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Gestione del personale

Retribuzione oraria: come applicare il CCNL

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Capire come funziona la retribuzione oraria e come calcolarla, tenendo conto di quello che il CCNL di riferimento stabilisce è importante sia per i datori di lavoro, che per i lavoratori. Si tratta infatti di una voce che influenza  il calcolo di straordinari, indennità, contributi e alcuni istituti accessori (come ferie, TFR in alcuni casi, indennità). 

Nel 2025 sono state aggiornate sia le tabelle retributive di molti CCNL sia le circolari amministrative che chiariscono i criteri per determinare la retribuzione minima oraria ai fini previdenziali e assicurativi. Prima di passare alle novità, però, è meglio approfondire, anche con alcuni esempi, cosa dice la normativa e quali sono le differenze tra retribuzione a ore e stipendio.

Cos'è la retribuzione oraria e come funziona 

La retribuzione oraria è l’importo riconosciuto per ogni ora di lavoro ordinario prestata dal lavoratore. Nei contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) la retribuzione è spesso definita con dei minimi tabellari. per livelli e qualifiche. Il CCNL cioè definisce lo stipendio base mensile minimo garantito, e lo fa in modo differenziato a seconda del ruolo e della posizione gerarchica che il lavoratore ricopre all’interno dell’azienda. Un datore di lavoro non può legalmente pagare un lavoratore meno del minimo stabilito dal CCNL per il suo specifico livello. Di conseguenza, la retribuzione oraria effettiva può essere superiore (ad esempio con superminimi, indennità, premi), ma mai inferiore.

I CCNL possono inoltre prevedere tabelle specifiche per retribuzione oraria, oppure indicare la modalità di conversione tra mensile/giornaliero/orario. 

Stipendio vs retribuzione oraria 

Lo stipendio (o retribuzione mensile) è l’importo complessivo erogato per il periodo di paga (normalmente il mese) e comprende la retribuzione base più eventuali elementi fissi (scatti, indennità fisse). La retribuzione oraria è invece il rapporto tra la retribuzione di riferimento e le ore considerate pienamente lavorabili. È anche quel numero che viene poi usato per calcolare maggiorazioni (straordinari), indennità a ore e la quota oraria per part-time. 

Per le finalità contrattuali i singoli CCNL possono esigere conti differenti (es. conversione su base 160, 168, 173 ore mensili). Nei rinnovi 2024-2025 molti accordi del settore commercio/terziario hanno indicato modalità pratiche di conversione. 

Retribuzione oraria e giornaliera nel contratto del commercio 

Nel CCNL Commercio e Servizi (Terziario), così come in molti altri contratti, la retribuzione di base è definita attraverso i minimi tabellari mensili. Tuttavia, si tratta di accordi dinamici che spesso prevedono, cioè, incrementi periodici. È frequente vedere l’introduzione di due scaglioni di adeguamento (come per esempio avvenuto a marzo e a novembre del 2025) per incrementare gradualmente i minimi mensili concordati.

In ogni caso, nel comparto Commercio si è consolidata una regola pratica per la conversione. Si prende il minimo tabellare mensile e lo si divide per una base oraria convenzionale. Per un dipendente full-time standard, questo divisore convenzionale è spesso fissato a 173 ore. Ad esempio, se il minimo mensile è 1.730 euro, dividendo per 173 si ottiene un valore orario di 10 euro. 

Attenzione però, anche se l’uso della base convenzione (pari a 173 ore) è molto diffuso nella prassi, questa non è comunque la regola universale. La correttezza del calcolo, infatti, dipende sempre dalla norma specifica indicata nel testo del CCNL applicato, che è bene verificare di volta in volta e di caso in caso. 

Come calcolare la retribuzione oraria secondo il CCNL

La procedura per calcolare la retribuzione oraria è standardizzata e si basa sulla paga minima garantita individuata dal CCNL. Di conseguenza, il primo passo consiste nell’identificare l’importo di partenza. Ad esempio, nel settore del Commercio (Terziario), un lavoratore inquadrato al 5° livello avrà un minimo mensile specifico (per esempio, 1.630,35 euro), ma tale cifra è soggetta agli adeguamenti o alle tranche periodiche previste dagli accordi sindacali, come quelle calendarizzate nel corso del 2025.

Inoltre, per convertire il mensile in orario, non si divide semplicemente per le ore lavorate in un mese specifico, ma si usa un divisore fisso stabilito dal contratto stesso. Il CCNL stabilisce una base oraria convenzionale (un numero fisso di ore, ad esempio 173 ore per la maggior parte dei contratti full-time) che serve unicamente come divisore matematico per il calcolo. Come già detto, è necessario controllare la normativa specifica del proprio CCNL. Sebbene 173 ore sia la norma più diffusa, altri contratti (a seconda del settore o dell’orario settimanale) possono utilizzare divisori diversi, come 160 o 165 ore. Alcuni CCNL preferiscono definire direttamente la retribuzione giornaliera o fornire formule di calcolo specifiche.

Una volta definiti i due parametri, il calcolo è diretto:

Retribuzione oraria (lorda) = Retribuzione mensile (minimo tabellare) / Ore mensili convenzionali

Esempio Pratico: Se si prende il minimo tabellare di 1.630,35 euro e lo si divide per la base convenzionale di 173 ore, si ottiene una retribuzione oraria di circa 9,42 euro. Questo è il valore orario di riferimento per la paga base.

A questo punto, però, bisogna fare ulteriori precisazioni. Ovvero: 

  • se il CCNL lo prevede, alcuni elementi fissi e continuativi della retribuzione (come indennità di funzione o il superminimo individuale stabilizzato) possono o devono essere inclusi nella retribuzione mensile prima della divisione, aumentando così il valore orario di base. Le percentuali previste dal CCNL per il lavoro straordinario, notturno o festivo vengono applicate direttamente su questo valore orario di base. Ad esempio, se lo straordinario è maggiorato del 30%, si applica il 30% a quei 9,42 euro; 
  • è fondamentale non confondere la paga oraria stabilita dal CCNL con i parametri previdenziali e assistenziali.Il minimo tabellare è l’obbligo minimo che l’azienda ha verso il lavoratore.  L’INPS e l’INAIL stabiliscono dei minimi giornalieri/orari (ad esempio, il minimale giornaliero INPS per il 2025 potrebbe essere fissato a €57,32). Questi valori servono a definire la base minima su cui devono essere calcolati i contributi previdenziali. Per legge, la base imponibile su cui l’azienda versa i contributi non può essere inferiore a questi parametri stabiliti dall’ente previdenziale, anche se il minimo contrattuale fosse più basso (situazione rara). Questa regola è particolarmente rilevante per il calcolo dei contributi del lavoro part-time. Quindi, mentre il CCNL stabilisce la paga minima da corrispondere al lavoratore, le circolari ministeriali definiscono la base minima su cui lo Stato riscuote i contributi.

In un contesto così tecnico e soggetto ad aggiornamenti continui (tra minimi tabellari, divisori orari, straordinari e parametri contributivi) gestire tutto solo con fogli Excel o procedure manuali aumenta il rischio di errori, contestazioni e perdita di tempo per l’ufficio HR.

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Domande frequenti 

Cos’è la retribuzione oraria?

È l’importo riconosciuto per ogni ora di lavoro ordinario; ricavato dal mensile o dalla giornaliera secondo le regole del CCNL. 

Come si calcola la retribuzione oraria secondo il CCNL?

Retribuzione oraria = Retribuzione mensile (tabellare) / Ore mensili convenzionali indicate dal CCNL, salvo diversa indicazione contrattuale.  

La retribuzione oraria include gli straordinari?

No: lo straordinario è una prestazione retribuita con maggiorazione sulla retribuzione oraria base; le percentuali e le regole sono fissate dal CCNL. 

Consulente del lavoro ed esperta di Fisco, Tasse e Diritto. Laureata in Scienze dell'Amministrazione e dell'Organizzazione presso l'Università di Palermo, dal 2016, mi occupo principalmente di scrittura su temi legati a Previdenza, Economia e Lavoro, con un focus sull'attualità e i temi caldi. La mia curiosità e passione mi spinge al costante aggiornamento e un’analisi approfondita delle dinamiche di cui tratto. Scrivo perché quando lo faccio ho l'impressione di stare al posto giusto nel momento giusto