gli importi esatti relativamente al trattamento integrativo (o bonus Irpef) e, eventualmente, evitare brutte sorprese in fase di conguaglio.

Parlando degli scaglioni di reddito, è importante specificare che questi ultimi non verranno calcolati solo ed esclusivamente in base al reddito da lavoro dipendente percepito, ma anche in base alle eventuali attività che il dipendente possa portare avanti autonomamente in parallelo. In questo caso, gli importi percepiti in autonomia dal lavoratore dovranno essere conteggiati, e concorreranno al reddito cumulativo ai fini del calcolo.

Ma veniamo a noi. Nella maniera più sostanziale, i soggetti che più di tutti sentiranno l’impatto positivo e completo dei 100 euro aggiuntivi (i famosi 1200 annuali) saranno i lavoratori con un reddito compreso tra i 26.600 a 28.800€.

Per tutti i dipendenti in questo scaglione, infatti, il bonus in busta paga sarà una novità totale, un surplus di 100€ mensili. Al contrario, i redditi inferiori e quindi quelli compresi tra i 8.174 e i 26.600€ avvertiranno un aumento in busta paga di 20 euro in più. Questo perché questi soggetti risultavano già beneficiari dell’ormai abrogato “Bonus fiscale Renzi” (che era appunto di 80€).

Al di sopra della soglia dei 28.000€ l’importo del trattamento integrativo standard decresce, passando da 100 a 80€ per lo scaglione di reddito fino ai 35.000€. Superata quella soglia, l’importo decresce progressivamente fino ad azzerarsi al raggiungimento dei 40.000€ annuali.

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Trattamento integrativo (o bonus Irpef): le novità nel modello 730

Un’altra responsabilità di un buon datore di lavoro è mettere a disposizioni dei propri dipendenti tutte le informazioni necessarie a compilare correttamente la propria dichiarazione dei redditi.

Quest’anno, l’apposito modello 730 messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate è diverso rispetto agli anni precedenti in quanto dovranno essere dichiarati anche gli eventuali bonus percepiti dal Governo, sia dal punto di vista fiscale sia per quanto riguarda quelli legati all’emergenza coronavirus.

Accortezze relative all’apposita sezione nel modello 730

Per evitare errori è importante per i dipendenti sapere che i dati relativi al trattamento integrativo (o bonus Irpef) in busta percepito durante l’anno dovrà essere inserito nella sezione dedicata, la C14. In questa sezione, infatti, andranno dichiarate le somme totali percepite dal datore di lavoro o altro sostituto d’imposta.

Nei casi in cui il lavoratore non abbia beneficiato del trattamento integrativo (o bonus Irpef) in busta paga, potrà tranquillamente recuperarlo sotto forma di rimborso, erogato dall’Agenzia delle Entrate in caso di mancanza di sostituto d’imposta. In caso contrario, la parte ricevuta in più rispetto a quanto dovuto dovrà essere restituita.

È importante fare attenzione nei casi in cui non è chiaro se i limiti dei vari scaglioni verranno rispettati. Casi di un dipendente che ha subito un aumento o un premio produzione particolarmente consistente potrebbero influenzare il calcolo. Il rischio per il dipendente è quello di dover restituire la parte indebitamente ricevuta in busta paga in fase di conguaglio o appunto di dichiarazione dei redditi tramite il modello 730.

Nei casi limiti, e sempre se possibile, sarebbe buona norma rinunciare all’accredito mensile in prima istanza del trattamento integrativo (o bonus Irpef) e verificare alla fine dell’anno se effettivamente si ha diritto al pagamento.

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Trattamento integrativo (o bonus Irpef) in fase di conguaglio

Come abbiamo spiegato in precedenza, il bonus è pensato come uno strumento di taglio del cuneo fiscale è fruibile mensilmente in ogni busta paga nel più breve tempo possibile.

Per calcolare l’effettiva spettanza del trattamento integrativo viene simulato il reddito annuale, moltiplicando il reddito mensile per 12, 13 o 14 mensilità annuali di paga. In base al risultato viene corrisposto, non corrisposto o corrisposto in maniera ridotta il credito di 100€.

Come sappiamo, la sicurezza sull’esatto ammontare del reddito annuale si ha solo a fine anno. È solo in fase di conguaglio fiscale, quindi, che è possibile capire se effettivamente il trattamento integrativo (o bonus Irpef) calcolato e corrisposto sia effettivamente corretto. Nel caso siano stati commessi errori nel calcolo, si possono aprire 2 possibili scenari:

  1. Il trattamento integrativo corrisposto mensilmente risulta inferiore a quello spettante
  2. Il trattamento integrativo corrisposto mensilmente risulta superiore a quello spettante

Nel primo caso, ovviamente il dipendente dovrà ricevere un rimborso in busta paga di pari importo rispetto al trattamento integrativo non percepito. Nel secondo scenario, invece, sarà il datore di lavoro a trattenere dalla busta paga quanto indebitamente corrisposto in eccedenza.

La legge stabilisce che, nel caso in cui la somma in questione (nel caso in cui il bonus sia stato superiore) superi i 60€, la restituzione dovrà avvenire in otto rate di importo uguale a decorrere dalla retribuzione relativa al conguaglio fiscale (che solitamente corrisponde alla paga di dicembre) fino alla completa restituzione.

Come anticipavamo poco sopra, se il reddito di un dipendente subisce variazioni importanti durante l’anno, tali da poterlo far ricadere in uno scaglione diverso da quello considerato normalmente, il dipendente potrà chiedere al datore di lavoro di:

  • Non ricevere il versamento del trattamento integrativo (o bonus Irpef)
  • Ricevere il trattamento integrativo in un’unica soluzione in sede di conguaglio fiscale

trattamento integrativo 2022 bonus fiscale

Modalità di erogazione da parte dei datori di lavoro

Se il dipendente non richiede espressamente (tramite un apposito modulo) di non ricevere il contributo o di spostare la sua eventuale erogazione in sede di conguaglio, il datore di lavoro agisce da sostituto d’imposta.

Ciò significa che è obbligato a corrispondere il trattamento integrativo considerati i redditi del dipendente in quel preciso momento. Va specificato che, inoltre, il datore di lavoro può solamente tener conto dei redditi da egli stesso creati, se non diversamente comunicato da parte del dipendente.

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Isotta è Content Marketing Specialist in Factorial ed è appassionata di comunicazione, copywriting, social media e HR. Ama la natura, viaggiare e giocare a pallavolo.

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