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Quarantena malattia: le nuove regole per le aziende

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4 minuti di lettura

Quarantena e malattia, come funziona? Come devono comportarsi i datori di lavoro?

Il costante problema relativo ai contagi da coronavirus e lo svolgimento della normale vita lavorativa hanno rappresentato un problema dall’inizio della pandemia. Fino al 31 dicembre 2021, la quarantena veniva considerata a tutti gli effetti come malattia e garantiva, quindi, la copertura completa da parte dell’INPS.

Con l’intervento della nuova legge di bilancio e l’inizio del nuovo anno la situazione per datori di lavoro e aziende è cambiata: la quarantena per contatto con un soggetto positivo, infatti, non è più considerata come malattia.

In questo articolo, andiamo a scoprire tutti i dettagli riguardo al funzionamento della quarantena, degli eventuali giorni di malattia e capiamo come aziende e dipendenti dovranno comportarsi.

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Quarantena e malattia: come cambia la situazione

Come abbiamo accennato, con l’arrivo del nuovo anno sono cambiate le regole relative al modo in cui viene considerata e gestita la quarantena: dal 1 gennaio 2022, infatti, l’obbligo di permanenza domiciliare dopo un contatto avuto con positivo non è più considerate equiparabile alla classica malattia e, di conseguenza, il periodo di assenza dal lavoro non è soggetto a copertura INPS.

Il periodo di malattia in caso di quarantena (coperto fino a prima di questo cambio dall’INPS) non è stato rifinanziato dal Governo oltre il 31 dicembre 2021.

Nel caso in cui, in questa prima parte dell’anno, non vengano stanziate nuove risorse, la tutela prevista per i lavoratori in quarantena continuerà a non essere disponibile. Stando alle attuali informazioni, per il momento non sembra sia previsto un successivo rifinanziamento della misura a tutela dei lavoratori.

Molti datori di lavoro si sono chiesti il perché di questo provvedimento partendo dalla considerazione del fatto che lo stato di emergenza in Italia sia stato effettivamente prorogato fino al 31 marzo del 2022.

👉 IMPORTANTE: Qui trovi un articolo su come comportarsi in caso di dipendenti non vaccinati.

💡Qui un focus su come funziona il protocollo INAIL sulla vaccinazione dei dipendenti.

Malattia per quarantena preventiva: cosa si intende per contatto con un positivo

La situazione che stiamo descrivendo riguarda quella relativa al caso in cui un lavoratore entri in contatto diretto con un positivo. Ma cosa si intende per contatto con un positivo?

Viene considerato soggetto entrato in contatto con un positivo qualsiasi persona sia stata esposta ad un caso probabile o confermato di Covid-19 in un periodo di tempo che va dalle 48 ore precedenti all’insorgenza dei sintomi stessi fino ai 14 giorni successivi o fino al momento della diagnosi e dell’isolamento della persona affetta da Covid-19.

Nel caso in cui il soggetto contagiato (definito “caso positivo”) non abbia presentato alcun sintomo, si definisce quindi “contatto positivo” una persona che ha avuto contatti con il “caso positivo” all’interno di un arco temporale che va dalle 48 ore prima della raccolta del tampone rapido o molecolare che ha certificato il contagio, fino ai 14 giorni dopo o fino al momento della diagnosi e dell’Isolamento del caso.

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Le nuove regole su quarantena fiduciaria e malattia

Il cambiamento nel modo in cui viene considerata la quarantena per i lavoratori in relazione alla malattia deriva anche dal cambiamento delle regole sulla quarantena stesse. Queste ultime, infatti, hanno visto una riduzione delle restrizioni per chi si è già vaccinato e per chi è guarito dopo un contagio.

Va ricordato che le regole sulla quarantena sono cambiate di recente, con restrizioni minori per i vaccinati e i guariti dal covid. Chi si è già sottoposto alla terza dose di vaccino, infatti, non è obbligato necessariamente a sottoporsi a quarantena nel caso in cui sia entrato in contatto con un positivo.

Nello specifico, non vige più alcun obbligo di quarantena per chi ha completato il ciclo primario di vaccinazione da almeno 120 giorni, per chi ha ricevuto la terza dose (definita “booster”) e per chi sia guarito dopo aver contratto il Covid da meno di 120 giorni.

Per tutte queste categorie di persone gli unici obblighi rimarranno quelli di indossare mascherine FFP2 e di sottoporsi a tampone nel caso in cui manifestino dei sintomi. I soggetti asintomatici sono quindi esclusi.

Sono state modificate le regole relative alla quarantena anche per i soggetti vaccinati da più di quattro mesi (quindi 120 giorni) con ciclo primario (ci si riferisce quindi a prima e seconda dose, ma non ancora dose “booster”). Per questi soggetti il periodo totale di quarantena richiesto è stato ridotto da 7 a 5 giorni, mentre per chi ancora non si è sottoposto a vaccinazione la quarantena non ha subito variazioni ed è rimasta di 10 giorni totali.

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Quarantena per chi è positivo al covid

Come era logico aspettarsi, non c’è nessun cambiamento per i lavoratori che risultino effettivamente positivi al Covid: in questa circostanza, l’INPS stessa ha specificato che il lavoratore dipendente sarà considerato “temporaneamente incapace al lavoro, con diritto ad accedere alla corrispondente prestazione previdenziale di malattia, compensativa della perdita di guadagno”.

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Quarantena fiduciaria: malattia o ferie?

Ma quindi chi paga la malattia in caso di quarantena? In molti si stanno chiedendo se ci possano essere delle soluzioni alternative per “tappare i buchi” lasciati da questo tipo di cambiamento. Il problema principale riguarda chiaramente tutte quelle figure professionali che, esercitando una mansione che richiede la presenza fisica, non abbiano la possibilità di ricorrere all’uso dello smart working.

In quel caso ci potrebbero essere casi nei quali ci dovrà essere necessariamente un accordo tra dipendente e datore di lavoro sul pagamento dei giorni di assenza accumulati. Ovviamente, il datore di lavoro non ha nessun obbligo di trovare un accordo in questo senso con il dipendente.

Nel caso questo scenario non si dimostri percorribile una soluzione per i dipendenti che si vedono costretti a dover seguire un periodo di quarantena è quella di utilizzare i propri permessi di lavoro retribuiti o provvedere allo smaltimento delle ferie arretrate per non rischiare di veder diminuire il proprio compenso in busta paga.

I dubbi e le perplessità rimangono, in un panorama nel quale le direttive provenienti dagli organi di governo continuano a cambiare. Sembra tutto tranne che scontato poter tracciare delle linee guida definitive che dipendenti e datori di lavoro possano seguire per gestire l’uscita da questo stato emergenziale.

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Nata a Firenze e laureata in Scienze Politiche (in particolare Comunicazione e Giornalismo) all’Università di Firenze. In Italia ha lavorato come giornalista ed ha collaborato con diversi siti web dedicati al mondo dell’attualità. Adesso vive a Barcellona ed è Content Marketing Specialist in Factorial e si occupa della creazione dei contenuti del mercato italiano. Il suo obiettivo è dare supporto, ispirazione e strumenti per far conoscere il mondo delle Risorse Umane e far crescere la community HR. Ama l’avventura, la natura, viaggiare e giocare a pallavolo.

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