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Patto di non concorrenza dipendente: come funziona e tutti gli obblighi

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6 minuti di lettura

Cos’è il patto di non concorrenza del dipendente? In quali casi dovrebbe essere utilizzato e quali normative lo regolano?

Può capitare a un datore di lavoro, di sentire la necessità di tutelare la propria impresa, chiedendo al personale di firmare un accordo di non concorrenza. Questo tipo di documento, però, non va preso con leggerezza e deve rispettare regole ben precise per essere considerato valido.

In questo approfondimento, vedremo tutto ciò che riguarda il patto di non concorrenza dei dipendenti, inclusi esempi di utilizzo e tutte le leggi a esso relative.

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Cos’è il patto di non concorrenza dipendente

Partiamo dalle basi: cos’è il patto di non concorrenza del dipendente?

Questo accordo, che si stabilisce tra il datore di lavoro e il personale, rappresenta una garanzia che i dipendenti non utilizzino le informazioni e le conoscenze acquisite all’interno dell’organizzazione in cui lavorano per svolgere attività in concorrenza con l’azienda. In cambio di questa limitazione, l’accordo prevede anche un compenso per il lavoratore.

L’obiettivo è quello di impedire a un ex dipendente, una volta terminato il rapporto di lavoro, di sfruttare le conoscenze acquisite sull’azienda per favorire un competitor di mercato oppure per la propria attività.

Nello specifico, fa riferimento a quelli che potrebbero essere punti deboli dell’azienda oppure procedure interne che potrebbero avvantaggiare i concorrenti.

Come funziona il patto di non concorrenza per i dipendenti

Come già accennato nel capitolo precedente, un patto di non concorrenza con il dipendente stabilisce che il datore di lavoro sborsi un corrispettivo economico al lavoratore per il sacrificio effettuato.

L’importo può essere calcolato come quota fissa o come percentuale della retribuzione e, per quanto non ci siano delle linee guida definitive, dovrebbe aggirarsi tra il 15% e il 40% della retribuzione annua lorda del dipendente, seconda della durata del patto di concorrenza, la durata del rapporto di lavoro e il livello di inquadramento del dipendente.

Il patto di non concorrenza può essere stipulato, previo accordo tra le parti, in qualsiasi momento del contratto di lavoro del dipendente: al momento dell’assunzione, nel corso della permanenza in azienda o in un momento successivo alla cessazione del rapporto di lavoro. Esso può anche essere sciolto in qualsiasi momento, con l’accordo di entrambe le parti.

È bene considerare, inoltre, che questo accordo è sempre definito in termini di limiti territoriali e di durata. Questo vuol dire che la validità del patto andrà stabilita per un periodo di tempo definito e soltanto in uno specifico territorio.

Cosa dice la legge sul patto di non concorrenza

Il patto di non concorrenza con i dipendenti è regolato dalla legge attraverso l’Art. 2125 del Codice Civile.

Esso stabilisce le norme di riferimento rispetto alle modalità di stipulazione e i limiti di durata di questo accordo:

Il patto con il quale si limita lo svolgimento dell’attività del prestatore di lavoro, per il tempo successivo alla cessazione del contratto, è nullo se non risulta da atto scritto, se non è pattuito un corrispettivo a favore del prestatore di lavoro e se il vincolo non è contenuto entro determinati limiti di oggetto, di tempo e di luogo. La durata del vincolo non può essere superiore a cinque anni, se si tratta di dirigenti, e a tre anni negli altri casi. Se è pattuita una durata maggiore, essa si riduce nella misura indicata dal comma precedente“.

La legge, inoltre, regola anche il cosiddetto “obbligo di fedeltà” per i dipendenti, attraverso l’Art. 2105 del Codice Civile, che stabilisce:

Il prestatore di lavoro non deve trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio“.

Contenuti del patto di non concorrenza per dipendenti

Ci sono diversi contenuti che non possono assolutamente mancare all’interno del documento relativo al patto di non concorrenza, pena la nullità del patto.

Nello specifico, il patto di non concorrenza deve:

  1. Essere redatto per iscritto: questo patto deve essere necessariamente redatto in forma scritta, con la firma di entrambe le parti.
  2. Stabilire un vincolo contenuto rispetto all’oggetto, all’ambito territoriale e alla durata: l’accordo non ha mai durata più lunga di tre anni (cinque per i dirigenti) e deve essere esplicitata nella maniera più dettagliata possibile l’area di non concorrenza.
  3. Deve prevedere un corrispettivo economico in favore del lavoratore: come già spiegato, nel contratto deve essere esplicitato il corrispettivo economico che sarà corrisposto al lavoratore che accetta di firmare l’accordo alla cessazione del rapporto.

Gli obblighi di datore di lavoro ed ex dipendenti

Passiamo ora a valutare tutti gli obblighi che il datore di lavoro e il lavoratore devono rispettare al termine della cessazione del rapporto di lavoro per adempiere al patto di non concorrenza.

Gli obblighi del datore di lavoro

Partiamo dal datore di lavoro, che avrà il compito di:

  • Redigere un documento chiaro e dettagliato: il patto deve essere formalizzato per iscritto e includere tutti i contenuti obbligatori, come per esempio la descrizione delle attività vietate, la durata, l’area geografica e il compenso stabilito.
  • Procedere all’erogazione del compenso pattuito: garantire il pagamento del compenso al dipendente secondo le modalità previste per l’intera durata del patto, pena la nullità del patto.
  • Limitare le restrizioni al necessario: è molto importante tenere in conto che è sempre necessario imporre solo vincoli ragionevoli, evitando di compromettere la possibilità del dipendente di trovare altre opportunità lavorative. Di fronte a vincoli estremamente limitanti, potrebbe presentarsi il rischio di una lunga battaglia legale con gli ex dipendenti, come avvenuto più volte in passato.

Gli obblighi dei dipendenti

I dipendenti, invece, dovranno rispettare le seguenti condizioni:

  • Non infrangere il patto: non svolgere attività considerate in concorrenza diretta o indiretta con l’ex datore di lavoro, rispettando quanto specificato nel patto.
  • Comunicare trasparenza in caso di nuovi impieghi: informare l’ex datore di lavoro in caso di dubbio su una nuova posizione che potrebbe configurarsi come violazione del patto.

Violazione del patto di non concorrenza

A quali rischi si va incontro in caso di violazione del patto di non concorrenza?

Per quanto riguarda il datore di lavoro, il rischio principale sarà quello della nullità del patto. Inoltre, sono frequenti i casi in cui la Cassazione si è trovata a esprimersi per l’insorgere di vari contenziosi che riguardavano il mancato impegno del datore di lavoro oppure inesattezze nei contenuti del documenti che hanno portato all’annullamento del patto o al risarcimento dell’ex dipendente.

Le conseguenze più importanti, però, riguardano i lavoratori. Il mancato rispetto del patto, in questo caso, potrebbe infatti sfociare nella richiesta di restituzione del corrispettivo economico da parte dell’azienda, ma anche nella richiesta di risarcimento danni.

A seconda della gravità della situazione, infine, il datore di lavoro potrebbe richiedere un provvedimento di urgenza al Tribunale di riferimento per bloccare l’attività di concorrenza che sta intraprendendo l’ex dipendente.

Esempi di patto di non concorrenza con il dipendente

Vediamo un esempio pratico dei contenuti di un patto di non concorrenza con il dipendente.

Una datrice di lavoro, titolare di un’azienda che opera nel settore tessile specializzata nella produzione di tessuti ecosostenibili, può stipulare un patto di non concorrenza con un ex dipendente che ricopriva il ruolo di responsabile commerciale.

Un potenziale patto di non concorrenza potrebbe stabilire che:

  • L’ex dipendente si impegna a non lavorare per aziende concorrenti che operano nella produzione e vendita di tessuti ecosostenibili o a non avviare un’attività simile.
  • Durata del vincolo: il patto avrà validità per un periodo di 36 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro.
  • Area geografica: l’ex dipendente non potrà svolgere attività concorrenti entro il territorio di Lombardia, Piemonte e Veneto.
  • Compenso: la datrice di lavoro riconoscerà un corrispettivo economico pari a 15.000 euro lordi.
  • Esclusioni: il patto non è valido se il lavoratore intraprende un’attività in settori diversi, come quello della moda o della vendita al dettaglio non connessi alla produzione di tessuti ecosostenibili.

Gestisci i contratti e i documenti di lavoro con Factorial

Gestire un patto di non concorrenza per dipendenti in azienda non è semplice. Ogni membro della tua organizzazione che lo ha firmato, infatti, deve avere accesso immediato e sempre garantito ai documenti, per sapere come muoversi in caso di dubbi o necessità.

Factorial supporta l’azienda semplificando e automatizzando tutti i processi lenti e macchinosi, intervenendo anche sulla fase di creazione e gestione dei documenti. Per esempio, tramite il gestionale potrai:

  • Impostare obiettivi e compiti da completare nelle diverse fasi dell’onboarding
  • Creare cartelle personalizzate per ogni documento e caricare più documenti in blocco
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Dopo anni di esperienza nel mondo dell'editoria digitale e delle start-up, attualmente vive a Barcellona, dove è copywriter per Factorial e crea contenuti per il mercato italiano. Appassionata di scrittura e letteratura, non potrebbe mai vivere senza viaggiare e senza il suo gatto.

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