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Gestione dei flussi

Guida pratica al calcolo dell’indennità di turno

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5 minuti di lettura
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L’organizzazione del lavoro su turni è una realtà comune in molti settori, dal commercio alla produzione, passando per i servizi essenziali. Se da un lato garantisce la continuità delle attività, dall’altro impone ai lavoratori orari non sempre convenzionali, che possono includere notti, festivi e rotazioni. Per compensare il disagio e la maggiore flessibilità richiesta, la legge e i contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) prevedono il riconoscimento dell’indennità di turno, una maggiorazione economica calcolata sulla retribuzione base.

Cos’è l’indennità di turno

L’indennità di turno è una compensazione aggiuntiva riconosciuta ai lavoratori che prestano servizio su turni organizzati dal datore di lavoro (es. turni diurni a fascia antimeridiana/pomeridiana, notturni, festivi, ecc.). È prevista dai contratti collettivi (CCNL) o dagli accordi aziendali, che fissano percentuali orarie o importi giornalieri fissi. 

È considerata un elemento della retribuzione a carattere fisso e continuativo per i lavoratori stabilmente inseriti in un ciclo di turni, anche quando questi turni rientrano nell’orario normale di lavoro previsto dal contratto (ad esempio, 40 ore settimanali). Non dipende dal superamento dell’orario contrattuale, ma dalla modalità di esecuzione della prestazione.

Proprio per la sua natura strutturale e non occasionale, in molti CCNL e secondo la giurisprudenza (specialmente per i turnisti che lavorano secondo un ciclo costante), l’indennità di turno va inclusa nel calcolo della retribuzione in occasione di ferie, festività (se previste dal CCNL) e permessi retribuiti, proprio perché rappresenta la retribuzione “ordinaria” del turnista.

Quando spetta l’indennità di turno

L’indennità spetta esclusivamente ai lavoratori strutturalmente inseriti in un’organizzazione a turni di lavoro (turnazione), definita in genere come una successione di lavoratori sul medesimo posto di lavoro, secondo un orario prestabilito, che permette all’azienda di operare oltre l’orario giornaliero standard. 

Nella maggior parte dei casi, l’indennità è correlata al principio di rotazione, che si verifica quando il lavoratore è chiamato a svolgere la propria attività, in modo regolare e sistematico, in fasce orarie diverse (ad esempio, mattina, pomeriggio e notte), oppure quando gli orari lavorativi si discostano da quelli convenzionali, includendo spesso i giorni festivi o le ore notturne, come parte dell’orario effettivo di lavoro.

Come si calcola l’indennità di turno

Il calcolo dell’indennità di turno non è uniforme e dipende in larga misura dalle previsioni specifiche contenute nel Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) applicato o dagli accordi aziendali. Esistono, tuttavia, due metodologie principali che riassumono la prassi in Italia.

Vediamole: 

  • Calcolo indennità con maggiorazione percentuale oraria 

Questa è la modalità di calcolo più diffusa e si basa sull’applicazione di una percentuale di incremento sulla retribuzione oraria di base del lavoratore. La logica è semplice: maggiore è il disagio orario, maggiore è la percentuale di indennità.

In questo caso bisogna consultare gli allegati contrattuali e il CCNL di riferimento applicato, individuare la base di calcolo oraria e le voci retributive da includere nel calcolo dell’indennità. 

  • Indennità giornaliera fissa

In alternativa, alcuni CCNL, soprattutto nel settore pubblico o in alcune prassi aziendali storiche, prevedono il riconoscimento di un importo fisso per ogni giornata o turno effettivamente lavorato, indipendentemente dal numero di ore esatte o dalla specifica fascia oraria.

Ad esempio, se i contratti collettivi riconoscono un’indennità giornaliera fissa 2,07 euro (importo tratto da casistiche reali, ma esemplificativo), un dipendente che svolge 20 giorni di lavoro a turno in un mese, avrà diritto a un’indennità complessiva pari a 41,40 euro (2,07 × 20).

Il riproporzionamento per i part-time

È importante ricordare che se il lavoratore è assunto con un contratto a tempo parziale (part-time), l’indennità di turno deve essere riproporzionata. Il principio è che l’importo orario della maggiorazione (se calcolata in percentuale) non cambia solo perché il contratto è part-time, ma l’indennità complessiva sarà calcolata in modo proporzionale al minor numero di ore o giornate effettivamente prestate in turno. Anche in questo caso, si fa riferimento ai criteri di riproporzionamento previsti dal proprio CCNL o accordo aziendale per sapere di preciso come procedere e come cambia l’importo spettante. 

Strumenti e soluzioni pratiche per i datori di lavoro

Per gestire correttamente l’indennità di turno e ridurre il rischio di contenziosi è importante sempre verificare il CCNL di riferimento che, come abbiamo visto, è la fonte primaria per tabelle, percentuali e importi giornalieri. 

A livello contrattuale, l’azienda deve indicare sempre chiaramente le clausole su turnazione, modalità di calcolo e riproporzionamento per part-time, anche rimandando alla contrattazione collettiva. In questo caso può tornare utile al datore di lavoro anche adottare sistemi di timbratura e reportistica oraria che registrino le fasce orarie (inizio/fine turno, pause) e aggiornare i fogli paga, anche procedendo con verifiche periodiche, per essere sempre in linea con la normativa vigente. 

Domande frequenti relative all’indennità di turno

Che cos’è l’indennità di turno?

È una voce di retribuzione che compensa il disagio della prestazione a turni, fissata da CCNL o accordi aziendali e riconosciuta per fasce orarie/attività particolari.  

L’indennità di turno è la stessa cosa della maggiorazione per lavoro straordinario?

No. L’indennità di turno compensa la turnazione (disagio/gravosità); la maggiorazione per lavoro straordinario remunera le ore eccedenti l’orario contrattuale. Possono coesistere in busta paga ma sono voci distinte previste da norme diverse (CCNL e normativa sul lavoro straordinario). 

L’indennità di turno spetta anche ai lavoratori part-time?

Sì, salvo diversa previsione contrattuale, ma l’importo va riproporzionato in base alle ore/giorni effettivamente lavorati (principio del valore orario uguale). Verificare il CCNL e gli accordi aziendali per la modalità di riproporzionamento.  

I dirigenti hanno diritto all’indennità di turno?

Dipende: spesso i dirigenti hanno un trattamento retributivo diverso e possono essere esclusi da alcune indennità previste per il personale non dirigenziale. Bisogna verificare il contratto individuale/CCNL di categoria e gli accordi aziendali. In molti casi la disciplina dei dirigenti esclude indennità specifiche previste nei CCNL del personale. 

Come si calcola l’indennità di turno?

Principalmente con percentuali sull’ora di lavoro (es. +10%, +30%) oppure con indennità giornaliere fisse; per i part-time occorre riproporzionare in base alle ore/giornate. Esempi numerici pratici sono illustrati nella sezione “Come si calcola” di questa guida.

Consulente del lavoro ed esperta di Fisco, Tasse e Diritto. Laureata in Scienze dell'Amministrazione e dell'Organizzazione presso l'Università di Palermo, dal 2016, mi occupo principalmente di scrittura su temi legati a Previdenza, Economia e Lavoro, con un focus sull'attualità e i temi caldi. La mia curiosità e passione mi spinge al costante aggiornamento e un’analisi approfondita delle dinamiche di cui tratto. Scrivo perché quando lo faccio ho l'impressione di stare al posto giusto nel momento giusto