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Onboarding: quando il primo giorno spinge le persone a scappare

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3 minuti di lettura

Negli ultimi giorni, i principali media che si occupano del mondo del lavoro non hanno fatto altro che parlare di una statistica: secondo un recente sondaggio di Michael Page, il 71% dei lavoratori in Italia ha pensato di lasciare il nuovo lavoro dopo appena un giorno a causa di un’esperienza di onboarding insoddisfacente.

Un dato nettamente superiore alla media europea, che si ferma comunque a un significativo 46%.

Ma quali sono i principali errori che portano a questa insoddisfazione e da dove bisogna partire per evitarli?

Quando il primo giorno fa venire voglia di scappare

Normalmente, chi ha già accumulato qualche cambio di azienda nella propria carriera avrà già avuto quell’esperienza da dimenticare, in cui, il primo giorno del nuovo lavoro, si è trovato a chiedersi: “Ma chi me lo ha fatto fare?“.

Se a questo si aggiunge un’accoglienza fredda, poca chiarezza sul ruolo e una sensazione generale di smarrimento, il rischio che il nuovo dipendente inizi subito a guardarsi intorno è più che concreto.

La mancanza di un punto di riferimento e di momenti di socializzazione può generare un senso di isolamento, facendo percepire l’azienda come un ambiente ostile o poco accogliente. Questo impatta non solo sulla motivazione, ma anche sull’efficacia del dipendente nel suo nuovo ruolo. In alcuni casi, persino i compiti più semplici possono diventare frustranti quando manca un adeguato supporto iniziale.

L’onboarding aziendale non è solo una questione di procedure, ma di esperienza umana. Far sentire un nuovo collega benvenuto significa facilitare la sua integrazione nel team, garantire una comunicazione chiara e costruire fin da subito un rapporto di fiducia con l’azienda. Se questi elementi vengono trascurati, il primo giorno può trasformarsi rapidamente in una delusione tale da spingere il nuovo arrivato a rimettere in discussione la propria scelta.

I principali errori nell’onboarding

Ma cosa spinge così tanti dipendenti a valutare l’addio immediato? Il report mette in evidenza un fattore chiave: la carenza di supporto. Soltanto il 26% del campione ha dichiarato di essersi sentito davvero accompagnato in questa fase di transizione.

L’indagine di MichaelPage ha evidenziato tre criticità principali:

  • Il 79% dei nuovi assunti non ha avuto un evento di benvenuto dedicato
  • Il 43% non ha ricevuto informazioni chiare sul proprio ruolo e sulle aspettative prima dell’inizio
  • Il 22% ha segnalato una mancanza generale di supporto nei primi giorni.

E non è tutto: per il 16% dei lavoratori intervistati, il primo pranzo in azienda si è svolto in completa solitudine, senza alcuna interazione con i colleghi. Un dettaglio apparentemente marginale, ma che impatta sul senso di appartenenza e sull’engagement.

Il risultato? Un dipendente su tre non consiglierebbe la propria azienda ad altri. E quando il passaparola negativo inizia a diffondersi, attrarre nuovi talenti diventa sempre più difficile.

Perché un buon onboarding è importante

Per comprendere appieno l’importanza di un efficace processo di onboarding in azienda, possiamo fare affidamento su numerosi studi, statistiche e sondaggi, che evidenziano come questo processo abbia un impatto positivo sia sull’azienda che sui lavoratori.

Diversi studi, come ad esempio la ricerca condotta dal Gruppo Brandon Hall, dimostrano che un processo di onboarding condotto con attenzione e cura nei dettagli aumenta i tassi di fidelizzazione del +82% e migliora la produttività dei nuovi dipendenti del +70%, riducendo anche in maniera impattante i tassi di turnover.

Questo implica che i nuovi dipendenti, riuscendo ad ambientarsi ed integrarsi al meglio nei propri team, condividendo i valori aziendali e comprendendo a pieno gli obiettivi, aumenteranno produttività e motivazione, oltre che senso di appartenenza.

Con lavoratori che performano meglio e rimangono in azienda più a lungo, si abbasseranno anche i costi di assunzione.

Come strutturare un onboarding da 10 in pagella: il caso Factorial

Ma cosa bisogna fare per strutturare un onboarding che non faccia più venire voglia alle persone di scappare dopo poche ore?

La cultura aziendale di Factorial pone grande attenzione nel processo di onboarding, proprio per questo, è un buon esempio da cui prendere spunto.

L’onboarding inizia ancora prima del primo giorno, con l’accesso a un’area digitale organizzata e di facile utilizzo per completare la checklist di azioni pre-onboarding (come ad esempio il caricamento dei documenti e la firma del nuovo contratto), ma anche per visualizzare una vasta gamma di informazioni, inclusi l’organigramma aziendale, i regolamenti e gli spazi.

Regalo di benvenuto durante la fase di onboarding aziendale da Factorial

Durante il processo di onboarding di Factorial, i nuovi assunti possono:

  • Assistere a un’introduzione della compagnia, dei valori, dei benefit e del regolamento aziendale
  • Conoscere i nuovi membri del team, manager e collaboratori
  • Accedere a documenti e risorse utili
  • Partecipare al pranzo di benvenuto con il proprio team

Inoltre, Factorial offre sempre un welcome pack a ogni nuovo dipendente: un piccolo e semplice gesto che trasmette la cura e l’importanza che l’azienda dà all’accoglienza dei propri dipendenti. All’interno del welcome pack vengono inseriti vari gadget, tra cui sticker, magliette, felpe e bottigliette brandizzate, gli stessi che sono già a disposizione dei colleghi.

Successivamente al primo giorno di lavoro, nel periodo post-onboarding, l’azienda continua a supportare la nuova risorsa attraverso:

  • Incontri con il manager
  • Raccolta di feedback
  • Meeting 1:1 con tutti i colleghi

Il processo di onboarding di  Factorial è progettato per cercare di accogliere e integrare i nuovi talenti nel modo migliore possibile. Dall’inizio del loro percorso  fino a quando non saranno perfettamente integrati in azienda.

Dopo anni di esperienza nel mondo dell'editoria digitale e delle start-up, attualmente vive a Barcellona, dove è copywriter per Factorial e crea contenuti per il mercato italiano. Appassionata di scrittura e letteratura, non potrebbe mai vivere senza viaggiare e senza il suo gatto.

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