La rendicontazione di sostenibilità è diventata, a partire dal 2024, uno degli strumenti chiave per monitorare e comunicare l’impatto ambientale, sociale ed economico delle imprese. Con l’entrata in vigore della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), recepita in Italia con il decreto legislativo 18/2023, sono cambiati i criteri e i soggetti obbligati a redigere il bilancio di sostenibilità.
Vediamo nel dettaglio cos’è, chi è obbligato, quali sono gli esoneri, le scadenze da rispettare e qual è la normativa vigente nel 2025.
- Cos’è la rendicontazione di sostenibilità?
- Chi è obbligato alla rendicontazione di sostenibilità?
- Obblighi e scadenze per le imprese
- Come semplificare il reporting sostenibile con Factorial
- Domande frequenti relative alla rendicontazione di sostenibilità
Cos'è la rendicontazione di sostenibilità?
La rendicontazione di sostenibilità – spesso conosciuta anche come bilancio di sostenibilità – è un documento che descrive le performance ambientali, sociali e di governance (ESG) di un’impresa, integrando informazioni non finanziarie con quelle tradizionali di bilancio.
Serve per dimostrare l’impegno verso uno sviluppo sostenibile e comunicare in modo trasparente con investitori, clienti e stakeholder. È il mezzo attraverso cui un’azienda comunica non solo “quanto ha guadagnato”, ma anche “come lo ha guadagnato” e “che impatto ha generato”.
Non si tratta più di una scelta volontaria per pochi pionieri, ma di una pratica sempre più richiesta e, per molte realtà, un obbligo. Inoltre, è strettamente legata ai principi di etica aziendale, sempre più centrali nel valutare l’impatto delle attività d’impresa.
Normativa valida nel 2025
La normativa di riferimento, a livello europeo, è la Direttiva (UE) 2022/2464, nota come Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che ha revisionato e ampliato la precedente Non-Financial Reporting Directive (NFRD).
La CSRD, in vigore dal 5 gennaio 2023 e valida ancora oggi, ha introdotto l’obbligo di rendicontazione di sostenibilità per un numero molto più ampio di imprese, basandosi sui nuovi Standard Europei di Rendicontazione di Sostenibilità (ESRS).
Per il 2025, gli obblighi di rendicontazione si applicano a:
- Grandi imprese già soggette alla NFRD: parliamo di entità di interesse pubblico (banche, assicurazioni, società quotate) con oltre 500 dipendenti. Queste aziende dovranno pubblicare la loro rendicontazione di sostenibilità per l’esercizio finanziario 2024, con la prima pubblicazione nel 2025.
Grandi imprese non ancora soggette alla NFRD: cioè, grandi imprese che superano almeno due dei seguenti tre criteri: 250 dipendenti, 40 milioni di euro di fatturato netto, 20 milioni di euro di totale di bilancio. Per queste aziende, l’obbligo scatterà per l’esercizio finanziario 2025, con la prima pubblicazione nel 2026.
Negli anni successivi, l’obiettivo è poi quello di estendere l’obbligo anche alle PMI quotate e alle imprese extra-UE con significative attività nell’UE, ma per rendere operativa questa evoluzione normativa verranno adottati specifici regolamenti.
Quello che ci interessa sapere è che, in Italia, la CSRD è stata recepita nel Decreto Legislativo 25/2023, che ha modificato e integrato il precedente quadro normativo e cui disposizioni sono valide ancora oggi
Le quattro componenti di sostenibilità
Secondo i nuovi standard europei ESRS (European Sustainability Reporting Standards) sviluppati dall’EFRAG, la rendicontazione deve coprire quattro macro-aree:
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- Ambientale (E – Environmental) su emissioni di CO₂, economia circolare, biodiversità, uso delle risorse naturali.
- Sociale (S – Social) su condizioni di lavoro, diritti umani, pari opportunità, relazioni con la comunità.
- Governance (G – Governance) su trasparenza, etica aziendale, struttura di governo, gestione dei rischi.
- Doppia materialità ovvero un’analisi congiunta degli impatti dell’impresa sull’ambiente/società e dei rischi ESG sull’impresa.
Chi è obbligato alla rendicontazione di sostenibilità?
Nel panorama normativo europeo, il concetto di sostenibilità aziendale sta assumendo un’importanza sempre più centrale, culminando nell’introduzione di obblighi stringenti in materia di rendicontazione. La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), Direttiva (UE) 2022/2464, rappresenta la chiave di volta di questa evoluzione.
Nata per ampliare e rafforzare la precedente Non-Financial Reporting Directive (NFRD), la CSRD estende progressivamente l’obbligo di rendicontazione di sostenibilità a un numero significativamente maggiore di aziende in tutta Europa.
Nel dettaglio:
FASE 1) Per l’anno di riferimento 2024 (pubblicazione nel 2025)
Le prime a essere coinvolte sono le grandi imprese che erano già soggette alla precedente NFRD. In Italia, si stima che siano circa 250 queste realtà. Si tratta principalmente di enti di interesse pubblico, come banche, assicurazioni e società quotate, che superano i 500 dipendenti. Per queste aziende, il 2025 sarà l’anno della prima pubblicazione della rendicontazione di sostenibilità secondo i nuovi e più dettagliati standard previsti dalla CSRD. È un passaggio significativo, che richiede un’accurata raccolta dati e un’analisi approfondita delle proprie performance ESG.
FASE 2) Per l’anno di riferimento 2025 (pubblicazione nel 2026)
Questo è l’anno in cui l’obbligo si estende in maniera massiccia. Saranno coinvolte tutte le grandi imprese che superano almeno due dei tre seguenti criteri:
- Più di 250 dipendenti;
- Un fatturato netto superiore a 40 milioni di euro;
- Un totale di bilancio superiore a 20 milioni di euro. Questa categoria include anche tutte le società quotate, ad eccezione delle microimprese (che hanno meno di 10 dipendenti e un fatturato/attivo di bilancio ridotto). Il 2026 vedrà quindi un’ondata di nuove rendicontazioni di sostenibilità, con migliaia di aziende che per la prima volta dovranno conformarsi a standard elevati di trasparenza e divulgazione.
FASE 3) Per l’anno di riferimento 2026 (pubblicazione nel 2027)
L’estensione prosegue, includendo le PMI quotate, gli enti di interesse pubblico più piccoli (diversi da quelli già coperti dalla prima fase) e altre categorie specifiche previste dalla direttiva, come ad esempio alcune imprese non europee con attività significative nell’UE. Questo scaglionamento temporale mira a dare alle aziende più piccole il tempo di prepararsi adeguatamente alla raccolta e all’elaborazione delle informazioni richieste.
Quali imprese sono esonerate?
Nel vasto panorama delle normative sulla rendicontazione di sostenibilità, abbiamo visto come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) stia estendendo progressivamente gli obblighi a un numero crescente di imprese. Tuttavia, è altrettanto importante capire quali realtà aziendali, almeno per il momento, sono esonerate.
Tra queste:
- Le microimprese quotate, che sono escluse fino a nuova comunicazione della Commissione Europea;
- Le PMI non quotate, non obbligate ma che possono redigere volontariamente una rendicontazione semplificata dal 2026;
- Le imprese sotto soglia (meno di 250 dipendenti e sotto i limiti finanziari), che sono escluse, salvo appartenenza a gruppi soggetti all’obbligo.
Si tratta quindi di realtà non escluse a priori dalla possibilità di rendicontare volontariamente, ma che non sono sotto l’ombrello dell’obbligo legale imposto dalla CSRD.
Obblighi e scadenze per le imprese
La Direttiva impone diversi requisiti chiave per garantire che la rendicontazione di sostenibilità sia completa, comparabile e affidabile. Tra gli obblighi, figurano:
- la rendicontazione Obbligatoria Secondo gli ESRS, ovvero l’obbligo di redigere la rendicontazione di sostenibilità seguendo gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS);
- la digitalizzazione della rendicontazione per garantire trasparenza e accessibilità. I dati di sostenibilità dovranno essere inviati cioè in un formato elettronico unico e leggibile automaticamente, conforme al sistema europeo. Questo formato, noto come XHTML (eXtensible HyperText Markup Language) con tag XBRL (eXtensible Business Reporting Language), permetterà una facile consultazione, comparazione e analisi automatizzata delle informazioni da parte di tutti gli utenti, dalle autorità di vigilanza agli investitori. In questo contesto, sempre più aziende adottano software per la gestione dei report aziendali per facilitare la raccolta, l’elaborazione e la condivisione dei dati in modo efficiente e conforme agli standard richiesti.
- la revisione esterna (Assurance), un elemento cruciale per rafforzare la credibilità della rendicontazione. Il bilancio di sostenibilità dovrà essere cioè soggetto a una forma di assurance (verifica) da parte di un revisore o un ente accreditato. Inizialmente, questa verifica avrà un livello di “limited assurance” (garanzia limitata), che è meno approfondita rispetto all’assurance “ragionevole” tipica della revisione contabile, ma comunque sufficiente a fornire una ragionevole certezza sulla conformità e l’affidabilità delle informazioni divulgate. L’obiettivo è prevenire il “greenwashing” e assicurare che le informazioni siano veritiere e accurate.
- la pubblicazione contestuale, perché la rendicontazione di sostenibilità non può essere un documento a sé stante e isolato. Deve essere pubblicata contestualmente al bilancio di esercizio, all’interno del fascicolo della relazione sulla gestione. Questa integrazione rafforza il legame tra le performance finanziarie e quelle di sostenibilità, offrendo una visione completa e integrata della performance aziendale, riconoscendo che i fattori ESG hanno un impatto diretto sulla creazione di valore a lungo termine.
Di seguito, invece, le scadenze da ricordare:
- 30 Aprile, pubblicazione del bilancio integrato: ogni anno, le imprese obbligate dovranno pubblicare il proprio bilancio di esercizio, con la rendicontazione ESG integrata nella relazione sulla gestione, entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello di riferimento (o entro eventuali proroghe stabilite annualmente dalle normative nazionali). Questo significa che, per le aziende già soggette alla NFRD, la rendicontazione relativa all’esercizio 2024 dovrà essere pubblicata nel 2025
- Dal 2026, obbligo esteso anche a PMI Quotate: a partire dagli esercizi finanziari che iniziano nel 2026 (con prima pubblicazione nel 2027), l’obbligo di rendicontazione si estenderà anche alle PMI quotate in mercati regolamentati, nonché agli enti di interesse pubblico più piccoli. Questo passaggio amplierà ulteriormente la platea delle aziende coinvolte, spingendole a integrare la sostenibilità nelle proprie strategie e processi di reporting.
- Dal 2028 (Salvo Modifiche), possibile estensione ad altre categorie: la CSRD prevede la possibilità di un’ulteriore estensione degli obblighi. A partire dagli esercizi finanziari che iniziano nel 2028 (con prima pubblicazione nel 2029), potrebbero essere incluse altre categorie di imprese, incluse, per esempio, le imprese non europee con un fatturato significativo nell’UE. È importante notare che, per le PMI non quotate, l’obbligo non è previsto, ma rimane la facoltà di redigere una rendicontazione semplificata su base volontaria, incoraggiate anche dalle crescenti richieste di dati ESG lungo le catene del valore.
Come semplificare il reporting sostenibile con Factorial
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Domande frequenti relative alla rendicontazione di sostenibilità
Cos’è la rendicontazione di sostenibilità?
È il processo con cui un’impresa comunica il proprio impatto e le proprie strategie in ambito ambientale, sociale e di governance (ESG), attraverso un bilancio non finanziario integrato.
Per chi è obbligatorio redigere il bilancio di sostenibilità?
Dal 2024 in poi, sono obbligate tutte le grandi imprese, le società quotate (escluse le microimprese), e progressivamente anche le PMI quotate. Entro il 2026 l’obbligo coprirà gran parte delle aziende europee con rilevanza economica.
Che cos’è l’obbligo di rendicontazione della sostenibilità in Italia?
Si tratta dell’obbligo introdotto con il D.Lgs. 18/2023, che recepisce la direttiva CSRD europea, imponendo alle aziende italiane di comunicare informazioni dettagliate sulle performance ESG in base agli standard ESRS.
Che cos’è il bilancio ESG?
È un documento che integra indicatori ambientali (E), sociali (S) e di governance (G) all’interno della rendicontazione d’impresa, per una visione più completa delle performance aziendali oltre ai soli dati finanziari.
Quali sono i principali standard di rendicontazione per la sostenibilità?
I principali standard di rendicontazione sono 4 e sono:
- ESRS (European Sustainability Reporting Standards) – obbligatori per le imprese soggette a CSRD;
- GRI (Global Reporting Initiative) – più diffusi a livello internazionale, volontari;
- SASB, TCFD, CDP – utilizzati per esigenze specifiche, soprattutto nei mercati anglosassoni;
- ISO 26000, ISO 14001 – normative tecniche che supportano processi e certificazioni ESG.