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I consigli di Riccardo Germani, Psicologo e Career Coach, per affrontare il burnout in azienda – Parte 1

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4 minuti di lettura
I consigli di Riccardo Germani, psicologo e career coach, per affrontare il burnout in azienda

In alcune fasi della vita lavorativa, può capitare di sentirsi in stallo o, peggio ancora, di vivere le giornate come un’esperienza di sopravvivenza. Potrebbe giungere il momento in cui il solo pensiero di iniziare la giornata in ufficio scateni un’escalation di ansia e nervosismo tale da farci desiderare di fare qualsiasi altra cosa pur di evitarlo.

L’avversione per il proprio lavoro può avere forme, intensità e ciclicità molto diverse, ma il burnout è di solito più estremo e riconoscibile rispetto a momenti di stress “generico”. Esiste a questo proposito uno stress “buono” (eustress) propellente della crescita dell’individuo e uno stress “cattivo” (distress) che porta a degradare e logorare le proprie risorse cognitive ed emotive. Il burnout rientra nella categoria del distress ed è caratterizzato da sintomi fisici, psicologici e relazionali decisamente più incisivi, come ad esempio problemi gastrointestinali, senso di disperazione e di svuotamento, assenza di motivazione, insonnia, irritabilità, perdita di significato e isolamento.

Se si arriva a sperimentare un burnout vuol dire che lo stress è andato fuori controllo e che il corpo e la mente stanno imponendo alla persona di fermarsi.

L’impatto di ambienti di lavoro tossici sullo sviluppo del burnout

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha identificato 10 fattori che rendono l’ambiente di lavoro una fonte di rischio psicologico e per lo sviluppo di sintomi di burnout e depressione:

1. Tipo di lavoro e di compiti assegnati

  • Mancanza di varietà
  • Sotto-utilizzo delle proprie capacità
  • Compiti troppo complessi rispetto alle competenze possedute

2. Carichi e ritmi di lavoro non adeguati

3. Organizzazione del lavoro

  • Orari di lavoro prolungati
  • Orari inflessibili

4. Controllo sul lavoro

  • Mancanza di controllo sui carichi di lavoro
  • Partecipazione limitata alle decisioni che riguardano i propri compiti

5. Spazi di lavoro fisicamente inadeguati o pericolosi

6. Cultura organizzativa

  • Scarsa comunicazione
  • Obiettivi aziendali poco chiari
  • Possibilità di crescita personale limitate
  • Cultura aziendale che favorisce bullismo e discriminazioni

7. Relazioni interpersonali

  • Scarso supporto da parte di supervisori e colleghi
  • Violenza psicologica o bullismo

8. Ruolo nell’organizzazione

  • Ruolo poco chiaro in azienda o nel team

9. Sviluppo di carriera

  • Mancanza di crescita professionale
  • Ricevere troppe responsabilità
  • Precarietà del lavoro
  • Paga scarsa

10. Equilibrio vita-lavoro

  • Conflitto tra le richieste della vita privata e di quella lavorativa

Gli ambienti di lavoro tossici si distinguono anche per il senso di insicurezza che trasmettono. La leadership è assente o interviene in modo autoritario e i rapporti tra colleghi sono tesi, caratterizzati da diffidenza e sfiducia, o persino da svalutazione e ostilità.

Quando l’ambiente lavorativo è teso, anche l’azienda inizia a rallentare. Non è raro, infatti, che persone impiegate in ambienti lavorativi tossici, sviluppino ansia e depressione, assentandosi dal lavoro o cercando una posizione altrove.

Lo stress a livelli elevati, inoltre, condiziona la qualità di vita della persona e le sue relazioni anche al di fuori dell’ambito lavorativo, innescando una serie di effetti a catena poco desiderabili. Ecco perché è importante capire se la nostra permanenza in un ufficio caratterizzato da queste dinamiche è davvero necessaria oppure è il caso di pianificare una strategia per cambiare aria il prima possibile.

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Cosa può significare un burnout per la carriera

Per la sua qualità traumatica, il burnout può rappresentare un momento di svolta per la carriera.

In sé, sviluppare un burnout non significa necessariamente che dobbiamo cambiare lavoro o settore. Tuttavia, aver sperimentato un burnout è il segnale che qualcosa deve essere modificato nel nostro modo di lavorare o di rapportarci al lavoro. Il burnout può avere diversi significati, come ad esempio:

  • Standard di prestazione troppo elevati;
  • Distanza eccessiva da ciò che ci piace fare e ci motiva;
  • Conseguenza di dinamiche lavorative tossiche;
  • Modalità di lavoro, orari, carichi e richieste eccessive rispetto alle risorse personali.

Ogni storia di burnout è diversa, ma di solito c’è un elemento in comune: la forte motivazione iniziale. Purtroppo, spesso sono le persone più motivate a soffrire di più quando le cose in azienda non funzionano. Le persone molto motivate saranno infatti più propense a investire risorse energetiche ed emotive in quello che fanno e avranno un coinvolgimento molto alto in termini di risultati ed efficacia del lavoro e di ciò che offre l’azienda. Queste persone tendono a sentire come propri i risultati del team e dell’azienda e sono profondamente dispiaciute e amareggiate quando notano che i propri sforzi finiscono per essere vanificati.

Diventa quindi molto importante prevenire il burnout e spesso, il meccanismo di difesa più diffuso è quello del Quiet Quitting, ovvero il distacco emotivo e la riduzione del coinvolgimento in ciò che si fa.

5 consigli pratici per affrontare il burnout e trovare la propria strada

A volte il burnout ci sta dicendo che probabilmente siamo sulla strada sbagliata. Cosa possiamo fare in questo caso?

  • Riflessione e valutazione delle competenze: Prima di intraprendere una nuova carriera, prenditi il tempo per fare una profonda auto-riflessione. Valuta le tue abilità, interessi e obiettivi. Chiediti cosa ti appassiona e cosa sei bravo a fare. Questo ti aiuterà a identificare le carriere che potrebbero adattarsi meglio a te. Inoltre, è importante escludere altre cause di burnout. A volte è proprio lo stress eccessivo che ci porta a odiare un lavoro, ma esiste la possibilità che con un equilibrio migliore saremmo in grado di tornare ad avere un buon rapporto con quell’ambito professionale. Fare queste riflessioni può essere complicato se non si ha un supporto specifico, neutrale e privo di bias e pregiudizi su di te. Quindi in questo caso il consiglio è quello di rivolgersi a uno psicologo specializzato nel coaching di carriera.
  • Sviluppo di un piano di carriera: Collabora con un career coach per sviluppare un piano di carriera ben strutturato. Definisci obiettivi chiari e realistici e pianifica i passaggi necessari per raggiungerli. Un piano solido ti darà una direzione chiara nella tua ricerca di lavoro.
  • Aggiornamento del curriculum e del profilo LinkedIn: Assicurati che il tuo curriculum e il tuo profilo LinkedIn riflettano le tue competenze e esperienze più recenti. Il career coach può aiutarti a creare un curriculum accattivante e un profilo online che catturi l’attenzione dei datori di lavoro.
  • Networking efficace: Il networking è fondamentale nella ricerca di lavoro. Impara a costruire e mantenere relazioni professionali. Partecipa a eventi di networking, utilizza LinkedIn per connetterti con professionisti del settore e non esitare a chiedere consigli e feedback.
  • Mentalità evolutiva: La ricerca di lavoro può essere un processo difficile, ma è importante mantenere una mentalità improntata alla crescita. Accetta i fallimenti e le battute di arresto come opportunità di apprendimento e sii aperto a nuove sfide. Un career coach può aiutarti a sviluppare questo tipo di mentalità e trovare un migliore rapporto con lo stress.

👉 Per conoscere meglio il lavoro di Riccardo Germani

Psicologo Psicoterapeuta e Coach di Carriera. LinkedIn Top Voice in ambito Equilibrio Vita-Lavoro, specializzato in business innovation e content marketing. Appassionato di economia e finanza. Aiuto le persone a trovare il proprio posto nel mondo.

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