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Legge di Bilancio 2025: tutto quello che c’è da sapere sul lavoro dipendente

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6 minuti di lettura

La Legge di Bilancio 2025 porta con sé importanti novità per il mondo del lavoro dipendente, con misure destinate ai lavoratori e alle imprese. 

In questo articolo, analizzeremo nel dettaglio le misure approvate dal Governo, spiegando che cosa cambia e come queste influenzeranno il reddito dei lavoratori e le condizioni di lavoro. 

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Le misure della Legge di Bilancio 2025 sul lavoro dipendente

La Legge di Bilancio 2025 introduce una serie di interventi significativi che interessano il mondo del lavoro dipendente. Tra le novità principali, il governo ha confermato a partire dal 1° Gennaio:

  • Le nuove aliquote IRPEF; 
  • Il taglio del cuneo fiscale per i redditi da lavoro dipendente;
  • I fringe benefit per tutti gli aventi diritto;
  • La tassazione agevolata dei premi di produzione; 
  • Gli incentivi per le famiglie con figli a carico;
  • L’aumento dell’indennità di congedo parentale. 

Ognuno di questi interventi avrà un impatto diretto sulla busta paga e sulle condizioni di lavoro, con cambiamenti significativi per milioni di dipendenti e per le aziende che dovranno adattarsi alle nuove disposizioni. Nei capitoli successivi, li esamineremo nel dettaglio. 

Il taglio del cuneo fiscale della Legge di Bilancio 2025

Con l’obiettivo di alleggerire il carico fiscale sui lavoratori dipendenti e promuovere una maggiore equità nel sistema tributario, la Legge di Bilancio 2025 prevede interventi diretti sia sulle aliquote IRPEF, che sulle detrazioni fiscali per il lavoro dipendente, in particolare per i lavoratori con redditi medio-bassi.

Nel dettaglio, il taglio del cuneo fiscale, che prevede una riduzione dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti, sia nel settore pubblico che privato, dal 2025 diventa una misura strutturale

In sostanza questo “sconto” sui contributi dal 1° Gennaio 2025:

  • Diventa una misura permanente e non più temporanea; 
  • Viene applicato direttamente in busta paga, in modo automatico, e riguarderà i lavoratori con redditi da lavoro dipendente fino a 20.000 euro annui. 

La riduzione varierà in base al reddito, e sarà pari al  7,1% per i redditi più bassi (fino a 8.500 euro) al 4,8% per quelli superiori a 15.000 euro, ma comunque sotto i 20.000 euro.

Per i redditi superiori a 20.000 euro, spetta invece una detrazione sull’importo totale delle imposte dovute da un contribuente, che corrisponde a:

  • 1.000 euro per redditi tra 20.001 e 32.000 euro;
  • Una percentuale variabile per i redditi compresi tra 32.001 e 40.000 euro. In questo caso lo sconto è pari alla differenza tra 40.000 euro e il reddito complessivo del contribuente, divisa poi per 8.000 euro. Ad esempio, se il reddito complessivo è 34.000 euro, il calcolo sarà: 40.000 – 34.000 = 4.000. Quindi – visto che 4.000 / 8.000 = 0,5 – la detrazione sarà 1.000 x 0,5 = 500 euro.

La riduzione dei contributi in busta paga grazie al taglio del cuneo fiscale, riguarda tutti i lavoratori dipendenti, sia a tempo determinato che indeterminato, nel settore pubblico e privato e non si applica, invece, a chi ha redditi superiori ai 40.000 euro, i quali non beneficeranno di detrazioni aggiuntive.

I nuovi scaglioni Irpef

Il reddito da lavoro dipendente, inoltre, sarà soggetto alle aliquote IRPEF confermate dalla Legge di Bilancio 2025.

In particolare, il reddito prodotto imponibile verrà tassato seguendo il modello della riforma Irpef del 2024, confermato dalla nuova Manovra, che ha ridotto il numero degli scaglioni da quattro a tre.

Quindi, gli scaglioni IRPEF per il 2025 saranno i seguenti:

  • Nel primo scaglione rientrano i redditi fino a 28.000 euro tassati con aliquota del 23%;
  • Nel secondo scaglione rientrano i redditi compresi tra 28.001 euro a 50.000 euro, tassati con aliquota del 35%;
  • Nel terzo scaglione rientrano i redditi superiori a 50.000 euro, tassati con aliquota del 43%. 

Gli incentivi per il lavoro della Legge di Bilancio 2025

La Legge di Bilancio 2025 conferma e amplia anche altri incentivi per il lavoro, tra cui i fringe benefit e i premi di produttività

Il fringe benefit è una forma di retribuzione non in denaro che il datore di lavoro fornisce ai dipendenti in aggiunta al salario. Questi benefici possono assumere diverse forme, come buoni pasto, assicurazioni sanitarie o previdenziali, auto aziendali, sconti su beni o servizi aziendali e altri vantaggi come i buoni per l’asilo, l’abbonamento ai mezzi pubblici o le biciclette aziendali.

Il premio di produttività è invece un incentivo economico che un’azienda offre ai propri dipendenti per premiare i loro risultati lavorativi e performance.

A livello retributivo, quello che cambia è che i fringe benefit sono considerati non tassabili e non soggetti a contribuzione fino a una certa soglia, mentre il premio di produttività viene erogato in denaro e in molti casi ha una tassazione agevolata.

E a tal proposito, precise regole valgono dal 1° Gennaio 2025. 

Cosa cambia per il premio di produttività

La Manovra approvata dal Governo, per il triennio 2025-2027, ha confermato la tassazione agevolata al 5% dei premi di produttività erogati dalle aziende. Quello che cambia, di fatto, è che:

  • per i datori di lavoro, l’aliquota ridotta del 5% rende più conveniente l’erogazione di premi economici legati alle performance, incoraggiando un maggior investimento nelle risorse umane e nel miglioramento dei risultati produttivi; 
  • per i dipendenti, l’aliquota agevolata permette di percepire un netto maggiore in busta paga rispetto al passato, poiché la tassazione sui premi è stata ridotta significativamente rispetto al precedente limite del 50%, applicato alle somme eccedenti. 

 

Cosa cambia per i fringe benefit

Per quanto riguarda i fringe benefit, il Governo ha deciso di mantenere nel 2025 gli stessi limiti fiscali già stabiliti nel 2024. In altre parole, i servizi e gli aiuti erogati dalle aziende ai propri dipendenti sotto forma di fringe benefit non saranno soggetti a tassazione, a condizione che non superino determinati importi annuali.

Nel dettaglio, le soglie fiscali sono le seguenti:

  • 1.000 euro all’anno per i lavoratori senza figli. Questo significa che i dipendenti che non hanno figli potranno ricevere fringe benefit fino a 1.000 euro senza che queste somme vengano tassate;
  • 2.000 euro all’anno per i lavoratori con figli. I dipendenti con figli, invece, potranno godere di una maggiore soglia di esenzione fiscale, pari a 2.000 euro all’anno. Questa misura ha l’obiettivo di sostenere maggiormente i lavoratori con responsabilità familiari.

Inoltre, è prevista una maggiorazione degli importi per i nuovi assunti che, per motivi di lavoro, trasferiscono la propria residenza di oltre 100 chilometri. Questo incentivo è pensato per favorire la mobilità lavorativa e attrarre risorse umane in aree che potrebbero essere meno accessibili.

L’iniziativa ha quindi un duplice scopo: da un lato, alleggerire il carico fiscale per i dipendenti, soprattutto quelli con figli, dall’altro incentivare le aziende a offrire benefici utili ai propri lavoratori, migliorando così la loro motivazione e soddisfazione.

Le novità relative al congedo parentale

Dal 2025, con le modifiche apportate dalla Legge di Bilancio, nuove regole saranno valide anche per la fruizione del congedo parentale. Le principali novità riguardano l’aumento dell’indennità e la durata del periodo di astensione facoltativa dal lavoro per prendersi cura dei propri figli nei primi anni di vita.

Nel dettaglio, è stato deciso che: nel 2025, il congedo parentale subirà un potenziamento significativo grazie all’introduzione di un terzo mese con indennità all’80% della retribuzione. 

Fino al 2024, il congedo parentale prevedeva solo due mesi retribuiti all’80%, mentre i mesi successivi erano indennizzati al 30%. Con la nuova misura, il governo ha deciso di rendere strutturale l’indennità maggiorata, estendendo così a tre mesi la durata del congedo con il massimo del rimborso salariale.

Questa modifica si applica ai genitori che usufruiscono del congedo parentale entro i primi 6 anni di vita del bambino, con un massimo di tre mesi retribuiti all’80%. Per i restanti 6 mesi, invece, l’indennità scende al 30% della retribuzione.

Per il periodo restante, il congedo si può richiedere ma non è retribuito. Quindi, salvo particolari condizioni reddituali, il lavoratore ha diritto alla conservazione del posto di lavoro ma non allo stipendio.  

La retribuzione del congedo sarà calcolata sulla base della retribuzione media giornaliera e varierà a seconda della durata e del tipo di congedo scelto.

Va detto, a tal proposito, che le condizioni rimangono le stesse nel 2025 per quanto riguarda la durata del congedo parentale. I genitori infatti:

  • Possono richiedere il congedo parentale entro i primi 12 anni di vita del bambino o entro i 12 anni dall’adozione o affidamento;
  • Hanno diritto a 10 mesi di congedo, che possono essere suddivisi tra i due genitori in modo alternato. Se un solo genitore decide di usufruire del congedo, può arrivare a un massimo di 10 mesi ininterrotti. Tuttavia, c’è un’eccezione: se il padre usufruisce di almeno 3 mesi di congedo, la durata complessiva può essere estesa a 11 mesi.

Per entrambi, rimane anche la possibilità di usufruire del congedo in giorni o ore, permettendo così una gestione più flessibile del periodo di astensione dal lavoro.

Meno tasse per i lavoratori con figli

E a proposito di lavoratori con figli, meritano di essere citate anche le misure introdotte dalla Legge di Bilancio che interessano i dipendenti con figli a carico. Il Governo, infatti, ha deciso di approvare un nuovo sistema di detrazioni che mira a ridurre il carico fiscale in base al numero di componenti del nucleo familiare.

Il modello si basa sul cosiddetto “quoziente familiare”, che, rispetto al sistema di tassazione individuale attualmente in vigore, tiene conto del reddito complessivo del nucleo familiare (comprendente il reddito del contribuente, del coniuge, dei figli e delle persone invalide conviventi), che a sua volta viene “diviso” per un coefficiente che varia in base al numero dei componenti del nucleo stesso. In pratica, più persone ci sono in famiglia, più basso sarà il quoziente, in quanto si presume che le spese siano distribuite tra più membri.

Questo metodo consente di ridurre l’imposizione fiscale, poiché la tassazione diventa meno progressiva per le famiglie con più componenti.  

Inoltre, anche le detrazioni fiscali saranno maggiori per chi ha più figli. Questo perché dal 1° Gennaio 2025, il calcolo delle detrazioni avviene moltiplicando l’importo base spettante per il coefficiente del quoziente familiare corrispondente al numero di figli a carico.

Il coefficiente è pari a: 

  • 0,50 per chi non ha figli a carico;
  • 0,70 per chi ha un figlio a carico;
  • 0,85 per chi ha due figli a carico; 
  • 1,00 per chi ha più di due figli, o almeno un figlio con disabilità.

Questo sistema premia le famiglie numerose, poiché più componenti ha la famiglia, maggiore sarà l’importo delle detrazioni fiscali.

Il risultato ottenuto è infatti maggiore rispetto alla detrazione base che spetterebbe senza coefficiente e rappresenta la detrazione annuale che la famiglia può sottrarre dalle tasse, riducendo così l’imposizione fiscale.

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Consulente del lavoro ed esperta di Fisco, Tasse e Diritto. Laureata in Scienze dell'Amministrazione e dell'Organizzazione presso l'Università di Palermo, dal 2016, mi occupo principalmente di scrittura su temi legati a Previdenza, Economia e Lavoro, con un focus sull'attualità e i temi caldi. La mia curiosità e passione mi spinge al costante aggiornamento e un’analisi approfondita delle dinamiche di cui tratto. Scrivo perché quando lo faccio ho l'impressione di stare al posto giusto nel momento giusto

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