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Consigli di leadership

Come sfruttare l’AI per valorizzare le persone: dati e insight dal PWC Global AI Jobs Barometer 2025

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L’AI non è una minaccia, ma un’opportunità. È questo il messaggio principale che emerge dal PwC Global AI Jobs Barometer 2025.

Mentre molti continuano a preoccuparsi che l’intelligenza artificiale possa sostituire i lavoratori e ridurre l’occupazione, il report ci invita a cambiare prospettiva: più che un rischio, l’AI rappresenta un potente motore di crescita e trasformazione. Non si tratta solo di chiedersi quali posti di lavoro potrebbero sparire, ma soprattutto di comprendere quali nuove opportunità si stanno creando e come sfruttarle al meglio.

Per i leader aziendali le implicazioni sono profonde. Il report delinea infatti un quadro chiaro, mettendo in evidenza le aree strategiche su cui concentrarsi per cogliere i benefici dell’adozione dell’AI e guidare le proprie organizzazioni in questa nuova fase di cambiamento.

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I principali dati del report

Quest’anno PwC, società globale di consulenza e revisione contabile, ha pubblicato il report “The Fearless Future: 2025 Global AI Jobs Barometer”. Basato su quasi un miliardo di annunci di lavoro e migliaia di bilanci aziendali provenienti da sei continenti, il report mostra come l’Intelligenza Artificiale stia trasformando il mercato del lavoro.

L’analisi evidenzia che l’AI sta aumentando la produttività dei lavoratori e generando valore per le aziende. Nei settori che sfruttano al meglio l’AI, i ricavi per dipendente sono fino a tre volte superiori rispetto agli altri settori. Dal 2022, con la crescente consapevolezza del potenziale dell’AI, la produttività nei settori più predisposti alla sua adozione è quasi quadruplicata, mentre è leggermente calata nei settori meno esposti.

La crescente importanza di queste competenze è confermata dal fatto che i lavoratori specializzati in AI, come quelli esperti in ingegneria dei prompt, ricevono un premio salariale del 56%, in aumento rispetto al 25% dell’anno precedente, a testimonianza del valore che apportano. Inoltre, l’uso dell’AI si sta estendendo a tutti i settori, anche a quelli meno intuitivi come l’estrazione mineraria o l’edilizia, dimostrando come i leader aziendali ne riconoscano l’impatto positivo.

Contrariamente ai timori di perdita di posti di lavoro, le aziende utilizzano l’AI non per ridurre la forza lavoro, ma per rendere i dipendenti più produttivi e preziosi. Di conseguenza, numero di occupati e salari stanno crescendo praticamente in tutte le professioni esposte all’AI, comprese quelle più facilmente automatizzabili.

Per rimanere competitivi, i lavoratori devono però adattarsi a un mondo del lavoro in continua evoluzione, acquisendo nuove competenze. Nei ruoli più esposti all’AI, come quello dell’analista finanziario, le competenze richieste cambiano il 66% più rapidamente rispetto alle professioni meno esposte, come quella del fisioterapista, segnando un aumento significativo rispetto al 25% registrato l’anno scorso.

PWC Global AI Jobs Barometer 2025

Fonte: PWC Global AI Jobs Barometer 2025

Cosa significa per i leader aziendali

Cosa significano questi cambiamenti per i leader aziendali? Il report mette in luce cinque principali implicazioni.

Prima di tutto, è fondamentale usare l’AI per guidare una vera trasformazione aziendale su larga scala. I benefici che l’AI può portare in termini di ricavi per dipendente rendono essenziale avere un piano chiaro per sfruttare appieno questa opportunità e restare competitivi. Per ottenere un reale vantaggio, l’AI dovrebbe essere impiegata per trasformare il modo in cui le aziende creano valore, generando nuove fonti di ricavo e vantaggi competitivi.

I dati mostrano che le aziende non usano l’AI solo per controllare il numero di dipendenti, ma soprattutto per aiutare i lavoratori a creare più valore. Chi impiega l’AI solo per ridurre il personale rischia di perdere opportunità molto più ampie, come conquistare nuovi mercati o sviluppare nuove fonti di guadagno. Per questo, l’AI va vista come una strategia di crescita e non solo come uno strumento per aumentare l’efficienza.

Con agenti AI a disposizione, i lavoratori possono ottenere risultati decisamente superiori. I leader che adottano questi strumenti per primi non solo ridurranno i costi, ma potranno creare organizzazioni capaci di pensare, adattarsi ed eseguire più rapidamente rispetto ai concorrenti.

Poiché l’AI modifica profondamente le competenze richieste, è fondamentale mappare chiaramente le lacune di abilità e definire un piano per colmarle. Come sottolinea Joe Atkinson, Global Chief AI Officer di PwC US: “Il futuro del lavoro non riguarda fare di meno con meno persone, ma fare di più, meglio, insieme. Ripensando come distribuire i compiti tra persone e AI, le organizzazioni possono sbloccare produttività, stimolare innovazione e valorizzare le competenze umane uniche che generano vero valore”.

La ricerca evidenzia infine che i benefici derivanti dall’AI non sono automatici: dipendono non solo dal successo tecnico, ma anche da un utilizzo responsabile, da una governance chiara e dalla fiducia sia del pubblico sia dell’organizzazione.

La situazione italiana

Nel 2024 il mercato del lavoro in Italia ha mostrato segnali di forte crescita, con un aumento delle offerte di lavoro e una crescente domanda di ruoli che richiedono competenze in Intelligenza Artificiale.

Dal 2018 la manifattura continua a essere il settore con più occupati in Italia, ma la richiesta di competenze in AI è cresciuta rapidamente in quasi tutte le industrie. Le professioni esposte all’AI hanno registrato un incremento del 176% dal 2019, mentre i ruoli legati alla Generative AI (GenAI) sono aumentati addirittura del 200%, confermando l’espansione trasversale di queste competenze.

I lavori più esposti all’AI richiedono quasi il doppio delle competenze rispetto ai ruoli meno coinvolti, a dimostrazione di come l’AI stia accelerando la trasformazione delle abilità nei settori più avanzati.

Sia i lavori potenziati dall’AI (AI-augmented) sia quelli automatizzati (AI-automated) stanno crescendo in tutti i settori, ridisegnando il profilo dei lavoratori e il contenuto dei ruoli. L’adozione dell’Intelligenza Artificiale spinge così verso una forza lavoro più qualificata, flessibile e pronta a collaborare con le nuove tecnologie.

Un futuro da costruire

Siamo ancora agli inizi della rivoluzione dell’AI e nessuno può prevedere il futuro con certezza, ma i dati indicano chiaramente una cosa: l’AI può rendere i lavoratori più preziosi, non meno. Il 70% dei CEO intervistati si aspetta infatti che l’AI trasformi il modo in cui la propria azienda crea valore.

La vera sfida non è prevedere il futuro, ma progettarlo. Se l’AI viene utilizzata per potenziare le capacità dei lavoratori, anche chi non ha titoli avanzati può assumere compiti decisionali di alto valore, generando più posti di lavoro di fascia media e migliorando l’accesso a servizi essenziali come sanità e istruzione.

Per sfruttare appieno l’AI è necessario investire sul capitale umano e sulla formazione, garantire un accesso equo agli strumenti tecnologici e adottare politiche che favoriscano la creazione di nuovi lavori, più che la sostituzione di quelli esistenti. È importante evitare la trappola della bassa ambizione: l’obiettivo non è solo automatizzare i lavori esistenti, ma creare nuove professioni e nuovi settori.

Un fattore chiave è la fiducia. Se utenti, lavoratori e società non percepiscono l’AI come affidabile ed etica, la sua adozione su larga scala sarà limitata e il suo potenziale per generare nuovi lavori e industrie ridotto. La ricerca mostra che, in uno scenario di fiducia diffusa, l’AI potrebbe incrementare il PIL globale del 15%, mentre in contesti di scarsa fiducia il beneficio scenderebbe a solo l’1%.