Cos’è il trattamento integrativo? Quale sarà la differenza in busta paga dopo le novità del 2024?
Ancora una volta, la nuova Legge di Bilancio ha introdotto leggere modifiche al trattamento integrativo, uno strumento utile ai dipendenti per poter contare su uno stipendio leggermente più alto a fine mese.
In un contesto così articolato, eterogeneo ed in continua evoluzione come quello relativo ai benefit e gli sgravi offerti dal governo, la gestione delle buste paga è diventata un tema particolarmente complesso per i responsabili delle risorse umane.
Andiamo a vedere tutti i dettagli sul trattamento integrativo, da cos’è a cosa cambia per i dipendenti e per i datori di lavoro nel 2024.
- Cos’è il trattamento integrativo (o bonus Irpef)
- Trattamento integrativo 2024: le novità
- Trattamento integrativo in busta paga: come funziona
- A chi spetta il trattamento integrativo?
- Trattamento integrativo: quando viene pagato
- Digitalizza la gestione delle buste paga con Factorial
Cos’è il trattamento integrativo (o bonus Irpef)
Come sempre, cerchiamo innanzitutto di definire con precisione quello di cui stiamo parlando, per evitare di confonderci. Cos’è e come cambia esattamente il trattamento integrativo (o bonus Irpef) per il 2024?
Viene definito trattamento integrativo (chiamato anche bonus fiscale) la manovra relativa al taglio del cuneo fiscale che è stata prevista dalla manovra finanziaria 2020 a partire dal 1 luglio 2020 e dal decreto definito “Cura Italia”. Questo bonus consiste in un contributo in busta paga che potrà raggiungere fino a un massimo di 1200€ all’interno dell’annualità, a beneficio dei lavoratori dipendenti che rientrino in una specifica fascia di reddito.
L’ammontare della tassazione sulle buste paga viene ridotta, grazie a questo trattamento integrativo o bonus Irpef, in maniera più uniforme rispetto al precedente Bonus Renzi e va a toccare più categorie di lavoratori.
I dipendenti, infatti, non saranno i soli a beneficiare di questo credito d’imposta che potrà essere anche essere riscattato direttamente, tramite il modello 730, da altre tipologie di cittadini come i disoccupati e i lavoratori atipici.
A livello istituzionale, la nuova riforma fiscale introdotta nel 2024 ha previsto la ristrutturazione degli scaglioni relativi alle aliquote Irpef e un conseguente cambio nella distribuzione del bonus in base al reddito.
Trattamento integrativo 2024: le novità
Come cambia il trattamento integrativo a partire dal 2024?
La maggior parte delle novità relative a questo strumento sono direttamente connesse all’ultima riforma fiscale, che ha apportato anche modifiche importanti agli scaglioni IRPEF.
Per quanto riguarda il trattamento integrativo, nel 2024 le fasce di stipendio a cui fare riferimento saranno tre:
- Redditi inferiori a 15.000 euro
- Redditi tra 15.000 e 28.000 euro
- Redditi superiori a 28.000 euro
Nello specifico, per quanto riguarda il primo caso (redditi inferiori a 15.000 euro), i dipendenti riceveranno l’importo totale del bonus. Per quanto riguarda il secondo (redditi tra 15.000 e 28.000 euro), il trattamento integrativo andrà a scalare con l’aumentare del reddito, mentre, per l’ultimo, non è più prevista nessuna integrazione dello stipendio.
Questo nuovo scaglionamento va a modificare le fasce di reddito degli anni precedenti, quando il trattamento integrativo spettava a tutti i lavoratori dipendenti con un reddito fino ai 40.000€.
Lo stesso discorso vale per le detrazioni da lavoro dipendente, che dal 2024 saranno regolamentate basandosi su queste tre fasce.
Trattamento integrativo in busta paga: come funziona
Andiamo ora a vedere più nello specifico come funziona il trattamento integrativo (o bonus Irpef) in busta paga per i dipendenti.
Come abbiamo già detto, il trattamento integrativo consiste, in poche parole, in un credito d’imposta derivato relativamente all’imposta sulle persone fisiche, che permette ai lavoratori di ottenere fino a 100 euro in più al mese (rispetto agli 80 euro dell’ex bonus fiscale Renzi) direttamente all’interno della propria busta paga.
Specifichiamo questo per spiegare che, nella maggior parte dei casi, per quanto riguarda i lavoratori subordinati con un contratto di lavoro full-time stabile, il trattamento integrativo (anche nel 2024) sarà direttamente percepibile mensilmente. Per vederlo basterà leggere la busta paga e controllare le differenti voci presenti sul cedolino.
Il principale vantaggio di questo trattamento integrativo per i dipendenti risiede nel fatto che l’aumento in busta paga derivato da questo taglio non incide direttamente sul reddito percepito. Per questo motivo, la liquidità aggiuntiva goduta dai dipendenti sarà netta e non soggetta in alcun modo ad ulteriori imposizioni fiscali.
A chi spetta il trattamento integrativo (o bonus Irpef)?
Veniamo ora al centro della questione: chi sono i beneficiari effettivi del trattamento integrativo in busta paga?
Le novità che hanno interessato il trattamento integrativo nel 2024 non sono relative a chi può usufruirne: i beneficiari sono rimasti gli stessi degli anni precedenti. Andiamo a vedere nel dettaglio tutte le categorie di lavoratori che rientrano negli incentivi:
- Lavoratori dipendenti
- Soci lavoratori di cooperative;
- Dipendenti in cassa integrazione (CIG ordinaria, CIG straordinaria, CIG in deroga, assegno ordinario ed assegno di solidarietà);
- Collaboratori con contratto a progetto o co.co.co;
- Stagisti e i tirocinanti;
- Percettori di borsa di studio, assegno o premio per studio;
- Lavoratori socialmente utili;
- Sacerdoti;
- Disoccupati in regime di indennità NASpI e DIS-COLL;
- Disoccupati agricoli;
- Lavoratrici in maternità per congedo obbligatorio e lavoratori in congedo di paternità;
- Revisori di società;
- Amministratori comunali;
- Addetti della Pubblica Amministrazione.
In termini di reddito percepito, il trattamento integrativo (o bonus Irpef) spetta in generale a tutti i lavoratori dipendenti con un reddito fino ai 28.000€. L’importo cambia a seconda degli scaglioni di reddito.
A chi non spetta il trattamento integrativo
Ricordiamo, infine, quali sono le categorie che non possono usufruire dell’incentivo:
- I pensionati
- I lavoratori autonomi (titolari di partita IVA)
- Gli incapienti (coloro che non soddisfano i requisiti minimi di reddito e quindi non possono usufruire dei bonus)
- Chi ha un reddito superiore ai 28.000 euro annui
In sostanza, quindi, il trattamento integrativo, anche nel 2024, rimane riservato ai dipendenti con reddito inferiore a 28.000 euro.
Trattamento integrativo 2024: quando viene pagato
Come abbiamo spiegato in precedenza, il bonus è pensato come uno strumento di taglio del cuneo fiscale è fruibile mensilmente in ogni busta paga nel più breve tempo possibile.
Per calcolare l’effettiva spettanza del trattamento integrativo viene simulato il reddito annuale, moltiplicando il reddito mensile per 12, 13 o 14 mensilità annuali di paga. In base al risultato viene corrisposto, non corrisposto o corrisposto in maniera ridotta il credito di 100€.
Come sappiamo, la sicurezza sull’esatto ammontare del reddito annuale si ha solo a fine anno. È solo in fase di conguaglio fiscale, quindi, che è possibile capire se effettivamente il trattamento integrativo (o bonus Irpef) calcolato e corrisposto sia effettivamente corretto. Nel caso siano stati commessi errori nel calcolo, si possono aprire 2 possibili scenari:
- Il trattamento integrativo corrisposto mensilmente risulta inferiore a quello spettante (conguaglio a credito)
- Il trattamento integrativo corrisposto mensilmente risulta superiore a quello spettante (conguaglio a debito)
Nel primo caso, ovviamente il dipendente dovrà ricevere un rimborso in busta paga di pari importo rispetto al trattamento integrativo non percepito. Nel secondo scenario, invece, sarà il datore di lavoro a trattenere dalla busta paga quanto indebitamente corrisposto in eccedenza.
La legge stabilisce che, nel caso in cui la somma in questione (nel caso in cui il bonus sia stato superiore) superi i 60€, la restituzione dovrà avvenire in otto rate di importo uguale a decorrere dalla retribuzione relativa al conguaglio fiscale (che solitamente corrisponde alla paga di dicembre) fino alla completa restituzione.
Come anticipavamo poco sopra, se il reddito di un dipendente subisce variazioni importanti durante l’anno, tali da poterlo far ricadere in uno scaglione diverso da quello considerato normalmente, il dipendente potrà chiedere al datore di lavoro di:
- Non ricevere il versamento del trattamento integrativo (o bonus Irpef)
- Ricevere il trattamento integrativo in un’unica soluzione in sede di conguaglio fiscale
Modalità di erogazione da parte dei datori di lavoro
Se il dipendente non richiede espressamente (tramite un apposito modulo) di non ricevere il contributo o di spostare la sua eventuale erogazione in sede di conguaglio, il datore di lavoro agisce da sostituto d’imposta.
Ciò significa che è obbligato a corrispondere il trattamento integrativo considerati i redditi del dipendente in quel preciso momento. Va specificato che, inoltre, il datore di lavoro può solamente tener conto dei redditi da egli stesso creati, se non diversamente comunicato da parte del dipendente.
È bene specificare, infine, che tutte categorie beneficiarie che non ricevono una busta paga mensile risponderanno a scenari specifici riguardo il pagamento del trattamento integrativo nel 2024. Ad esempio, per i beneficiari di NASpI, il pagamento del bonus è previsto tra metà e fine luglio.
Accortezze relative all’apposita sezione nel modello 730
Per evitare errori è importante per i dipendenti sapere che i dati relativi al trattamento integrativo (o bonus Irpef) in busta percepito durante l’anno dovrà essere inserito nella sezione dedicata, la C14. In questa sezione, infatti, andranno dichiarate le somme totali percepite dal datore di lavoro o altro sostituto d’imposta.
Nei casi in cui il lavoratore non abbia beneficiato del trattamento integrativo (o bonus Irpef) in busta paga, potrà tranquillamente recuperarlo sotto forma di rimborso, erogato dall’Agenzia delle Entrate in caso di mancanza di sostituto d’imposta. In caso contrario, la parte ricevuta in più rispetto a quanto dovuto dovrà essere restituita.
È importante fare attenzione nei casi in cui non è chiaro se i limiti dei vari scaglioni verranno rispettati. Casi di un dipendente che ha subito un aumento o un premio produzione particolarmente consistente potrebbero influenzare il calcolo. Il rischio per il dipendente è quello di dover restituire la parte indebitamente ricevuta in busta paga in fase di conguaglio o appunto di dichiarazione dei redditi tramite il modello 730.
Nei casi limiti, e sempre se possibile, sarebbe buona norma rinunciare all’accredito mensile in prima istanza del trattamento integrativo (o bonus Irpef) e verificare alla fine dell’anno se effettivamente si ha diritto al pagamento.
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