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Consigli di leadership

Il potere nascosto dell’AI: ciò che le aziende ancora non sanno (ma dovrebbero)

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4 minuti di lettura
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Non serve guardare al futuro: l’intelligenza artificiale sta già cambiando il modo in cui lavoriamo. Ogni giorno l’AI ci aiuta a prendere decisioni, a organizzare le attività e a gestire informazioni complesse.

Per molti, l’AI è un alleato prezioso: semplifica compiti ripetitivi e lascia più tempo per concentrarsi su ciò che davvero conta. Per altri, invece, può creare incertezza: come restare rilevanti in un mondo in cui le macchine possono fare sempre di più?

In questo articolo esploriamo come le aziende europee stanno integrando strumenti di intelligenza artificiale, quali opportunità offre ai professionisti e come si può affrontare queste trasformazioni senza perdere il controllo sul proprio lavoro.

Il report di Factorial

Il 78% dei professionisti europei utilizza già strumenti d’intelligenza artificiale nel proprio lavoro, ma quanti riescono davvero a sfruttarne tutto il potenziale? La risposta è: pochi. La maggior parte degli strumenti viene impiegata per compiti ripetitivi o operazioni di base, mentre le opportunità più strategiche restano spesso inespresse.

Per capire come superare queste barriere, abbiamo condotto una ricerca su 1.500 leader aziendali provenienti da Spagna, Germania, Francia, Italia e Portogallo, rappresentativi dei principali settori industriali. Il nostro nuovo report sull’AI mostra non solo come le aziende stiano adottando strumenti digitali, ma anche le sfide che incontrano, le opportunità emergenti e l’impatto concreto sulle attività quotidiane e sulle decisioni strategiche.

Inoltre, il report offre strumenti pratici per andare oltre l’uso di base dell’intelligenza artificiale: oltre 100 prompt pronti all’uso, più di 20 tool poco conosciuti e approfondimenti di esperti, pensati per aiutare professionisti e team a integrare l’AI nei processi quotidiani, aumentare la produttività e prendere decisioni più consapevoli.

👉 Scarica il nostro nuovo report sull’AI per capire come l’AI sta cambiando il mondo del lavoro e quali strategie possono aiutarti a restare un passo avanti.

Il nuovo Report AI di Factorial

Le nuove competenze nell'era dell'AI

Come stanno reagendo i lavoratori europei di fronte ai cambiamenti portati dall’intelligenza artificiale? Molti non restano a guardare. Un terzo dei professionisti investe in competenze tecniche legate a dati, automazione e AI, mentre uno su quattro punta su abilità che le macchine non possono replicare, come leadership, empatia e capacità decisionali.

Ogni Paese ha le sue priorità. In Italia, per esempio, il 29% dei lavoratori si concentra sull’analisi strategica dei dati, in Francia il 28% rafforza le soft skills. Ma la sfida non è solo imparare a usare nuovi strumenti: quasi la metà degli intervistati ammette di non conoscere ancora a fondo i modelli di AI, e oltre il 40% ritiene fondamentale saper interpretare i risultati in modo critico.

Così nasce l’approccio del “co-pilot”, secondo il quale l’intelligenza artificiale accelera i processi e supporta le attività ripetitive, ma le decisioni restano sempre nelle mani delle persone. Non a caso, quasi la metà dei professionisti verifica i risultati prima di accettarli, e un altro 30% la usa principalmente per compiti operativi. L’AI quindi è uno strumento prezioso, ma sempre al servizio di chi lavora.

Il report AI di Factorial

L’AI ci semplifica davvero la vita o ci rende dipendenti?

Anche se l’intelligenza artificiale solleva dubbi e sfide, eliminarla non sarebbe la soluzione. Oltre il 54% dei professionisti europei afferma, infatti, che senza questi strumenti il proprio carico di lavoro aumenterebbe, e quasi uno su cinque prevede un incremento significativo. Non sorprende quindi che l’AI sia ormai un pilastro del lavoro moderno, soprattutto in Francia (61%), seguita da Italia (59%) e Spagna (58%). I benefici sono concreti: quasi l’80% dei professionisti segnala un aumento della produttività, con punte dell’81% in Spagna.

Le opinioni sul futuro, però, restano divise. Il 30% vede l’AI come un’opportunità, il 27% teme più rischi che vantaggi, e il 36% resta nel mezzo. In pratica, non ci si chiede più se l’AI cambierà il lavoro, ma come usarla al meglio. Non a caso, oltre la metà dei professionisti la considera un “assistente affidabile” più che un sostituto.

La conoscenza dell’AI generativa cresce rapidamente: il 73% dichiara competenze superiori al livello base, dal semplice adattamento dei prompt fino alla creazione di automazioni personalizzate, mentre un 7% ha sviluppato casi d’uso avanzati integrando API. Eppure, rimane un divario: solo la metà si sente pronta a lavorare in contesti fortemente influenzati dall’AI, e appena il 13% si dichiara completamente preparata.

Cosa dicono i leader europei

Secondo Jaime de Mora, CTO di Microsoft EMEA, “non sarà l’AI a portarti via il lavoro, ma chi la sa usare meglio”. In linea con questa visione, i leader osservano che l’AI richiede un approccio strategico e consapevole, non solo tecnologico: serve chiarezza sui processi, cultura aziendale adeguata e guida attiva dall’alto.

Jaime de Mora

Jaime de Mora, CTO di Microsoft EMEA

A questo si aggiungono le osservazioni di Giovanni Giamminola, AI expert & business consultant, che evidenzia come i lavori più a rischio non siano quelli meno qualificati, ma i ruoli junior basati su compiti cognitivi ripetitivi. “L’

AI non sta distruggendo le carriere, le sta rimodellando”, spiega. Le posizioni senior, al contrario, si rafforzano o evolvono verso attività più strategiche, mentre le aziende accelerano le promozioni dei talenti junior già presenti. Resistere all’AI quindi non evita i rischi, li moltiplica.

Giovanni Giamminola

Giovanni Giamminola, AI expert & business consultant

I leader intervistati, tra cui Javier G. Recuenco, Ilya Zayats e Francesca Rossi, sostengono che l’intelligenza artificiale sia uno strumento potente se integrato con consapevolezza, con processi chiari e una cultura aziendale che valorizzi le persone invece di sostituirle. Per Giamminola, la leadership nell’era dell’AI è pratica, non teorica. Per questo motivo, i CEO devono sperimentare in prima persona, creare roadmap di adozione consapevole e guidare il cambiamento dall’alto.

Oltre ai dati sull’adozione, emerge un trend chiaro: i professionisti più lungimiranti combinano competenze tecniche e soft skill, utilizzando l’intelligenza artificiale per potenziare analisi, innovazione e pensiero strategico, senza delegare completamente la responsabilità.

Questo approccio conferma che il vero vantaggio competitivo non sta solo nell’adottare l’AI, ma nel saperla integrare con intelligenza, responsabilità e una chiara visione aziendale, trasformando la tecnologia in alleata strategica e non in sostituta.

Gli strumenti che fanno davvero la differenza nell’era dell’AI

Il nostro studio rivela che la rivoluzione dell’intelligenza artificiale sta già ridefinendo il modo in cui i team collaborano e lavorano ogni giorno. Non ci interessava solo capire quanto i professionisti europei utilizzino l’intelligenza artificiale, ma anche quali strumenti stiano realmente plasmando le loro routine.

Non sorprende che ChatGPT sia in testa con un’adozione dell’83% in Europa, seguito da Gemini al 45% e Copilot al 39%. La maggior parte dei professionisti si affida però a chatbot generici, utili per compiti semplici come scrivere e-mail o fare brainstorming, ma solo la punta dell’iceberg rispetto alle potenzialità dell’AI.

Esiste un mondo di agent e assistenti specializzati, capaci di prevedere il tasso di abbandono dei clienti, individuare rischi di compliance, ottimizzare il flusso di cassa e scoprire nuove fonti di fatturato. Qui emerge il vero divario: non basta investire in AI, bisogna scegliere lo strumento giusto per ogni reparto. Le aziende più intelligenti non “sperimentano” l’AI: la utilizzano come leva strategica, misurano i risultati e tagliano tutto ciò che non produce valore.

The rocket la newsletter di Factorial